Chiaramente le conseguenze di quanto abbiamo vissuto negli ultimi due anni saranno visibili ancora a lungo sotto diversi punti di vista. Ma le notizie che ci giungono dai bollettini quotidiani e dagli esperti sembrano non lasciare dubbi in merito: il peggio è ormai alle spalle.
Allora eccoci pronti per tuffarci in una nuova normalità , fatta di “vecchie” e nuove sfide che ci accompagneranno nei prossimi anni. Ritroviamo l’economia dove l’avevamo un po’ lasciata prima della pandemia; solo un po’ più malconcia dopo gli scossoni portati dalla pandemia. Il tempo che è trascorso non ha portato a soluzioni e i problemi che ci affliggevano sono rimasti tali.
A questo si sono sommate nuove emergenze. Pensiamo per esempio alle difficoltà in seguito all’abbandono dei negoziati sull’accordo istituzionale.
Specialmente nei settori della Borsa e delle banche, il settore medtech e quello della ricerca sono necessarie soluzioni rapide. Un capitolo a parte lo meriterebbe la questione dell’approvvigionamento elettrico. Per l’economia, è essenziale che l’approvvigionamento elettrico resti garantito e a prezzi competitivi. La rinuncia al carbone, la sostituzione dei riscaldamenti che utilizzano energie fossili e l’aumento dei veicoli elettrici permettono di ridurre le emissioni di CO2. Anche la chiusura di centrali nucleari che raggiungeranno la fine del loro ciclo di vita nei prossimi decenni renderà ancora più complessa la risposta all’aumento del fabbisogno in termini di elettricità . Un accordo sull’elettricità con l’UE sarebbe utile per garantire le importazioni in inverno. Pertanto, sarà indispensabile chiarire gli aspetti istituzionali interni e con l’UE in modo da poter garantire anche in futuro la certezza del diritto della quale le nostre imprese hanno estremamente bisogno.
Un possibile approccio per affrontare queste situazioni è quello settoriale. Stipulare singoli accordi con gli stati partner nei vari settori può aiutare a risolvere almeno temporaneamente la situazione. Questi sarebbero da combinare con un accordo globale atto a regolamentare la partecipazione al mercato. Per un’economia fortemente vocata all’esportazione come quella svizzera, visto l’attuale stallo politico europeo, sarà fondamentale migliorare le condizioni quadro nel commercio multilaterale. Questo, per esempio, espandendo costantemente la rete di libero scambio o partecipando ad aree di libero scambio plurilaterali con un focus sulla regione dell’Asia-Pacifico.
Un’altra sfida fondamentale è rappresentata dalla riforma fiscale internazionale dei paesi membri dell’OCSE/G20. Una riforma che intende limitare la concorrenza fiscale. Il Consiglio federale ha già illustrato a grandi linee come intende attuare questa nuova legislazione che avrà effetto a partire dal 1° gennaio 2024. Quanto proposto garantisce la certezza del diritto e protegge le imprese da un’ulteriore imposizione all’estero. La Confederazione e i Cantoni dovranno essere abili a sfruttare il proprio margine di manovra finanziario e giuridico per promuovere la piazza economica elvetica in modo da proteggere a lungo termine gli impieghi e il gettito fiscale in Svizzera.
Ma cosa ci aspetta per il 2022?
Nel 2021, dopo un 2020 chiaramente molto difficile, il commercio estero è cresciuto fortemente. Le esportazioni sono progredite del 15,2% e le importazioni del 10%. La Svizzera ha raggiunto un nuovo record, anche rispetto alle cifre precedenti la pandemia, con un volume totale delle esportazioni di 259,5 miliardi di franchi. Questi sono elementi estremamente positivi e dimostrano, una volta in più, quanto la nostra economia sia riuscita a reagire in maniera dinamica e positiva alla situazione di difficoltà .
Insomma, è veramente difficile prevedere cosa ci aspetti. Le tensioni geopolitiche e le difficoltà di approvvigionamento sono variabili che faranno sicuramente la differenza.
Malgrado queste, quello appena iniziato sarà verosimilmente un anno di crescita per la nostra economia. Un anno di normalizzazione che ci permetterà , chiusa l’emergenza Covid, di tornare a parlare e dibattere su temi passati momentaneamente in secondo piano.