Una valida alternativa, sia per le aziende che per i dipendenti, di scegliere la presenza tradizionale a tempo pieno – cinque giorni lavorativi – in ufficio o la libertà di lavorare in remoto – da casa o da un altro luogo – parte della settimana, o in entrambi i modi, grazie alla tecnologia e ai dispositivi abilitati che supportano fattivamente la flessibilità dell’impegno lavorativo.
Dal nostro osservatorio e a distanza di oltre due anni dall’introduzione obbligata di questo approccio lavorativo misto, poiché la modalità “ibrida” significa proprio “dove, quando e come lavoriamo al meglio”, notiamo che la maggior parte dei collaboratori apprezza la flessibilità che lavorare in remoto offre e non vorrebbe tornare in presenza a tempo pieno.
Partendo da questa richiesta anche i datori di lavoro riconoscono e intravvedono alcuni vantaggi nel ridefinire le precedenti abitudini e atteggiamenti, come ad esempio mettere al centro il capitale umano e il suo bagaglio di esperienze.
Ridistribuire la superficie necessaria ad alloggiare i collaboratori può offrire l’opportunità di ridurre i costi fissi. Senza trascurare l’ambiente e gli spazi che verranno ripensati in modo più versatile e meno formale, destinati ai nuovi bisogni collaborativi, sociali e in sicurezza sanitaria per il personale.
Di certo le misure di distanziamento sociale resteranno valide ancora per un po’.
Grazie alla logica dell’adattare l’ambiente di lavoro alla mansione da svolgere, i collaboratori flessibili pianificheranno e organizzeranno al meglio il proprio tempo e i relativi impegni, si concentreranno maggiormente sugli obiettivi, alimentando il grado di soddisfazione, il benessere e aumentando la produttività, che renderà l’azienda più competitiva.
Un esperimento di lavoro flessibile e agile, iniziato in un momento di emergenza sanitaria mondiale, che sembrava essere una valida soluzione alternativa per salvaguardare la sopravvivenza di tantissime realtà e dei propri dipendenti, potrebbe diventare un’opportunità di modello lavorativo permanente per il futuro.
La vera sfida sarà quella di non perdere la cultura aziendale abbattendo i confini geografici, conciliando sempre più la capacità di operare in parte in presenza e in parte da remoto tra i team. Nel contempo alimentando la coesistenza di più generazioni nella mission aziendale e contribuendo alla formazione continua e all’adeguamento dei processi di onboarding, facendo sentire le persone a proprio agio!