In una situazione in continuo cambiamento abbiamo voluto fare una fotografia dell’attuale momento (l’intervista è della prima metà di agosto) con il responsabile di BancaStato. Ecco quello che ci ha detto.
Come sono stati i primi sei mesi dell’anno per BancaStato?
Durante i primi sei mesi del 2022 – mesi turbolenti dal punto di vista macroeconomico e geopolitico – le attività principali di BancaStato hanno consentito di ottenere ottimi risultati.
I tassi ipotecari, dopo un decennio, si stanno rialzando. Credete che sia una tendenza sul medio termine oppure a breve è prevista una frenata?
L’inizio del 2022 ha determinato una convergenza di diversi fattori che hanno fatto aumentare i tassi ipotecari applicati alla clientela. I prolungati periodi di misure predisposte per contrastare il dilagare del Covid hanno innescato un importante calo della produzione industriale a livello globale e quando, verso fine 2021, tali misure sono state generalmente piano piano allentate, ebbene si è verificata una brusca ripresa della domanda: il risultato è stato un forte squilibrio tra domanda e offerta che ha determinato, secondo le leggi del mercato, un rialzo dei prezzi.
La strozzatura della catena di approvvigionamento ha peggiorato la situazione. Già allora i tassi ipotecari, specialmente nelle lunghe scadenze, si erano mossi verso l’alto. A metà febbraio è poi drammaticamente subentrata la guerra in Ucraina, la quale ha innescato un aumento dei prezzi delle materie agricole e dell’energia.
In un tale contesto l’inflazione ha galoppato. In Svizzera abbiamo, almeno per il momento, risentito meno dell’impatto dell’onda inflazionistica siccome la forza della nostra moneta – avendo a che fare con un’inflazione importata – ci ha protetti e continua a proteggerci. Ad ogni modo le Banche centrali, inclusa la Banca Nazionale Svizzera, sono corse ai ripari per contrastare l’inflazione alzando i loro tassi direttori e questo ha naturalmente mosso verso l’alto i tassi ipotecari.
Ebbene, pensando alla Svizzera è molto probabile che altre decisioni simili arriveranno nei prossimi mesi fino al momento in cui si riterrà l’inflazione sotto controllo. È veramente difficile poter tracciare previsioni attendibili per il futuro: l’incertezza, soprattutto geopolitica, è molto alta, ma finché il contesto non si normalizzerà – e con esso l’inflazione – non credo che potremo assisteremo a un’inversione di tendenza significativa.
Quali sono le conseguenze pratiche per chi investe nel mattone?
Attualmente la conseguenza più diretta è quella legata agli interessi ipotecari: sulle lunghe scadenze sono aumentati di circa l’1% in un anno. Insomma, “far casa” costa di più e questo a fine mese certamente incide sui budget familiari. Tuttavia è bene contestualizzare: un tasso del 2 o del 3% può sembrare particolarmente alto in confronto agli ultimi anni, ma occorre ricordare che storicamente si rivela invece piuttosto basso e accettabile nell’ambito di un’accorta pianificazione finanziaria.
A tutti coloro che in questi anni hanno stipulato un’ipoteca a un tasso più conveniente suggerisco di ammortizzare il più possibile, così da avere, in futuro, un minore carico debitorio e poter mitigare l’impatto di una rinegoziazione del mutuo a un tasso più alto. Ad ogni modo va anche detto che al momento attuale coloro che costruiscono una casa devono anche confrontarsi con gli aumenti generalizzati dei prezzi delle materie prime che, in taluni casi, possono rivelarsi importanti: anche questo è sicuramente un aspetto di cui dover tener conto.
La pandemia e la guerra in che modo stanno influendo sull’attività dell’istituto?
Per quanto riguarda la pandemia possiamo dire che dal punto di vista dell’operatività la situazione è completamente tornata alla normalità. Rispetto a prima ora collaboratrici e collaboratori possono richiedere, qualora la loro posizione lo consenta, di ricorrere parzialmente al telelavoro, e sussiste naturalmente un’accresciuta attenzione in caso di sintomi sospetti.
Dal punto di vista degli affari, il 2022 ha iniziato a coincidere con i primi piani di riduzione dei crediti Covid, di cui dunque anche le aziende nostre clienti dovranno progressivamente fare a meno: in tal senso credo che il 2023 sarà un banco di prova molto importante per capire i reali impatti della pandemia sul tessuto produttivo.
Tale banco di prova sarà ancora più intenso qualora la particolare situazione congiunturale – penso all’inflazione, all’impennata dei prezzi dell’energia, alla difficoltà di approvvigionamento delle materie prime – dovesse proseguire. Le aziende del territorio ne subirebbero le conseguenze e da questo punto di vista anche l’attività dell’Istituto potrebbe risentirne. Vi è inoltre da dire che l’andamento negativo delle borse mondiali del primo semestre, dovuto anche al conflitto, incide sui valori contabili del portafoglio investimenti dell’Istituto.
In che modo state sostenendo e con quali strumenti le PMI in questo difficile momento?
Durante la pandemia anche BancaStato ha partecipato all’erogazione degli speciali crediti Covid garantiti dalla Confederazione. A fine giugno vi erano in essere circa 1’300 crediti, pari a 147,2 milioni di limiti e con un utilizzo dell’83%. Più in generale, BancaStato continua a sostenere ed essere al fianco delle PMI del territorio non solo tramite i suoi prodotti e i suoi servizi pensati per le aziende del territorio, ma anche tramite la sua grande vicinanza e la sua capacità di rivelarsi un interlocutore costante e fidato per le aziende locali.
Guardando ai prossimi mesi e al 2023 che cosa possiamo aspettarci? Quali sono le previsioni per BancaStato?
Per quanto riguarda le attività bancarie principali riteniamo che il 2022 possa proseguire nel solco della prima metà dell’anno. Quanto al 2023 è forse ancora troppo presto per esprimersi siccome viviamo un momento storico estremamente inusuale e incerto. Di sicuro il ruolo di BancaStato non cambierà e l’Istituto continuerà a lavorare intensamente per il Ticino e per i ticinesi.
Fabrizio Cieslakiewicz,
Presidente della Direzione generale di BancaStato
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