Per molte piccole e medie imprese (PMI), che in Svizzera rappresentano più del 99% delle aziende e che generano due terzi dei posti di lavoro, un approccio sostenibile al business rappresenta una sfida critica che tuttavia può produrre un’importante spinta innovativa in grado di creare un vantaggio competitivo.
Da un recente studio realizzato da ricercatori provenienti dalle università di otto Paesi (Svizzera, Germania, Austria, Italia, Francia, Spagna, Repubblica Ceca e Ungheria) nell’ambito del progetto SME EnterPRIZE, emerge che solo il 13% delle PMI europee dichiara di aver già intrapreso strategie di sostenibilità, il 21% afferma di essere in procinto di farlo e il 40% dichiara di voler diventare un’impresa sostenibile solo in un prossimo futuro.
Tra le principali barriere esistenti alla transizione sostenibile delle PMI emergono, oltre alla mancanza di competenze interne e all’incertezza sulla disponibilità dei clienti a pagare per prodotti o servizi più sostenibili, la carenza di risorse finanziarie e la mancanza di strumenti dedicati alle PMI.
In questo contesto, le banche possono giocare un ruolo rilevante: esse infatti svolgono l’importante funzione di intermediazione finanziaria tra le unità in surplus finanziario (tipicamente le economie domestiche) e le unità in deficit finanziario (tipicamente le imprese), ad esempio tramite l’apertura di linee di credito, la concessione di crediti commerciali o di ipoteche.
L’accesso al credito è particolarmente rilevante per le PMI che dipendono in misura importante dai finanziamenti bancari. Nello svolgimento della funzione di intermediazione finanziaria gli istituti di credito hanno sviluppato metodi e tecnologie per valutare e monitorare il merito creditizio dei richiedenti. In questo ambito, appare sempre più evidente che, per migliorare la valutazione del rischio, l’analisi del merito creditizio debba includere anche i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) delle imprese.
Quali sono le sfide legate alla transizione sostenibile nel settore di appartenenza di ciascuna impresa? Dove si posiziona l’azienda nelle sfide di transizione del suo modello di business anche rispetto alla concorrenza? Sono tutti aspetti che possono impattare sul valore delle aziende e sul relativo rischio di credito. Minori rischi ESG possono condurre a costi di finanziamento più bassi che, a loro volta, forniscono un incentivo alle aziende per passare a modelli di business sostenibili. La sostenibilità ha un impatto anche sul valore delle garanzie: l’efficienza energetica di un immobile industriale, ad esempio, è una determinante chiave del suo valore futuro.
Il sistema bancario può altresì aiutare le imprese nella transizione verso modelli di business più sostenibili tramite la sua attività di consulenza: grazie alla loro funzione di analisi e di monitoraggio, le banche hanno infatti l’opportunità di raccogliere molte informazioni sulle aziende, potendo analizzare tendenze di sostenibilità valide per interi settori, e di identificare eventuali modelli di best practices legate alla sostenibilità che, mediante la consulenza, possono trasferire ad altre imprese.
Sostanzialmente si possono identificare due approcci per integrare la sostenibilità nell’attività creditizia: il primo orientato al rischio (risk based), il secondo orientato alla generazione di valore (value based).
Nell’approccio risk based le banche considerano l’integrazione dei fattori e dei rischi ESG nel calcolo del premio al rischio. Questi rischi difatti possono influenzare sia la probabilità di insolvenza sia la perdita in caso di insolvenza. In questo senso le banche possono facilitare le aziende nel cambiare prospettiva e nel favorire lo sviluppo sostenibile: un eventuale tasso di interesse più vantaggioso può spingere, ad esempio, le aziende a investire in modelli di business più attenti alle implicazioni sociali e ambientali. La sfida consiste nel concentrarsi sulla rilevanza dei rischi per i diversi portatori di interesse (materialità) che è differente a seconda dei diversi settori di riferimento. In linea con i nuovi metodi di rendicontazione, le banche dovrebbero richiedere alle aziende di presentare il loro piano aziendale basato sul reporting integrato, comprensivo dei fattori ESG.
Nell’approccio “value based”, chiamato anche “impact lending”, le banche finanziano principalmente progetti che hanno un impatto positivo dal punto di vista sociale o dell’ambiente, quali quelli relativi all’inclusione sociale, alle energie rinnovabili e all’agricoltura sostenibile. Impact lending significa, ad esempio, finanziare aziende che stanno passando da un modello di business lineare a modelli di business sostenibili e circolari.
È chiaro quanto le sfide siano numerose sia per le banche sia per le PMI. Per entrambi gli attori è tuttavia possibile e auspicabile passare a modelli di business più sostenibili, non a scapito dell’equilibrio finanziario, ma favorendo un circolo virtuoso tra obiettivi sociali, ambientali ed economici.
Helen Tschümperlin Moggi,
Responsabile Area Finanza, Centro Studi Villa Negroni
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