Direttore Bagnovini come valuta la situazione per il settore dell’edilizia? A quanto ammontano le riserve di lavoro? E come stanno evolvendo lo sfitto e i tassi ipotecari?
Nel 2022, iI numero di appalti pubblici apparsi sul foglio ufficiale è sensibilmente inferiore a quelli degli anni precedenti. Dunque, le offerte da calcolare scarseggiano sulle scrivanie degli impresari costruttori e l’attuale incertezza si sente. Anche l’edilizia abitativa privata sta vivendo una contrazione innegabile e in questo momento urgono investimenti pubblici anticiclici, se vogliamo mantenere gli attuali posti di lavoro nella costruzione.
Tra i fattori positivi posso segnalare il leggero calo del tasso di sfitto riscontrato nelle ultime settimane in Ticino anche se l’aumento dei tassi ipotecari (triplicati rispetto a pochi mesi fa) non invoglia di certo gli investitori a stipulare nuove ipoteche. Anche in questo ambito, l’incertezza rappresenta l’ostacolo principale per la nostra congiuntura.
Per fortuna, rimane alto l’interesse verso gli interventi di risanamento energetico dei vecchi edifici e quelli per l’installazione di impianti fotovoltaici a copertura di una parte del proprio fabbisogno energetico. Questi lavori riguardano però maggiormente gli artigiani edili piuttosto che le imprese di costruzione che si occupano principalmente della costruzione grezza e pertanto le nostre riserve di lavoro sono generalmente ridotte a pochi mesi.
Stiamo vivendo un difficile momento storico con la guerra che provoca anche una crisi energetica. Che influenza ha sul settore?
La situazione geopolitica internazionale ha influenzato anche il settore della costruzione. Dapprima abbiamo assistito all’esplosione dei prezzi e alla difficile reperibilità di parecchi materiali (acciaio d’armatura, legname, materiali isolanti, ecc.). La situazione, parzialmente rientrata per alcuni elementi, è tutt’altro che stabile anche perché quanto sta succedendo sul mercato dell’energia (elettricità, gas e carburanti) ha ricadute dirette sui costi di produzione e trasporto dei materiali per i cantieri.
Tecnicamente abbiamo degli indici per i rincari dei materiali che cercano di ricalcare, seppure in modo parziale, gli aumenti. Parecchi committenti (purtroppo anche pubblici) si cautelano però, a parer mio ingiustamente, dietro richieste d’offerte a prezzi fissi anche per lavori che si svolgono su lunghi periodi. Alla fine, la SSIC-TI chiede solo di riconoscere gli aumenti effettivi che le imprese sono costrette ad assumersi a causa di dinamiche di mercato e decisioni contro le quali non possono fare nulla.
Altro tema annoso: la malaedilizia. Cosa sta facendo la SSIC per prevenire? Sono aumentati i controlli? Il Cantone può fare di più?
In tema di controlli, la nostra associazione continua a mantenere alta la guardia e, anzi, sta cercando di migliorare le sinergie tra i vari organi di controllo. In queste settimane stiamo proprio perfezionando una nuova forma di collaborazione instaurata grazie alla disponibilità della Sezione Enti locali e della Polizia proprio per sensibilizzare e formare gli addetti ai lavori dei comuni, degli uffici tecnici e delle polizie comunali sulle situazioni da riconoscere come potenziali abusi sui cantieri.
Nutro molte aspettative da questa azione in quanto dobbiamo poter contare di più su segnalazioni puntuali riferite a situazioni sospette, visto che gli organi di controllo in Ticino ci sono, sfruttiamoli meglio. Poi, se tutto dovesse rivelarsi in ordine, tanto meglio. L’effetto deterrente dei controlli è comunque sempre importante per il buon funzionamento della società.
A fine anno scade il CNM e il CCL ticinese. Come vanno le trattative con i sindacati? Quali sono i nodi da sciogliere? Crede che riuscirete a trovare un accordo?
Il contratto collettivo dell’edilizia è certamente un ottimo contratto per i lavoratori, e lo sanno bene anche i sindacati. Lavoratori tutelati in tutto e per tutto, stipendi elevati, supplementi salariali per ogni particolarità, durata media settimanale di 40.5 ore, 6 settimane di vacanza per gli ultra cinquantenni, indennità pasti e un pensionamento anticipato dai 60 anni (finanziato tra l’altro per i due terzi dalle imprese) che non esito a definire principesco soprattutto per i lavoratori stranieri impiegati nelle nostre aziende.
Ma tutto questo ai sindacati non basta. Invece di chiedere un rinnovo “tranquillo” delle attuali disposizioni si sono spinti recentemente in rivendicazioni inaccettabili con aggravi che, complessivamente, raggiungono il 10% di maggiori costi salariali per le aziende. Semplicemente indecente e insostenibile.
Esporsi in questo momento sulle reali possibilità di trovare un’intesa è impossibile. Certo l’approccio deciso dai sindacati non lascia intravvedere nulla di buono. Le azioni di protesta di piazza violano la pace sul lavoro decretata, a chiare lettere, nell’articolo 7 dell’attuale Contratto nazionale mantello in vigore fino alla fine di quest’anno. Questo approccio non facilita il dialogo nelle opportune sedi dedicate alle trattative.
Guardando ai prossimi mesi è fiducioso o prevede ci possano essere anche chiusure e licenziamenti?
Fiduciosi bisogna esserlo, non fosse che per affrontare con slancio e motivazione le delicate sfide che riguardano l’economia locale e globale sul breve e medio termine. La recente storia caratterizzata da una pandemia (tutt’altro che risolta), da una tensione geopolitica molto preoccupante e da situazioni di mercato (materie prime, energia e finanza) del tutto imprevedibili hanno dimostrato l’importanza di poter contare su un’economia reale forte e sana, così da garantire continuità all’occupazione e stabilità economica al Paese.
E l’economia reale è formata in buona parte da piccole e medie imprese alle quali occorre garantire subito buone condizioni quadro per poter resistere in questa “tempesta perfetta”, altro che scioperare. Eventuali chiusure o licenziamenti saranno purtroppo conseguenze inevitabili se il giusto approccio all’imprenditorialità locale dovesse fallire.
Nicola Bagnovini,
Direttore SSIC-TI
www.ssic-ti.ch