Nonostante la tempesta perfetta che ha sconvolto gli scenari, fra pandemia, geopolitica, carenza di materie primee prezzi elevati, crisi energetica e quanto ne è seguito, l’economia ticinese ha dimostrato una discreta tenuta, ma ora nubi scure si addensano all’orizzonte e, per superare le difficoltà, è necessaria la collaborazione di tutti gli attori, pubblici e privati.
Questo è il messaggio di base scaturito in occasione dell’inaugurazione di Edilespo, che ha aperto i battenti a Lugano dopo quattro anni di chiusura forzata. All’esposizione tradizionale di attrezzature e impianti per l’edilizia, si affianca quest’anno Expomobility, un padiglione dedicato alla mobilità sostenibile e al risparmio energetico.
Fabio Sacchi, CEO di Edilespo, ha citato la «voglia di ripartenza» che caratterizza il settore, senza nascondere tuttavia le difficoltà con cui gli operatori si confrontano. Gli ha fatto eco Roberto Giannetti, giornalista del Corriere del Ticino e moderatore dell’incontro, che ha sottolineato il ruolo dell’edilizia come termometro della congiuntura e l‘importanza che il comparto riveste in Ticino, con i suoi 27.000 occupati e i 2,5 miliardi di volume d’affari, pari all’11% del PIL cantonale, nonché la sua dipendenza da fattori quali l’andamento dei tassi, l’evoluzione demografica e dei flussi migratori.
Occhio alla BNS
Proprio sui tassi si è soffermato Fabrizio Cieslakiewicz, Presidente della Direzione generale di BancaStato, ricordando come il target d’inflazione della Banca nazionale svizzera si collochi ancora fra lo 0 e il 2%. Finché tale obiettivo non sarà raggiunto sono prevedibili nuovi interventi restrittivi, fino alla soglia di riferimento dello 0,75%, il che vorrebbe dire, per i tassi ipotecari decennali, un livello tra il 3 e il 4%. Le richieste di finanziamenti sono in calo, visto anche l’aumento delle materie prime e dei costi in generale, per cui una certa preoccupazione serpeggia anche in ambito bancario.
In effetti, come indicato da Mauro Galli, Presidente della Società svizzera impresari costruttori ticinesi, per i materiali edili si sono registrati aumenti nella gamma fra il 20 e il 50%, non sempre trasferibili al committente, e nuovi incrementi di costo sono attesi per il 2023.
Al momento sono ancora numerosi gli alloggi sfitti in Ticino, in proporzione superiore alla media nazionale, dove certe aree urbane sono caratterizzate da una piena occupazione. Una variabile che anche da noi potrebbe determinare un cambiamento è quella degli immigrati, 3’000 in Ticino.
Stime, per una riforma neutrale
Ciò determinerebbe però, secondo Marco Chiesa, Consigliere agli Stati e Presidente dell’Associazione dei proprietari fondiari – sezione Ticino, un probabile aumento degli affitti.
A creare una pressione al rialzo concorre anche la prevista revisione delle stime catastali, che Chiesa si augura possa aver luogo in forma “neutrale”, senza causare ulteriori esborsi fiscali per la popolazione.
Tema inevitabilmente “caldo” è stato quello dell’energia, affrontato da Andrea Prati, Presidente della Direzione generale delle AIL (Aziende Industriali Luganesi). Secondo Prati, a determinare la forte impennata dei prezzi non è stata tanto (almeno finora) la carenza dei flussi, quanto la loro prospettiva per il futuro. Dopo gli incrementi tumultuosi, ora assistiamo ad una relativa stabilizzazione e gli aumenti per gli utenti sono stati moderati grazie ai contratti di fornitutra stipulati in passato. La situazione è però destinata a rimanere tesa per 2-3 anni fino alla realizzazione di una sostituzione completa delle fonti Russe di gas. È stato ricordato l’accordo di fornitura con l’Italia, cui il Ticino è connesso con un gasdotto, e quello nuovo stipulato con l’Azerbaijan. Prati ha indicato l’inverno 2022/2023 come un periodo “di preparazione” a quello successivo che potrebbe essere anche più problematico.
Considerate tutte queste variabili, è determinante la funzione anticiclica esercitata dalle istituzioni pubbliche, sul cui ruolo si è soffermato Claudio Zali, Presidente del Consiglio di Stato e Direttore del Dipartimento del territorio, che ha da un lato ricordato gli imponenti investimenti infrastrutturali in fase di realizzazione o di progetto e, dall’altro, l’esigenza di agire sul piano dei risparmi energetici, per i quali il Cantone sta realizzando una campagna di sensibilizzazione in parallelo con quella federale. Zali ha tuttavia stigmatizzato come, nelle commesse pubbliche, si assista ad una spirale ribassista delle offerte, una sorta di “guerra dei prezzi” che, se giustificata dall’attuale contingenza, rischia di risultare nociva a lungo termine.
“Una quiete prima della tempesta” è quella che Fabio Regazzi, imprenditore, Consigliere nazionale e Presidente dell’Unione Svizzera Arti e Mestieri, intravede. Costi di materie prime ed energia, giustificate richieste di adeguamenti salariali ma meno valide iniziative per salari minimi, rischiano di mettere in difficoltà molte aziende, con conseguenze anche sul piano occupazionale.
Gian Luigi Trucco,
giornalista del Corriere del Ticino