Ingegner Rigozzi, mi fa un breve sunto delle sue tappe professionali?
Sono nato a Bellinzona nel 1976 e sono cresciuto a Giubiasco, dove abito ancora oggi con la mia famiglia composta da sole donne. Dopo il liceo scientifico ho frequentato il Politecnico a Zurigo dove ho studiato ingegneria meccanica e quindi mi sono perfezionato con un executive EMBA.
Non soddisfatto ho conseguito un diploma in studi avanzati alla SUPSI in Energy Management. Dal 2011 ho iniziato a occuparmi, a tempo pieno e quale direttore, dell’azienda di famiglia, la Rigozzi Engineering SA.
Come ha vissuto la responsabilità di prendere in mano l’azienda di famiglia?
Senza forzature e in modo naturale. Del resto, sono cresciuto in azienda in quanto mio padre l’ha fondata nel 1972. E perciò i tavoli da disegno prima e i PC poi mi sono sempre stati famigliari.
Da parte mia non mi sono però adagiato a un lavoro comodo, al contrario ho voluto fare diverse esperienze personali che mi hanno arricchito. Infatti, per quasi dieci anni, ho viaggiato e lavorato in tutto il mondo apprendendo altri modi di vivere e altre culture aziendali, sempre in ambito tecnico. Esperienze fondamentali che mi hanno permesso di aprire gli orizzonti. Un bagaglio che mi sono portato appresso tornando in Ticino e che mi permette di vedere il lavoro sotto diversi punti di vista. Per esempio, ho implementato la digitalizzazione, all’epoca già importante in altre realtà ma non ancora in Ticino. Inoltre, ho modificato alcuni processi aziendali ormai inefficienti e non al passo con i tempi.
Ancora adesso quelle esperienze mi permettono di avere un occhio un po’ diverso e di risolvere le problematiche che si presentano sul lavoro in modo differente.
Passando alla suissetec, come e quando è entrato nell’associazione?
Dal 2015 – oltre a essere membro del comitato centrale nazionale – sono presidente nazionale del settore climatizzazione, ventilazione e refrigerazione. Nel gennaio di quest’anno sono stato eletto vicepresidente dell’associazione svizzera. È la prima volta che accade a un italofono, sono davvero orgoglioso e fiero di rappresentare il Ticino in seno a questa importante associazione di categoria.
Che cosa pensa di portare all’associazione?
Un aspetto cui tengo molto e sul quale intendo chinarmi riguarda la mancanza di risorse tecniche, di personale. Questo è un settore lavorativo molto bello e interessante, ma poco conosciuto e pubblicizzato. Eppure, noi rappresentiamo mestieri che hanno un grande potenziale e sono in piena evoluzione. Pensiamo per esempio alla politica federale in ambito energetico, allo scenario 2050 e a tutte le conseguenze che ciò comporterà anche per le nostre professioni. Un orizzonte temporale piuttosto vicino che quindi ci obbliga a implementare gli sforzi. Infatti, il netto miglioramento energetico per gli stabili cui si punta comporta un grande lavoro sull’involucro e sugli impianti i quali dovranno essere all’avanguardia e moderni per permettere di risparmiare energia.
Sicuramente l’italianità è un aspetto che difenderò. Tuttavia, anche indipendentemente dalla mia nomina, è sempre stato un aspetto importante per la suissetec, in quanto l’associazione ha sempre dato molto valore alle minoranze linguistiche.
suissetec si è attivata per far fronte alla mancanza di personale? In che modo?
Stiamo agendo su più fronti. Anzitutto stiamo cercando di ottimizzare la qualità della formazione. In secondo luogo, stiamo facendo grandi sforzi per migliorare l’immagine delle professioni che rappresentiamo. Inoltre, cerchiamo sempre di valorizzare la qualità delle nostre attività. Non da ultimo stiamo puntando molto sulla digitalizzazione all’interno delle aziende. Il tutto tenendo sempre presente che l’essere umano, i collaboratori, restano sempre al centro della nostra attenzione.
Cosa consiglierebbe a un giovane che si avvicina a questo mondo?
Parto parlando della mia esperienza che può fungere da esempio per i ragazzi. Personalmente ho avuto la fortuna di imparare le lingue, di viaggiare, di formarmi continuamente e quindi di avere una vita professionale fantastica. Questa professione mi fa svegliare ogni mattina con entusiasmo perché mi dà sempre stimoli diversi e nuovi.
Detto ciò, i giovani devono tenere presente che nell’edilizia sono tre gli attori che vengono coinvolti nella costruzione di un edificio: gli architetti che definiscono le forme, gli ingegneri strutturisti che definiscono la resistenza degli stabili e i tecnici della costruzione che hanno il compito di far vivere le persone nel maggior comfort possibile. Ed è quest’ultimo il nostro scopo che trovo sempre stimolante.
Il nostro è un lavoro fantastico perché evolve insieme agli edifici. Senza dimenticare che, come detto all’inizio, queste professioni hanno bisogno di giovani preparati e pronti a guardare al futuro con entusiasmo e convinzione.