Il rinnovo dei poteri istituzionali cantonali a seguito delle recenti elezioni del 2 aprile, è l’occasione per presentare o ribadire quelle che sono le principali rivendicazioni del mondo economico, e nel nostro caso industriale, nei confronti dei decisori politici.
Vi sono da un lato le richieste oggettive, che sono anche il frutto di determinate riforme e poi vi è il metodo con il quale si vogliono raggiungere i risultati.
Condizioni quadro in pole position
Per l’industria la disponibilità costante di energia 24 ore su 24 è un fattore determinante. Senza questa condizione la competitività della nostra economia è compromessa.
Onestamente in questo ambito lo spazio di manovra del Cantone è abbastanza limitato, perché le decisioni fondamentali sull’approvvigionamento vengono prese dalla Confederazione.
A nostro giudizio è bene aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili ma la Strategia energetica 2050 della Confederazione deve essere rivista mantenendo l’opzione nucleare (di nuova generazione) e aprendo la porta allo sviluppo dell’idrogeno.
Sul piano fiscale, si sa, non siamo competitivi come Cantone nei confronti delle aziende e pure nei confronti delle persone fisiche con redditi più elevati. Nel primo caso bisogna difendere la riforma fiscale cantonale, già in vigore, che prevede la riduzione dell’aliquota sugli utili dall’attuale 8 al 5,5% dal 1° gennaio 2025. Nel secondo caso invece si tratta di mettere in atto nella legislatura 2023-2027 la riforma della legge tributaria, riducendo in particolare l’aliquota fiscale massima.
Ma non finisce qui perché si tratta pure di riformare l’imposizione fiscale del capitale di previdenza e migliorare la fiscalità che grava sulle successioni aziendali.
Investire in innovazione e formazione
Due settori fondamentali nei quali bisogna intervenire sono l’innovazione e la formazione.
Nel primo caso bisogna considerare che gli investimenti in tecnologie e innovazione nelle imprese sono sempre più onerosi; tante PMI non riescono a realizzarli o lo possono fare solo limitatamente. È necessario, pertanto, un potenziamento dei servizi e degli investimenti pubblici e privati a sostegno dei processi di innovazione nelle aziende se vogliamo garantire un’accelerazione della competitività economica in Ticino. Resta il fatto che oltre il 90% delle nostre aziende hanno meno di 10 dipendenti ma i processi di innovazione riguardano tutti i tipi di imprese e, come detto, gli investimenti in innovazione costano.
Per quanto concerne la formazione, bisogna prima di tutto riconoscere che complessivamente la scuola ticinese raggiunge un livello discreto se non soddisfacente. I timori sono piuttosto legati alla sua capacità di affrontare i cambiamenti già in atto legati all’arrivo delle nuove tecnologie e ai cambiamenti sociali, come ad esempio il mutato atteggiamento delle giovani generazioni nei confronti del lavoro e del tempo libero.
Noi di AITI restiamo convinti del fatto che occorre aprire un tavolo di confronto e discussione fra imprese, Stato, studenti e famiglie per lavorare al cantiere della scolarità obbligatoria e della formazione professionale.
Nella scuola obbligatoria abbiamo già fatto presente che occorre dare a ogni studente una formazione di base generale sulle materie tecniche, cioè informatica, meccanica ed elettronica, indipendentemente dal percorso di studio e di lavoro che faranno in seguito, proprio perché la conoscenza della tecnologia diventerà una discriminante. L’impegno prioritario della scuola obbligatoria, soprattutto nella prima fase, resta quello di dare agli allievi delle solide competenze nel saper leggere, scrivere e fare di conto. Poi, come già detto e proposto più volte pubblicamente, nella scuola media è necessario anticipare e rafforzare lo studio delle lingue, tedesco e inglese soprattutto.
È altresì opportuno verificare se l’offerta scolastica di genere non amministrativo e commerciale, dunque più indirizzata alle professioni tecniche, non debba essere ampliata.
Naturalmente come organizzazione mantello del settore industriale non possiamo esimerci dal porre grossa attenzione alla formazione professionale, che deve essere valorizzata maggiormente a livello di orientamento scolastico e professionale e che deve vedere un incremento delle aziende formatrici nei prossimi anni e del partenariato fra le aziende, le scuole e le famiglie.
Per il momento ci fermiamo qui. Resta il fatto che siamo di fronte a cambiamenti che richiedono lungimiranza e coraggio delle scelte, da parte degli imprenditori ma anche da parte delle istituzioni e della politica, per costruire a favore del nostro territorio. Ora diamoci da fare tutti!
Stefano Modenini,
Direttore AITI
www.aiti.ch