Lei è stato presidente di Hotelleriesuisse per nove anni. Che ricordi ha di questo periodo?
Molto positivi e ancora estremamente vivi. Per ogni anno trascorso posso raccontare fatti ed eventi puntuali che si sono susseguiti. Sono anni in cui ho potuto servire gli albergatori con un grande senso del dovere, con passione e motivazione o più semplicemente con il cuore. Tutto ciò che ho portato avanti e portato all’attenzione del Comitato cantonale o del Segretariato di HotellerieSuisse Ticino (ringrazio entrambi per l’ottimo supporto e collaborazioni ottenute) sono stati dei progetti in cui ho creduto veramente, alcuni concretizzati grazie alla collaborazione degli albergatori tutti, altri concretizzati grazie agli ottimi rapporti con i vari Enti e con le Istituzioni, fino ad arrivare all’ottima collaborazione con i singoli consiglieri di Stato, che siedono nei dipartimenti legati al turismo.
Quali sono stati i progetti più significativi che è riuscito a portare avanti?
Il progetto che più mi sta a cuore e che abbiamo concretizzato con grande soddisfazione da parte nostra e soprattutto da parte della nostra clientela che visita il Ticino, lo troviamo nella creazione del Ticino Ticket. Da qualche anno il settore turistico cercava di implementare un titolo di trasporto gratuito, proponendo in passato dei titoli di trasporto unicamente regionali. Nel 2016, con il precedente direttore di Ticino Turismo Elia Frapolli abbiamo proposto al nuovo consigliere di Stato Christian Vitta la possibilità di creare un titolo di trasporto dedicato ai turisti e che poteva essere finanziato da un aumento della tassa di soggiorno.
Vitta ha accolto subito con favore e curiosità questa opportunità e ha elaborato e portato alla luce un progetto importante in concomitanza con le FFS, che l’anno successivo avrebbero inaugurato il nuovo traforo ferroviario del San Gottardo. Così il Ticino Ticket ha avuto subito un successo importante grazie ai nuovi collegamenti ferroviari che le FFS si apprestavano a mettere in servizio tra nord e sud, infatti la tratta, ad esempio da Zurigo a Lugano, veniva ridotta ad un’ora e 58 minuti, cosa che ha anche permesso un aumento del turismo di giornata.
Da quel momento il Ticino Ticket, dato a chiunque pernotti in una struttura ricettiva del Cantone, diveniva uno strumento estremamente interessante. Il prodotto è assolutamente gradito dai turisti che vediamo arrivare in albergo già durante la mattinata, lasciano i bagagli e iniziano subito a scoprire il territorio, generando un indotto economico interessante.
Un altro progetto importante lo troviamo nell’anno in cui in Ticino si vota contro la dissimulazione del volto, la cosiddetta legge anti burqa. Ecco, in quel caso la legge andava ad impattare quasi unicamente il settore turistico, perché, a mia memoria, non abbiamo ancora visto nessuna persona di credo musulmano che viva in Ticino indossando anche solo in Niqab; quindi, guidati dalla spinta dell’accoglienza turistica che ci contraddistingue, ecco che ho contattato il Dipartimento istituzioni e il consigliere di Stato Norman Gobbi, al quale ho illustrato il punto di vista turistico.
Ho ricordato che la spesa media del turista europeo si attesta a CHF 170.– per persona a notte, mentre la spesa media del turista arabo si attesta a CHF 500.– per persona a notte. E se pensiamo che sono circa 45’000 i pernottamenti annui provenienti dai paesi arabi arriviamo a un indotto da 22.5 milioni. Non è poco.
Partendo da queste considerazioni insieme al DI abbiamo preparato una lettera di benvenuto, con una spiegazione gentile della nuova legge contro la dissimulazione del volto, da presentare durante il check-in a eventuali clienti arabi che si presentassero con il niqab, oltre ad organizzare una formazione con la polizia di Lugano in relazione alla cultura araba. Grazie alla volontà di tutti di favorire il turismo del nostro Cantone, siamo riusciti ad avvallare una legge che non ha avuto impatti troppo nefasti su un mercato importante.
Ancora un progetto che ha accolto il favore degli albergatori si è verificato durante la pandemia. Un periodo che ha creato apprensione tra le fila della categoria. Anche in questo caso ci tengo a sottolineare l’ottimo rapporto che ancora una volta ho potuto incontrare con le Istituzioni, in questo caso con lo Stato Maggiore, con il quale abbiamo trascorso alcune giornate di approfondimento e preparazione di vari scenari.
Grazie a questi contatti continui ho trasmesso regolamenti che cambiavano di giorno in giorno a tutti gli associati. Ancora oggi incontro albergatori che mi dicono che aspettavano con apprensione e con un senso di rassicurazione i messaggi che giornalmente preparavo e mi emoziono nel percepire questa vicinanza che si era creata con gli associati.
Un ulteriore progetto concretizzato, il mio canto del cigno, lo ritroviamo nella nuova LEAR (Legge sugli Esercizi Alberghieri e di Ristorazione), approvata dal Gran Consiglio due mesi fa circa ed elaborata in concerto con HotellerieSuisse Ticino, GastroTicino, Dipartimento Istituzioni, Laboratorio Cantonale e con il rappresentante del Gran Consiglio Andrea Censi.
Noi albergatori avevamo tre richieste: la possibilità di poter gestire con una sola patente almeno due esercizi pubblici e la nuova LEAR ci ha dato la possibilità di gestirne fino a tre sul territorio cantonale. Il secondo punto riguarda una regolamentazione puntuale delle strutture cosiddette Air B&B, regolamentazione che infatti è avvenuta e che oggi possiamo portare ad esempio anche per altri Cantoni. Infine, abbiamo lottato con GastroTicino per la protezione della denominazione “Grotto”, tanto cara ai nostri turisti, con un menu, o “la carta del Grotto” che per noi non dovrebbe affiancare, a formaggini e salami ticinesi, cucine etniche.
L’ultimo progetto che però ancora non si è concretizzato riguarda la decantata “destagionalizzazione”, un tema che sto portando avanti da anni, per il quale trovo l’accordo verbale di tutti, ma meno nei fatti. I nostri associati si stanno comunque pian piano accorgendo che le abitudini nel fare vacanza dei nostri clienti sta evolvendo.
Quest’anno, per Pasqua non siamo arrivati al “tutto esaurito”, ma abbiamo registrato un numero maggiore di pernottamenti tra il mese di gennaio e marzo. È abbastanza evidente che chi si è recato in Ticino in quel periodo, non sarebbe poi ritornato poche settimane dopo… vogliamo forse iniziare ad accorgerci che il Ticino non è “frequentabile” solo a partire dalla Pasqua, ma lo è anche nel mese di dicembre e/o gennaio? Sarebbe un grande passo avanti.
Come lascia l’associazione?
Con serenità e con un grande spirito di gratitudine per le esperienze che ho potuto raccogliere in questi anni, per la forte vicinanza che ho riscontrato dagli associati e le attestazioni di stima che ho ricevuto sia dentro sia fuori l’associazione.
Qual è lo stato di salute attuale del settore?
Ha diverse sfide da raccogliere e dobbiamo renderci conto che il mondo attorno si evolve molto velocemente. Noi in fondo siamo ancora “cullati” dalla sicurezza di essere il “primo sud” per il nostro mercato di riferimento, quello elvetico. Una sicurezza che probabilmente ci accompagnerà ancora per diversi decenni. Alcune situazioni macro che influiscono quindi anche sulla nostra clientela possono giocare a nostro favore, come l’aumento dei costi di viaggio, dei biglietti aerei, ecc.
Se viaggiare su lunghe tratte torna nuovamente ad essere facoltà di un gruppo più ristretto di viaggiatori, ecco che tornare a viaggiare all’interno dei confini nazionali, o comunque su tratte più brevi, diventa un vantaggio per il Ticino che, insieme al Berner Oberland e ai Grigioni, risulta essere il Cantone più turistico della nostra Nazione. Ma torno a ripetermi, la vera sfida per il nostro Cantone è la destagionalizzazione.
Negli anni pre-pandemici, il Ticino generava ca. 2.3/2.4 milioni di pernottamenti alberghieri, nel 2021 siamo arrivati ad avere 2.9 milioni di pernottamenti, una cifra record che ci riporta agli anni ’80, quando appunto i voli low cost non esistevano ancora. Ora dobbiamo decidere se accontentarci di vivere nuovamente di stagionalità, oppure se crescere andando a sfruttare il periodo che va da novembre a marzo, dove esiste un potenziale enorme. La domanda principale è: vogliamo guidare questo cambiamento o subirlo senza battere ciglio? Sono due concetti completamente diversi.
Stanno crescendo nuove generazioni di albergatori?
Le nuove generazioni di albergatori sanno che devono fare e dare più di quanto hanno dato e/o offerto le generazioni precedenti. Alcuni nostri alberghi vivono ancora di clienti che riservano di anno in anno. Un comportamento sempre più raro, ma che esiste ancora. Un fenomeno che genera nell’albergatore una certa comfort zone che oggi non possiamo più permetterci.
La maggior parte dei nostri clienti visita il mondo e nel mondo trova strutture che si rinnovano ciclicamente, cosa che noi, alle nostre latitudini, non sempre riusciamo a fare, vuoi per i costi elevati della manodopera, vuoi per i costi dei materiali che in Svizzera sono più cari rispetto all’estero. Chi è a contatto con una clientela internazionale conosce quali sono le pretese e i ritmi richiesti da questo tipo di clientela e sa che non potrà chiudere la propria struttura per 5 mesi l’anno, restando quindi senza introiti e vivendo così di ciò che si è guadagnato durante “la stagione” e senza prevedere lavori di ristrutturazione.
Le istituzioni vi sono state vicine? Che cosa chiedete al nuovo Governo e Gran Consiglio?
Come detto sono contento e soddisfatto del rapporto con le istituzioni, le nostre richieste sono per la maggiore sempre state accolte. Chiederei un maggior impegno finanziario proprio per la promozione del periodo novembre/marzo, magari in accordo con Svizzera Turismo. Dovremmo veramente avere il coraggio di pronunciarci a favore del turismo invernale e stanziare 1 milione all’anno per tre anni per poi valutarne i risultati, che sono convinto sorprenderanno anche i più scettici.
Oltre a ciò, dovremmo continuare a sostenere gli operatori turistici che approfittano anche loro del periodo tra marzo e novembre e già ve ne sono e se ne aggiungono di anno in anno, come il San Salvatore, il Monte Bré, la Navigazione del Lago di Lugano e dall’inverno 2023/2024 arriverà anche anche il Monte Generoso.
Quali sono i consigli che si sente di dare al suo successore?
Mantenere sempre quella passione, quel fuoco sacro, che arde dentro noi albergatori. Tutti noi abbiamo iniziato dalla gavetta e siamo passati dal pulire le pentole e pelare patate e carote in cucina, al lustrare posate d’argento e bicchieri di cristallo nelle migliori case alberghiere della Svizzera, fino ad avere orari o turni improponibili; ma quando si ha questo fuoco che arde dentro, non vi è contratto collettivo che tenga, si è al lavoro e si va avanti finché non si è finito.
Questa passione sarà percepita dagli associati e dalle persone con cui si avranno dei rapporti costruttivi, Istituzioni comprese. Passione che poi evolve negli anni e ti porta a cercare progetti per il bene dell’albergheria e per il benessere dei nostri ospiti. A chi mi succederà consiglio soprattutto di non farsi scoraggiare da chi pensa che si stia puntando troppo in alto, uno dei motti che trasmetterò è il seguente: punta alla luna, anche se non ci arriverai, sarai comunque tra le stelle.
Lorenzo Pianezzi,
presidente di HotellerieSuisse Ticino
www.hotelleriesuisse.ch