Snellire gli oneri che derivano ai cittadini e alle imprese dagli adempimenti di legge. Rivisitare le procedure della pubblica amministrazione implementando modelli operativi moderni, basati su obiettivi e volti a misurare e premiare la produttività. Favorire l’ulteriore digitalizzazione delle aziende al fine di renderle più efficienti nel servire la clientela. Tre obiettivi capaci, una volta realizzati, di migliorare la qualità del lavoro e della vita di noi tutti. Tre temi su cui da anni mi impegno in prima persona nelle associazioni economiche e in politica, nei dibattiti e sui media. Sono convinta che un’azione a 360 gradi volta a ricondurre tempi e costi della burocrazia entro i confini della ragionevolezza, limitandone gli eccessi, sia necessaria ed urgente. Solo così il sistema potrà sostenere quel processo di crescita e di creazione di ricchezza che auspichiamo per il nostro Cantone.
La congiuntura attuale è propizia per un cambio di marcia, in una parola è il momento di agire. Nel settore privato, la transizione tecnologica sta rivoluzionando i modelli operativi delle imprese, abbassandone i costi e rendendo più agevole l’interazione con il cliente finale. Si pensi a titolo di esempio alle denunce di sinistri assicurativi e alla liquidazione dei danni on line.
Traendo spunto da esempi come questo, la politica cantonale si sta attivando nel sostenere una rivisitazione dei processi del settore pubblico. Siamo oggi in molti a sostenere che a quest’ultimo andranno posti degli obiettivi volti a ridefinire la struttura dei costi e migliorare nel contempo la qualità dei servizi erogati agli utenti. Che poi sono quei cittadini e quelle imprese che, ormai spazientiti, si fanno sempre più vocali.
Ho già avuto occasione di far notare sulle colonne di un quotidiano ticinese come le imprese inizino a mandarci chiari messaggi di stress, aperti inviti all’azione. Richiamo a questo proposito un recente monitoraggio condotto sul tema da un noto istituto di ricerca per conto della Segreteria di Stato dell’economia. In questa sede, si giunge alla conclusione che, per le oltre duecento mila piccole e medie imprese svizzere, l’eccessiva burocrazia costa oltre sei miliardi di franchi all’anno.
La raccomandazione? Rivisitare i processi della pubblica amministrazione, al fine di abbassarne le strutture di costo. I cittadini sono altrettanto propositivi delle imprese. Ne è esempio una petizione volta ad evitare che lo Stato chieda al cittadino dati ed atti che già possiede.
La domanda è se la pubblica amministrazione sia pronta a reagire, ad attuare quei cambiamenti strutturali che in molti come visto auspichiamo.
Mi piace cogliere un buon presagio nelle consultazioni in corso su due avamprogetti governativi. Il primo concerne il “Regolamento sulla comunicazione per via elettronica nell’ambito dei procedimenti amministrativi”. Il secondo, di più ampio respiro, riguarda la “Strategia per la trasformazione digitale del Cantone Ticino”.
La Federazione FTAF è stata coinvolta in entrambi i processi di consultazione. Nella mia veste di presidente, posso qui riferire che la Federazione ha già accolto con favore il primo, nella convinzione che porterà ad uno snellimento della burocrazia e a una riduzione dei costi. La risposta al secondo è ancora in fase di allestimento.
A livello personale, posso anticipare di condividerne la “Visione”, di cui qui desidero citare un passo: “si vuole creare un ambiente in cui la cittadinanza, le aziende, le istituzioni, gli enti pubblici e privati e tutti gli altri attori possano interagire in modo semplice, rapido e sicuro con le autorità, contribuendo a una governance più adeguata e partecipativa”.
In sede di Messaggio potranno di certo tornare utili le raccomandazioni contenute nella mozione “Per un’amministrazione digitale vicina al cittadino”recentemente introdotta dalla collega Alessandra Gianella. In quella sede, fra l’altro, si propone la creazione di un catalogo delle prestazioni digitali nel Cantone.
Esiste dunque una convergenza di opinioni sul fatto che i costi della burocrazia sono troppo elevati. Il momento storico favorisce un’azione volta a ridurli, avvicinando il cittadino e le imprese al settore pubblico, promuovendo il “fare” e scoraggiando il “non fare”.
Sì, perché l’eccesso di burocrazia causa non solo i costi palesi evidenziati dalle imprese intervistate da Seco, ma anche quelli sommersi relativi a tutte le iniziative economiche che, soffocate dall’onere degli adempimenti, non sono mai decollate, comprimendo la creazione di ricchezza.
Il fenomeno dell’eccesso di burocrazia dunque esiste ma, riconosciuto come dannoso, può e deve essere combattuto e vinto.
Numerosi sono gli atti parlamentari presentati al Gran Consiglio negli ultimi anni, fra cui non pochi da parte di chi scrive. La questione però non è facile da risolvere, per cui nuove idee si rendono necessarie. In questo contesto, l’iniziativa popolare “Basta burocrazia!” di recente lanciata dal PLR è utile e opportuna. Il principio costituzionale dell’esecuzione non burocratica delle leggi che l’iniziativa propone costituirà, infatti, un punto fermo, capace di favorire quella rivisitazione dei rapporti fra pubblico e privato di cui la società ha bisogno.
Cristina Maderni,
Presidente FTAF e parlamentare PLR
www.cristinamaderni.ch
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