Il cantone Ticino non poteva proprio restare al palo nonostante le mai sopite opposizioni politiche. Il cantiere delle riforme fiscali, anche se lentamente, si muove pure alle nostre latitudini. Una strada obbligata in quanto tutti gli altri Cantoni svizzeri si stanno muovendo in questa direzione.
La riduzione dell’aliquota dell’imposta sugli utili delle persone giuridiche è già stata portata a casa per così dire negli ultimi anni e genererà il suo massimo effetto dal 1° gennaio 2025, quando tale aliquota sarà ridotta dall’attuale 8 al 5,5%. Questa mossa migliorerà un poco la posizione fiscale del Ticino nella classifica della competitività fiscale intercantonale. Siamo infatti stabilmente nelle ultime posizioni in Svizzera da diversi anni.
Il Cantone più generoso con i redditi bassi
Siamo di gran lunga il Cantone più generoso con chi ha un basso reddito o medio-basso. Oltre a concedere sussidi di cassa malati anche per persone con redditi che in altri Cantoni sarebbero esclusi dagli aiuti, il Ticino concede ampie deduzioni fiscali soprattutto alle famiglie con figli. Questa situazione di generosità rimarrà tale anche in futuro. Questo per dire anche che se in Ticino esistesse lo spazio per un dibattito davvero serio sulla fiscalità e i salari, i paragoni dovrebbero essere fatti tenendo conto di tutti i fattori in gioco: non solo il salario nominale beninteso, bensì anche le deduzioni fiscali e gli aiuti sociali. Un vero paragone fra Cantoni dovrebbe riguardare il potere d’acquisto e non i salari.
Ambiti non contestati della riforma fiscale
La riforma fiscale che presto arriverà in Gran Consiglio si concentra sulle persone fisiche attraverso una modifica della legge tributaria cantonale ed è suddivisa in quattro capitoli principali. Tre di questi a livello dei partiti politici non sono formalmente contestati. Il primo capitolo concerne l’aumento della deduzione forfettaria per le altre spese professionali. La nuova deduzione prevista per le cosiddette spese professionali ammonta a 3’000 franchi (attualmente 2’500) fino a stipendi netti pari a 75’000 franchi, dopodiché aumenta progressivamente in funzione del reddito fino ad un massimo di 5’000 franchi a partire da 125’000 franchi di stipendio netto. E le coppie con doppio reddito potranno fare valere entrambe questa deduzione.
Il secondo capitolo concerne invece la riforma delle imposte sulle successioni e donazioni. La riforma è piuttosto variegata e tecnica, per cui mi “limito” qui ad osservare che un aspetto importante concerne le successioni aziendali, con riferimento a persone che non fanno parte direttamente della cerchia familiare. Sappiamo bene che ogni anno in Svizzera migliaia di imprese e attività economiche cessano di esistere per mancanza di eredi. È necessario dunque far sì che la cerchia dei potenziali successori sia allargata e ciò passa da un contenimento dell’imposizione fiscale che in diversi casi è molto punitiva e scoraggia dal procedere a una successione aziendale.
Il terzo capitolo riguarda invece l’adeguamento dell’imposizione delle prestazioni in capitale della previdenza. Anche qui mi limito a indicare che si tratta di una riforma sacrosanta, nella misura in cui chi dispone di un capitale di previdenza medio e medio-alto al momento della riscossione dello stesso è imposto anche in maniera punitiva dal fisco cantonale rispetto a tanti altri Cantoni svizzeri. Si comprende pertanto che questo genere di contribuenti lasciano il Ticino per domiciliarsi nei Grigioni, a Svitto o a Uri e in altri Cantoni. È quindi ora di fare qualcosa riducendo l’imposizione fiscale che grava sul capitale di previdenza.
La parte contestata della riforma fiscale
Come era prevedibile, la riduzione dell’aliquota massima dell’imposta sul reddito ha suscitato reazioni di contrarietà e non solo nella sinistra politica. Questo perché a beneficiarne sono evidentemente i redditi elevati. Inoltre, il fatto di riportare il moltiplicatore dell’imposta cantonale al 100% rispetto all’attuale 97%, fa si che la fascia dei contribuenti del ceto medio sarà chiamata alla cassa. Quanto basta per dire che le proposte del Consiglio di Stato saranno riviste dal Gran Consiglio sulla spinta dei partiti politici, con un occhio di riguardo proprio per il ceto medio.
Come abbiamo visto, la riforma fiscale in discussione è un pacchetto di quattro elementi che intervengono tutti in ambiti fiscali che hanno bisogno di essere aggiornati. La fiscalità deve evolvere sia perché altri Cantoni e regioni lo fanno e si rendono maggiormente concorrenziali, sia perché la società cambia e bisogna tenerne conto. Ad esempio, quasi la metà della popolazione vive da sola e dunque in futuro bisognerà mettere mano anche alla fiscalità che grava sulle persone singole.
Il cantone Ticino non è un Cantone fiscalmente concorrenziale e si colloca stabilmente nelle ultime posizioni in Svizzera. Per generare sviluppo economico abbiamo bisogno anche di più contribuenti con redditi medio-alti e alti, oltre che di attività economiche a valore aggiunto.
Se in Ticino la classe politica continuerà a litigare rimanendo nella classica diatriba ricchi/meno ricchi, allora siamo destinati a un declino inesorabile. Non solo dal punto di vista fiscale.
Stefano Modenini,
Direttore AITI
www.aiti.ch