Siamo ormai vicini alla fine dell’anno e il periodo si presta dunque ad alcune riflessioni di bilancio per un anno impegnativo anche per la Società svizzera impresari costruttori Sezione Ticino.
Il primo semestre è stato contraddistinto da lunghe ed estenuanti trattative con la controparte sindacale per il rinnovo del nostro Contratto cantonale di lavoro che, ricordo, rappresenta un compendio del Contratto nazionale mantello rinnovato ad inizio 2023, così da poter tenere in considerazione le peculiarità del nostro territorio. Le novità sono state parecchie in particolare per la gestione del tempo di lavoro e ciò richiede alle imprese e ai lavoratori un cambio di paradigma per rapporto alla flessibilità, con nuovi metodi di calcolo per la gestione del calendario di lavoro, delle ore aggiuntive o in difetto. Pure i programmi informatici per la gestione amministrativa d’impresa hanno richiesto aggiornamenti di non poco conto.
Dal punto di vista della congiuntura, durante tutto l’anno abbiamo rilevato un netto calo per la costruzione di nuove abitazioni private e in questo senso l’incertezza economica, il costo delle materie prime, dell’energia e dei carburanti hanno scoraggiato l’investitore privato, toccato pure dal rialzo dei tassi d’interesse.
La SSIC TI ha chiesto agli enti pubblici di mantenere una buona quota di investimenti, sia nell’edilizia, sia nel genio civile. Infatti lo sappiamo tutti: se la costruzione tira, molti altri ambiti economici funzionano a dovere, a beneficio di un buon andamento economico del Paese. Purtroppo però, il numero degli appalti per opere da capomastro pubblicati settimanalmente sul Foglio Ufficiale è in netto calo, in quanto si è passati da una media di 3.3 nel periodo 2017-2019 a 1.7 appalti per settimana nel 2023. La fase di acquisizione delle aziende è pertanto in crisi e ciò causa una pericolosissima corsa al ribasso nelle offerte e la progressiva erosione delle riserve di lavoro soprattutto per le numerose piccole e medie imprese. Tra gli operatori del nostro settore si inizia a parlare di riduzione degli effettivi e di mancata sostituzione del personale pensionato o che lascia il settore.
Segnali di preoccupazione che la SSIC Sezione Ticino ha colto con sollecitudine ribadendo ai committenti l’importanza di proporre investimenti anticiclici e di evitare falsi risparmi sugli investimenti a favore del patrimonio immobiliare. Penso ad esempio alla riduzione degli interventi di manutenzione ordinaria, in quanto, il fatto di rimandare determinati lavori comporta una vera e propria esplosione dei costi nel momento in cui si è poi costretti ad intervenire con urgenza su infrastrutture in avanzato stato di deterioramento. Se da un lato è vero che in Ticino sono in corso importanti lavori alle nostre infrastrutture per la viabilità, è altrettanto vero che tali interventi non sono certo alla portata delle numerose piccole e medie imprese presenti sul territorio, che rappresentano comunque la spina dorsale del nostro sistema imprenditoriale.
Cosa fare allora per uscire vincenti anche da questa situazione? In ambito immobiliare, occorre continuare a puntare sulla ristrutturazione dei vecchi edifici. Qui il potenziale di sviluppo è ancora notevole se pensiamo al rinnovamento delle abitazioni per seguire i moderni standard abitativi, contraddistinti dalla necessità di consumare poca energia per riscaldare o raffrescare le abitazioni e di far capo ad energia rinnovabile. I vecchi edifici, se non ristrutturati, sono destinati allo sfitto e difficilmente un canone di locazione più basso risulterà attrattivo a fronte delle elevate spese accessorie.
La parola d’ordine è dunque ristrutturare con intelligenza, sfruttando bene in altezza i terreni edificabili esistenti e, perché no, passare alla costruzione sostitutiva (demolizione del vecchio edificio per lasciare spazio ad un nuovo oggetto) nei casi in cui una ristrutturazione totale non sarebbe molto sensata né dal profilo economico, né da quello tecnico. Nell’ambito della ristrutturazione occorre valutare anche un nuovo concetto: passare da soli consumatori di energia a produttori per l’autoconsumo o per l’eventuale messa in rete dell’energia prodotta in eccesso. Se pensiamo poi all’automobile elettrica, che può essere vista come una speciale attrezzatura legata alla casa, ecco che la produzione di energia elettrica mediante i pannelli solari posizionati sulla propria abitazione può far risparmiare parte del carburante destinato alla mobilità.
È chiaro che questi accorgimenti costano e presentano ancora dei limiti soprattutto di fronte ad un bilancio ecologico completo sull’intera durata di vita dei singoli elementi. Credo però che il cambio di mentalità in atto anche nella costruzione di abitazioni sia inarrestabile e gli impresari costruttori sono pronti a dare il loro contributo.
Ing. Nicola Bagnovini,
Direttore SSIC – Sezione Ticino
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