Correva l’anno 2020 quando il Consiglio di Stato presentava un progetto per una riforma totale della Legge edilizia cantonale. Una riforma integrale che si poneva quali obiettivi principali quelli di introdurre la digitalizzazione delle procedure, la semplificazione dell’ottenimento delle licenze per le questioni di importanza secondaria e di conseguenza una velocizzazione dei tempi.
Un progetto che di principio doveva piacere a tutti gli attori in quanto, da sempre, quando si parla di edilizia che si sia dalla parte dei progettisti, di chi realizza o dei committenti, i punti dolenti sono questi.
Eppure, nonostante un lungo processo di consultazione, peraltro eseguito in due fasi, in cui si è cercato di raccogliere tutti gli spunti costruttivi e si sono eliminate le possibili criticità, la proposta di legge giace ancora, ormai da lungo tempo, nei cassetti della commissione Costituzione e Leggi del Gran Consiglio.
È ora che il Parlamento si prenda il tempo necessario per esaminare progetti di legge importanti, e a tratti magari anche molto tecnici, è pacifico. Anche che lo stesso ritenga un progetto inadeguato in alcune sue parti, e che quindi non lo condivida integralmente, fa parte delle sue prerogative. Tuttavia risulta meno comprensibile come sia possibile che, dopo 4 anni – non proprio un periodo breve -, su questo tema tutto taccia.
Delle due l’una: o un progetto va bene e quindi lo si porta avanti in un tempo ragionevole, oppure non funziona e va rimandato al mittente, in questo caso il Governo, con una chiara indicazione però di quali sono gli aspetti da cambiare e in quale direzione. Non è infatti pensabile limitarsi a un semplice “non siamo convinti” e quindi il tutto deve restare fermo.
Un atteggiamento costruttivo chiederebbe quantomeno un altro approccio, ad esempio la volontà di portare avanti gli aspetti condivisi (come la digitalizzazione delle procedure, con notevoli risparmi di tempo) lasciando invece per un secondo momento quelli controversi. Peccato perché spesso si critica l’esecutivo di non essere propositivo, di non avere una visione su quelle che possono essere delle riforme da attuare, e poi quando le proposte arrivano vengono lasciate ferme per anni.
Quando vuole invece il Parlamento sa anche essere a dir poco super veloce, basti pensare alla riforma totale della Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione dove la proposta presentata il 27 febbraio 2023 è stata evasa il 15 marzo 2023, poco più di due settimane dopo!
Ora, non si chiede che questo sia il ritmo ordinario, ma non nemmeno che lo diventi quello delle attese infinite. O almeno così dovrebbe essere.
Alex Farinelli,
Vicedirettore SSIC TI
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