Lei è stato eletto lo scorso mese di ottobre in Consiglio nazionale. Come sta vivendo a livello personale questi primi mesi a Berna?
Con grande curiosità e motivazione. Curiosità verso un nuovo mondo, quello della “Berna federale” che, oltre ad essere intellettualmente stimolante, ci si accorge subito bisogna conoscere dall’interno: i meccanismi che reggono l’attività legislativa federale, così come i rapporti tra il Parlamento, il Consiglio federale e la sua amministrazione, piuttosto che fra le due Camere, tra gruppi parlamentari e deputati, nel proprio gruppo, nelle commissioni e nelle sedute plenarie, li si devono vivere per potervisi districare ed essere efficaci nella propria azione politica. La grande motivazione è invece condizione essenziale per riuscire, in questi primi mesi, a svolgere nel miglior modo possibile la nuova funzione assieme a quella di vicesindaco a Bellinzona.
Proprio a quest’ultimo proposito: in aprile lascia, dopo dodici anni, il Municipio di Bellinzona. Come la vive e cosa si porta a Berna di questa lunga esperienza?
La decisione di non ricandidarmi alle prossime elezioni comunali è stata molto sofferta. L’attività di municipale ha impregnato gli ultimi dodici anni della mia vita. È stata una fase molto intensa e produttiva, sia per i progetti che assieme ai miei colleghi ho avuto la fortuna di affrontare in un periodo storico particolarmente fertile per la regione (aggregazione comunale, apertura di AlpTransit, introduzione del trasporto pubblico del Bellinzonese, sviluppo del polo della ricerca biomedica, prospettiva a lungo termine per le Officine FFS, solo per citarne alcuni), sia per i rapporti di collegialità e di ricerca delle soluzioni che ci sono sempre stati in Municipio. A Berna conto di portare con me il medesimo approccio, oltre al pragmatismo che l’esperienza nell’esecutivo mi ha giocoforza dato.
In effetti, rispetto al lavoro in un esecutivo, quello nel legislativo (anche se su livelli istituzionali diversi) è molto diverso, giusto?
Cambia in modo sostanziale. In un esecutivo (oltretutto comunale, dove l’immediatezza e l’attesa nel cittadino sono ancor più pronunciate) si è chiamati a mettere in pratica la propria azione in modo molto concreto, non di rado nel singolo caso. In un legislativo, si tratta invece di porre le basi o intervenire in termini più generali e astratti, affinché l’esecutivo agisca in quel modo per il cittadino. Si tratta di un’azione indiretta, con dei tempi e delle modalità per vederla realizzata molto dilatati, ciò che presuppone quindi anche la necessaria persistenza (e pazienza) nel seguire un tema, oltre all’abilità per raccogliere la maggioranza in un gremio molto più numeroso.
Confrontarsi con altre culture e altre lingue è pure una novità. Come lo vive?
In effetti mi ricorda molto gli anni passati all’università di Zurigo o, ancora, il periodo della carriera militare in giro per la Svizzera. È uno degli aspetti stimolanti dell’essere a Berna in rappresentanza del proprio Cantone: dal profilo personale è assai arricchente e permette di aprire gli orizzonti, da quello politico ti obbliga a lavorare nel modo più efficace possibile e quindi anche nella lingua e conoscendo la cultura dei propri interlocutori.
A livello politico quali saranno i temi sui quali si concentrerà nei prossimi mesi al Nazionale?
Sono membro della Commissione degli affari giuridici, dov’è attualmente pendente il grande tema dell’identificazione elettronica del cittadino, presupposto per una maggiore digitalizzazione del Paese (collegato vi è poi anche il tema della regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale), ad esempio in campo sanitario, dove un sistema di cartella informatizzata potrebbe contribuire a togliere quelle inefficienze che, assieme ad altre, incidono sui costi della salute. In termini più generali, il Parlamento dovrà invece confrontarsi con il difficile compito di avere i conti in equilibrio a fronte di aspettative in campi come la sicurezza nazionale, l’agricoltura, i trasporti, la formazione e la ricerca che – giustamente – richiedono risorse sempre maggiori.
Dopo la necessaria gavetta, quali sono gli argomenti sui quali vorrebbe invece lavorare sul medio-lungo periodo? Ha un sogno nel cassetto in questo senso?
Mi piacerebbe riuscire a incidere sul grande tema dei premi della cassa malati, così come aiutare il Ticino a ricevere i necessari investimenti federali, in particolare nel campo della mobilità.
Un sogno nel cassetto? Vedere un maggior numero di chilometri di autostrada e ferrovia in galleria (penso ad esempio al collegamento A2-A13 e al completamento di AlpTransit) a beneficio della nostra qualità di vita e, magari, un giorno, il Politecnico federale anche in Ticino.
Simone Gianini,
Consigliere nazionale