Presidente Merlini, dopo molti anni dedicati principalmente alla politica, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso professionale e diventare, dall’inizio di gennaio, il presidente della SUPSI. Con quale spirito ha iniziato questa sfida?
In realtà non si tratta di un nuovo percorso professionale, visto che continuo a svolgere la mia attività principale come titolare di uno studio di avvocatura e notariato. Il mandato di presidente del Consiglio della SUPSI mi occuperà in media per circa un 20-30%, con un’interazione accresciuta soprattutto nella fase di inserimento in questa complessa e affascinante organizzazione che ora devo imparare a conoscere dal suo interno. Ho accolto con soddisfazione la nomina da parte del Consiglio della SUPSI, ma anche con umiltà, perché so bene che non si tratta solo di una carica onorifica e di rappresentanza, bensì pure di un impegno rilevante a favore di quello che ho sempre considerato un fiore all’occhiello nel panorama formativo e della ricerca del nostro Cantone. È dunque con entusiasmo e spirito costruttivo che affronto questa nuova sfida.
Crede che la sua lunga e importante esperienza politica cantonale e nazionale possa aiutare l’istituto a crescere ancora? In che modo?
Diciamo che durante trent’anni di politica attiva, a tutti i livelli, ho potuto tessere una trama di relazioni umane sempre più ampia, che credo gioverà anche al mio nuovo ruolo di presidente della SUPSI. La conoscenza delle istituzioni cantonali e federali e di molti loro rappresentanti è un valore aggiunto, nella misura in cui rientra nei miei compiti interloquire con loro, che sono i nostri principali finanziatori, oltre che con gli altri istituti universitari per le collaborazioni su progetti e lo scambio di esperienze, come con le Scuole universitarie professionali degli altri Cantoni, i politecnici federali, le università cantonali e le Alte scuole pedagogiche.
La SUPSI si è sviluppata molto sotto la presidenza di Alberto Petruzzella. In che modo intende portare avanti i suoi progetti?
Alberto Petruzzella ha svolto un lavoro impressionante nei suoi dieci anni di presidenza, mettendo a frutto le sue capacità manageriali a favore dello sviluppo della nostra Scuola universitaria professionale. Penso in particolare, ma non solo, al ruolo (anche operativo) che ha avuto nell’ambito della realizzazione dei nuovi Campus di Mendrisio (sede del Dipartimento ambiente, costruzione e design, DACD) e di Viganello (sede del Dipartimento tecnologie innovative, DTI) in stretta collaborazione con l’USI.
Si tratta ora di completare il quadro per soddisfare l’esigenza di nuovi spazi per il Dipartimento di economia aziendale, sanità e sociale (DEASS) come pure per la Direzione generale con il Campus previsto presso la stazione FFS di Lugano, benché rimangano ancora alcune incognite che spero possano essere chiarite nei prossimi mesi. Non è infatti escluso che contro la recente approvazione delle due varianti di PR da parte del Consiglio di Stato per il comparto Trincea Massagno (TriMa) e Stazione Lugano 2 (StazLu2) vengano inoltrati ricorsi che potrebbero allungare l’iter procedurale, così come occorre attendere le decisioni delle FFS (non ancora note nel momento in cui rispondo a questa intervista).
Va poi tenuto presente anche l’iter parlamentare per il finanziamento del progetto e della costruzione per lo stabile previsto nell’area ex Pestalozzi e lo svolgimento di un concorso per la sua progettazione, risp. per l’aggiornamento del credito del Gran Consiglio per lo stabile principale, il cui progetto originale era stato oggetto di un mandato di studio in parallelo nel 2012. Ricordo che per queste opere, a causa dell’esecuzione di altri progetti nell’area della stazione, i lavori di costruzione non potranno iniziare prima dell’avvenuto completamento del nuovo sottopasso Genzana, previsto per giugno 2027, rispettivamente della realizzazione del nuovo autosilo nell’area ex Pestalozzi, prevista nei primi mesi del 2030. Come vede, le cose sono sempre un po’ più complicate di quanto sembrino.
Quali saranno le sue priorità di questo quadriennio? A suo giudizio in quali ambiti la SUPSI ha margine di crescita?
La priorità numero uno è garantire alla SUPSI le necessarie risorse per poter assolvere la sua missione con successo. Il prossimo rinnovo del contratto di prestazione con il Cantone per il periodo 2025-2028 è dunque un passaggio cruciale, in particolare alla luce delle sue difficoltà finanziarie, che hanno fatto tanto discutere in occasione dell’adozione del Preventivo 2024.
Il fabbisogno finanziario della SUPSI risulta accresciuto di circa 4 milioni all’anno per spese supplementari, a cui non potrà far fronte senza un aumento del contributo di gestione da parte dello Stato, a meno di rinunciare all’offerta di alcune formazioni. Si tratta di ca. 2.5 mio. annui per il rincaro a favore dei dipendenti (per i quali si è sinora attinto alle riserve) e di ca. 1.5-1.7 mio. annui relativi alla revisione parziale della legge cantonale sull’Istituto previdenziale del Cantone (IPCT), cui è affiliato il nostro personale stabile: revisione votata dal Gran Consiglio e su cui è chiamato a pronunciarsi il popolo.
Si tratta inoltre di promuovere il raggiungimento degli obbiettivi di più ampio respiro, indicati negli orientamenti strategici adottati dal Consiglio della SUPSI per il periodo 2025-2035, che servono alla definizione delle Linee progettuali e dei Piani di azione. È auspicabile intensificare la collaborazione con l’USI, con la Scuola universitaria federale per la formazione professionale (SUFFP) e più in generale con l’ecosistema accademico nazionale (nell’ambito di swissuniversities), favorendo lo scambio per studenti, docenti e ricercatori come pure la cooperazione transfrontaliera.
Vogliamo sviluppare ulteriormente il dialogo tra mondo accademico e società con la formazione di base e continua, la ricerca e i servizi a favore del territorio, mantenendo elevata e se possibile migliorando ancora la qualità delle nostre prestazioni, con un approccio interdisciplinare. E vogliamo continuare ad impegnarci nello sviluppo sostenibile e nell’inclusività, vogliamo essere protagonisti in una transizione digitale responsabile come università di scienze applicate e di arti professionalizzante, multidisciplinare, innovativa e di cultura latina, dinamica e attiva nella creazione di reti a livello nazionale ed internazionale, in ambito accademico, aziendale e politico-istituzionale.
Il legame con il territorio dell’istituto è abbastanza forte o deve essere aumentato? E in che modo, secondo lei, la SUPSI potrà incrementare i rapporti con le PMI?
Il legame con il territorio è uno dei tratti distintivi della SUPSI e lo sarà anche in futuro. La vicinanza e l’interazione con le aziende, l’interpretazione e la soddisfazione delle loro esigenze sono centrali per un istituto professionalizzante come il nostro. Vogliamo che le nostre diplomate e i nostri diplomati siano sempre più in condizione di assumere ruoli di responsabilità e di conduzione in una società in rapida trasformazione. Siamo determinati a sviluppare ulteriormente le varie forme di collaborazione in atto e intendiamo cogliere le possibili sinergie con la società, il mondo professionale e quello culturale, promuovendo il trasferimento delle conoscenze e dell’innovazione verso le imprese private e le organizzazioni pubbliche.
Attraverso la partecipazione attiva della SUPSI all’intero sistema regionale per l’innovazione e in particolare alla società che gestirà il nuovo Swiss Innovation Park Ticino (SIP) saremo in grado di incrementare il nostro partenariato con le aziende, favorendo la loro capacità innovativa e propiziando l’insediamento di nuove attività imprenditoriali sul nostro territorio. Lo faremo mettendo a loro disposizione le nostre competenze nell’ambito della strategia di sviluppo delle nostre relazioni con un territorio che sa guardare oltre i confini cantonali.
Che 2024 sarà per la SUPSI?
Non ho doti divinatorie e neppure la sfera di cristallo. Confido tuttavia che riusciremo a trovare le necessarie convergenze con i nostri interlocutori e mandanti istituzionali in occasione del rinnovo del contratto di prestazione quadriennale. Lo dico anche sulla scorta della crescente sensibilità politica verso la centralità strategica della formazione di base e continua e della ricerca.
Anche in relazione al progetto di nuovo Campus presso la stazione FFS di Lugano spero che la situazione possa gradualmente appianarsi, senza costringerci a prendere in considerazione piani alternativi.
Un occhio attento dovrà essere rivolto anche ai negoziati che il Consiglio federale ha deciso di riavviare su nuove basi con l’UE per il nuovo accordo istituzionale.
L’esclusione dalla ricerca europea tocca infatti direttamente anche la SUPSI, che tra le Sup svizzere è quella con il volume di ricerca europea più significativo, con un totale di circa 5-6 mio CHF all’anno (dei quasi 50 mio CHF sviluppati nell’ambito della ricerca e i servizi) e con ricadute positive sulla nostra competitività e su quella delle aziende attive nel nostro territorio.
Come tutta la ricerca applicata della SUPSI, si tratta infatti di attività svolte con le aziende e con le istituzioni e finanziata anche dalle aziende stesse, che coinvolgono reti internazionali e consentono investimenti importanti (p.es. finanziano i macchinari dei laboratori per fare ricerca, a differenza dei progetti svizzeri). Un’esclusione definitiva dalla ricerca europea svantaggerebbe quindi sul medio periodo anche il tessuto socio-economico, con importanti ricadute sulle aziende e sulla formazione.
Giovanni Merlini,
Presidente del Consiglio SUPSI
www.supsi.ch