Le analisi della dinamica degli infortuni compiute dagli ispettori alla sicurezza e dai periti assicurativi mostrano come nel tempo non siano variate le cause di incidente mortale.
La stragrande maggioranza degli incidenti è percentualmente provocata dall’utilizzo improprio di utensili, macchinari o impianti e deriva dai problemi connessi alla loro collocazione, al loro assetto, in termini di stabilità e alla possibilità quindi che gli stessi vengano adoperati in modo scorretto.
Ogni utensile, o attrezzatura, sia essa meccanica che manuale, necessita di una competenza che ne permetta l’uso in modo appropriato. In seconda battuta ma altrettanto importanti nella statistica degli infortuni sono la totale assenza o inadeguata osservanza delle misure di protezione personale. Spesso vengono infatti disconosciute norme basilari quali l’utilizzo di casco, pantaloni antitaglio, calzature antinfortunistiche dotate di puntali e suole in metallo o altri materiali resistenti ai tagli e alle perforazioni, gli occhiali protettivi, le mascherine e gli otoprotettori.
È quasi impossibile oggi, per chi opera nel mondo del lavoro e del cantiere, non conoscere le disposizioni di legge: disposizioni derivate dalla sintesi delle valutazioni dei rischi ai quali quotidianamente il lavoratore è sottoposto. Purtroppo, spesso l’incidente è dovuto all’errata fiducia che il lavoratore ripone in se stesso: frasi come “l’ho sempre fatto così…”, “ho piegato la gru sempre in questo modo e non è mai successo niente…” vengono ripetute quasi a discolpa dal lavoratore infortunato.
Proponendo un caso tipo ed entrando nel merito della sua dinamica, possiamo comprendere con interezza il fulcro del problema.
Il giardiniere paesaggista Giuseppe si trova di primissimo mattino a caricare sul furgone aziendale un escavatore a noleggio utilizzando due rampe in appoggio: durante le operazioni di carico il ribaltabile si alza, le rampe scivolano lateralmente provocando la caduta dell’escavatore su un fianco. Giuseppe si ferisce rimanendo incastrato tra la rampa e il cingolo dell’escavatore. Il furgone si sposta in avanti e viene bloccato in qualche modo da un lavoratore accorso dal magazzino.
Un primo sguardo sulla dinamica dell’incidente mette in evidenza che Giuseppe, in primo luogo, non avrebbe mai dovuto provvedere da solo al carico di un escavatore. Operazioni di questo genere devono sempre essere compiute in due. Il fatto che fosse da solo ha aggravato la dinamica in quanto nessuno ha avuto modo di correggere il suo operato, di metterlo in guardia da un’azione scorretta e di occuparsi dell’altro mezzo. In secondo luogo, Giuseppe non ha applicato la procedura corretta per il carico dell’escavatore sul furgone, eseguendo in modo frettoloso le azioni e dimenticando le norme basilari, quali il caricamento in piano, il freno di sicurezza e il motore spento del furgone, il fissaggio corretto delle rampe, la giusta considerazione delle pendenze di carico.
Giuseppe ha una formazione come giardiniere AFC e in seguito la formazione come capo giardiniere e lavora in questa azienda da dieci anni, dove, tuttavia, non c’è un responsabile della sicurezza, prevenzione e protezione e ogni lavoratore deve occuparsi autonomamente della propria salute nell’espletamento delle diverse attività.
Dall’esempio proposto si desume facilmente che il lavoratore era solo e non avrebbe dovuto esserlo, aveva fretta, perché era atteso in cantiere e avrebbe dovuto invece avere a disposizione il tempo necessario per eseguire il carico in sicurezza, non ha applicato per dimenticanza, per distrazione o per ignoranza le norme basilari relative all’azione da compiere.
Il responsabile della sicurezza che avrebbe dovuto essere presente durante l’attività lo avrebbe messo in guardia dagli errori che stava per compiere? Certamente sì, la sua presenza avrebbe costituito un importante deterrente e sarebbe stata parte attiva nella prevenzione dell’incidente.
Sappiamo che i costruttori immettono sul mercato attrezzature dotate di protezioni di sicurezza all’avanguardia, di manuali di utilizzo che contengono le norme da seguire per utilizzare l’attrezzatura in modo corretto. Purtroppo però, spesso i macchinari vengono utilizzati come si è sempre fatto, senza che se ne valutino le nuove misure di prevenzione apportate o se ne conoscano i rischi in caso di utilizzo in contesti difficili.
È molto diverso infatti caricare un escavatore su un piazzale in piano, con buona visibilità e buona illuminazione, nell’orario di lavoro, insieme a un operaio che verifica da vicino le operazioni di carico piuttosto che farlo all’alba, da solo, di fretta, con poca luce e con il terreno in pendenza. Ogni azienda, attraverso i corsi di formazione dedicati per l’uso corretto dei mezzi di lavoro più sensibili agli infortuni, quali i carrelli elevatori, i cestelli a sfilo, gli escavatori e le gru per il carico dota i propri lavoratori della corretta formazione.
La presenza di un responsabile della sicurezza e della prevenzione però può diventare di fondamentale importanza per stabilire il corretto dialogo con le maestranze, raccogliere i loro dubbi e chiarire le dinamiche più sensibili, osservando da vicino e monitorando le fasi di lavoro e la giusta osservanza delle norme di prevenzione dei rischi, tanto da parte del datore di lavoro che da parte dei lavoratori.
Applicare questa scelta può costituire un passo importante per il consolidamento di ogni attività, per il benessere dei propri lavoratori e per una crescita sensibile e responsabile nel proprio ambito professionale.
di Francesco Todeschini,
www.jardinsuisse-ti.ch