Premessa
La Via Alta Crio è un percorso destinato a escursionisti esperti con una solida preparazione, le difficoltà delle varie tappe possono di fatto raggiungere gradi elevati. Si tratta di un viaggio incredibile, un itinerario che ha richiesto ben 4 anni di preparativi e che si snoda su 10 tappe, 100 chilometri, 10’000 metri di dislivello; un’opportunità per far conoscere le montagne del Ticino a un pubblico sempre più ampio, appassionato ed esigente.
Proprio in questo contesto nasce il bivacco, posato sul Piano della Parete (Alta Val Malvaglia), seconda struttura più alta del nostro Cantone in cui trascorrere la notte: un vero e proprio riparo immerso in uno scenario imperdibile. Nato dall’esigenza di poter offrire una tappa intermedia, fra una vetta e l’altra, questo bivacco rappresenta una prima assoluta per il Ticino a livello progettuale e costruttivo.
Realizzato grazie all’efficienza di imprese attive in alta Valle, su progetto dell’architetto Sabrina Binda, quest’opera caratteristica racchiude molteplici aspetti che ne profilano una territorialità molto forte. Un crogiuolo di valori trasversali, con al centro l’uomo: il suo saper “essere” nel vivere la montagna, il suo saper “fare” attraverso competenze artigianali. Con questo spirito l’architetto Binda ha saputo creare un team grazie al quale è stato possibile portare a termine questo particolare mandato.
Il coinvolgimento di aziende artigiane del luogo ha certamente avvalorato l’impresa, queste ultime non solo appartengono a questo territorio ma rivestono di fatto un ruolo chiave contribuendo alla tenuta del tessuto sociale oltre che economico della Valle. Capofila di questo team è stata l’azienda Truaisch & Derighetti di Dongio, che si è occupata della progettazione e costruzione dell’involucro realizzato principalmente in legno. Un ettagono irregolare con al centro una grande finestra pentagonale in grando di regalare una straordinaria vista panoramica sullo scenario circostante.
Un design futuristico valorizzato da materie prime inserite con autenticità in questo paesaggio ad alta quota; qui la naturalezza del legno incontra la forza del metallo, un materiale che in quest’opera gioca stilisticamente un ruolo secondario ma che risulta tuttavia indispensabile a livello strutturale.
Struttura portante in metallo
La realizzazione del bivacco, affidata all’esperienza di Nicola Truaisch e alla sua falegnameria, ha richiesto una particolare cura nello studio dei dettagli (statica, sicurezza, peso, trasporto e montaggio, ecc.). Posizionato a 2’725 metri di quota, in una sorta di anfiteatro naturale, il rifugio risulta al riparo da pericoli estremi come valanghe o smottamenti tuttavia nella scelta del luogo, avvenuta grazie a un’attenta analisi del territorio, non andavano trascurate variabili come ad esempio le particolari condizioni atmosferiche presenti a questo tipo di altitudine.
L’involucro in legno, concepito a moduli, richiedeva una struttura metallica portante, indispensabile in relazione alla statica, permettendone inoltre un alleggerimento globale. L’esecuzione degli elementi in acciaio è stata affidata alla Solari Elvezio SA, azienda di metalcostruzioni con sede a Olivone attiva da quasi 50 anni in Val di Blenio.
Fondata da Elvezio Solari e portata avanti dal figlio Simone, oggi direttore d’azienda, rappresenta un punto di riferimento nella regione: grazie a competenze trasversali, spirito innovativo e un costante aggiornamento tecnologico, quest’impresa artigianale risponde in modo competitivo alle esigenze del mercato.
Un valore intrinseco
Coinvolto in questo particolare progetto Simone Solari ha affidato l’esecuzione della struttura portante ai propri collaboratori e in particolar modo a due giovani apprendisti metalcostruttori in formazione presso l’azienda, Noè Maestrani e Kevin Melloni. Ed è qui che la realizzazione di questo manufatto acquista un incredibile valore aggiunto, non tanto in relazione alla complessità dell’opera – la struttura metallica non risultava di fatto eccessivamente complicata nella sua costruzione – ma piuttosto considerando ciò che parallelamente ha potuto consegnare, in termini di crescita personale, a due giovani leve.
L’importanza di un’azienda formatrice, come la Solari Elvezio SA, che da sempre in Valle offre opportunità formative ai giovani nel settore delle metalcostruzioni, coglie nel segno proprio dal momento in cui, non solo al suo interno si preoccupa di coltivare giovani che assicurino un futuro all’azienda ma crei per loro opportunità stimolanti in grado di motivarli giorno per giorno. Ne sono un’intangibile testimonianza proprio Noè e Kevin che, da apprendisti in formazione, con orgoglio hanno voluto raccontare questa esperienza.
La Via Alta Crio rappresenta una novità rivolta ad escursionisti esperti, la sua importanza e la sua bellezza vengono e verranno ampiamente promosse da un mondo di appassionati; quello che forse viene percepito meno ma che ha certamente un suo valore intrinseco risiede nello scoprire quali e quante opportunità si aprano attorno ad un progetto come questo, a partire dalla realizzazione di un’opera che nel suo piccolo ha saputo coinvolgere tutta una Valle, dall’architetto al progettista, dall’artigiano professionista al giovane apprendista. Un esempio virtuoso capace di valorizzare il nostro territorio.
Intervista a Noè Maestrani e Kevin Melloni
Apprendisti metalcostruttori presso la Solari Elvezio SA di Olivone
Cosa vi affascina maggiormente della vostra professione?
«Il fatto che si parte dal “niente” e poi nasce qualcosa di speciale: noi metalcostruttori lavoriamo con elementi di base e da quelli possiamo creare tutto ciò che vogliamo!».
Avete partecipato alla realizzazione della struttura portante del bivacco. Cosa vi è piaciuto di questo lavoro eseguito in officina?
«Quando è arrivato questo lavoro eravamo al 1° (Kevin) e al 2° (Noè) anno di apprendistato e quindi non ci era ancora capitato un oggetto così grande. Lavorare sulle putrelle è stato impegnativo ma alla fine questo ti dà anche molta soddisfazione. È stato un lavoro particolare e grazie a questo abbiamo potuto imparare qualcosa di nuovo».
Quale lavorazione vi è piaciuta di più?
«Per me (Noè) sicuramente la saldatura: dovevo unire queste grandi travi con una saldatura di tipo MAG 135, e vedere piano piano la struttura prendere forma è stato bello!».
Come è avvenuta la consegna di questo incarico?
«Il nostro formatore Joel, che è anche il nostro capo officina, ci ha portato i disegni e ci ha spiegato cosa dovevamo fare, noi poi dovevamo saper leggere i piani: da qui abbiamo iniziato a preparare il materiale e poi a trasformarlo nella struttura portante. Naturalmente durante le diverse lavorazioni ci ha sempre seguiti Joel».
Sapevate che la struttura era parte integrante di un bivacco?
«Sì, era disegnato sul piano: dal disegno tecnico però poi devi essere un po’ tu a immaginarti come sarà l’oggetto finito e montato, per esempio in questo caso non c’era solo il metallo ma era quasi tutto fatto in legno (era scritto sul piano)».
A quale aspetto avete dovuto prestare maggiore attenzione?
«In questo lavoro la precisione è stata molto importante, questo perché tutti gli elementi dovevano incastrarsi alla perfezione, altrimenti il rischio era di non riuscire a montare le diverse parti del tetto».
Quale sensazione suscita sapere di aver partecipato alla realizzazione di un’opera così particolare?
«È una bella sensazione! Il bivacco resterà lì per un bel po’ di tempo e in molti passeranno di lì. Poter dire che un po’ lo abbiamo fatto anche noi con le nostre mani è una bella soddisfazione».
Qual è stato il momento più emozionante?
«La partenza dell’elicottero! Mentre si sollevava con la struttura agganciata per un attimo abbiamo pensato… adesso si spezza in due… (detto un po’ come battuta… ma un po’ anche no) e invece è andato tutto bene!»
Noè e Kevin sorridono soddisfatti.
Per loro si è certamente trattato di un’esperienza molto arricchente dal punto di vista professionale, ma non solo.
Suggestioni dell’architetto Sabrina Binda
Il progetto per la creazione di un nuovo bivacco è nato dall’esigenza di creare un punto di appoggio lungo la tappa della Via Alta Crio che dal Rifugio Alpe di Giümela porta alla Capanna Quarnei. Il Piano della Parete, un anfiteatro situato a circa 2’700 m s.l.m. in Valle Malvaglia, si è rivelato il luogo ideale per ospitare questa nuova struttura, unica nel suo genere in Ticino.
Le prime fasi di studio hanno preso in considerazione diverse tipologie di costruzione: con il committente (Società Alpinistica Ticinese, sezione Lucomagno) e con l’allora gruppo di lavoro Via Alta Crio abbiamo valutato costruzioni interamente in legno e costruzioni più avveniristiche in fibra di vetro.
La scelta di lavorare unicamente con artigiani presenti nella Valle di Blenio è scaturita dall’inserimento dell’intero progetto Via Alta Crio in un contesto di sviluppo regionale, supportato dall’Ente Regionale per lo Sviluppo Bellinzonese e Valli, dall’Ufficio per lo Sviluppo Economico e da Sport Toto, nonché da numerosi Comuni della valle.
In collaborazione con l’azienda di carpenteria Truaisch & Derighetti Sagl di Dongio abbiamo sviluppato un edificio che rispondesse alle necessità della committenza e ugualmente garantisse un’elevata resistenza agli agenti atmosferici e la cui fase di cantiere fosse ridotta al minimo.
Da qui – e per soddisfare requisiti statici – è nato un edificio suddiviso in otto moduli, la cui struttura portante è garantita da capriate in metallo e il cui involucro è composto da una parete a sandwich in pannelli di legno e lana di roccia, rivestito da lastre in alluminio.
La forma, ettagonale e allungata, è conseguente alla scelta della disposizione interna – si voleva infatti una zona giorno che proponesse all’escursionista un affaccio sull’incredibile sfilata di vette visibili dal Piano della Parete e una zona notte dall’altezza contenuta.
Inoltre, siccome l’edifico è alimentato unicamente da un impianto fotovoltaico, era importante creare una superficie esterna che sfruttasse appieno la potenzialità dei pannelli solari. Riuscire a contenere il peso degli otto moduli affinché fossero trasportabili in quota è stata probabilmente la sfida maggiore che la ditta di carpenteria ha dovuto affrontare.
Era inoltre indispensabile che i moduli fossero perfettamente combacianti: per evidenziare eventuali problematiche e completare l’assemblaggio dell’involucro, il bivacco è stato dapprima montato “a secco” presso la Truaisch & Derighetti Sagl. Gli otto moduli sono poi stati nuovamente smontati e preparati per il trasporto in quota con elicottero. Ogni modulo è stato posato in volo stazionario e in questo senso la precisione nell’esecuzione delle capriate metalliche era importante per la buona riuscita dell’intero processo di montaggio.
Il cantiere a 2’700 m s.l.m. ha richiesto a molti artigiani una particolare capacità di adattamento. Molti di loro hanno infatti soggiornato per più giorni al Piano della Parete in modo da riuscire a completare la costruzione nei tempi previsti.
Come direzione lavori ho apprezzato la loro capacità di collaborare e li ringrazio per questo. In queste condizioni, inusuali, il fatto che la maggior parte di loro si conoscesse personalmente ha sicuramente facilitato i lavori.
A cura di:
Barbara Soer
AM Suisse Ticino
www.amsuisseticino.ch
Contributi:
Simone Solari
Solari Elvezio SA
www.solari-sa.ch
Sabrina Binda
Architetto