Signor Frapolli, lei ha di recente presentato un progetto innovativo nel Gambarogno. Ci può spiegare di cosa si tratta?
È un progetto pilota elaborato partendo dalla mia esperienza come consulente nel settore, che ho sviluppato negli ultimi anni. L’abbiamo intitolato Habitat Lago Maggiore ed è situato a Piazzogna. È un progetto particolare perché è immerso nella natura, vicino a un bosco e a un ruscello e soprattutto è una struttura ricettiva sostenibile. Se lo paragoniamo a un hotel, la hall è come se fosse il bosco, i corridoi diventano i sentieri e le camere sono le casette in legno e vetro adagiate sul terreno.
Le nostre sono costruzioni, ci tengo a sottolinearlo, che alla fine della loro vita e quindi tra quindici-venti anni, possono essere smontate. Nel senso che sono reversibili sul territorio, permettendo al paesaggio di tornare al suo stato naturale.
Quando sarà ultimato?
In questi mesi siamo in fase di cantiere e il tutto sarà pronto per la primavera del prossimo anno, quando lo inaugureremo. Habitat sarà composto da sei abitazioni indipendenti di circa 35 metri quadri l’una che conteranno di un salottino, una piccola cucina, il bagno e la camera con vista lago. Vorrei mettere l’accento anche su un altro aspetto: l’indice di sfruttamento edificatorio è molto basso, inferiore al 40% di quanto sarebbe possibile costruire sul terreno, a dimostrazione del fatto che le costruzioni sono poco invasive e si inseriscono perfettamente nel territorio.
È una tendenza che altrove sta prendendo sempre più piede. Crede che anche da noi ci sia lo spazio per uno sviluppo su larga scala di questi progetti?
Le nuove tendenze turistiche ci dicono che gli ospiti desiderano vivere un’esperienza sempre più autentica e sostenibile. Un radicale cambiamento rispetto al turismo di massa e standardizzato a cui eravamo abituati negli anni ‘80 e ‘90. In Ticino vi sono ancora pochi progetti come questo anche perché, è utile dirlo, non è sempre semplice ottenere tutti i permessi necessari quando si ha a che fare con concetti turistici nuovi e inediti. Invece, in Svizzera interna e all’estero, questo tipo di strutture è più frequente e il turismo sostenibile più sviluppato. Esiste, infatti, un target di turisti che è disposto a pagare qualche franco in più per avere un’esperienza unica, a contatto con la natura ma senza rinunciare al comfort.
Queste strutture si rivolgono a una clientela abbastanza abbiente. Crede si possano ideare progetti anche più “popolari”?
È chiaro che questo tipo di progetto è ideato per una fascia di turisti medio-alta, soprattutto in un contesto come quello svizzero dove in generale tutti i costi sono più elevati. Ma, attenzione, il mio e altri progetti del genere, non sono legati al mercato del lusso. Sicuramente, venendo alla domanda, in altri contesti, credo sia possibile pensare a costruzioni alla portata anche di una fascia di turisti diversa, anche se per il costo della vita in Svizzera, credo sia comunque difficile ragionare sul turismo low-cost.
È a conoscenza di altre idee simili nel nostro Cantone? Potrebbe essere l’inizio di un nuovo segmento turistico?
Ci sono piccoli progetti che si stanno sviluppando; per esempio esiste già una struttura simile a Curzùtt e un’altra sul Monte Generoso. Ma sono ancora poche. Il potenziale comunque è molto alto, soprattutto nelle zone periferiche, nelle Valli, regioni ancora poco sviluppate turisticamente. Sono costruzioni che si adattano perfettamente a quelle regioni perché sostenibili, leggere e quindi poco invasive nel territorio.
Allargando lo sguardo al turismo in Ticino, la prima parte dell’anno ha visto i dati relativi ai pernottamenti in calo. Sicuramente ha influito il maltempo, ma potrebbe esserci anche un problema di infrastrutture e di offerta turistica?
Il Ticino ha un’impostazione turistica, per certi versi, piuttosto datata. Intendiamoci, non parlo di tutti gli alberghi, ma in generale buona parte dell’offerta che troviamo è ancora tradizionale. Infrastrutture che sempre di più soffrono le condizioni meteorologiche. Probabilmente sviluppare nuovi tipi di offerte permetterebbe di ovviare a queste problematiche.
Il marketing turistico ticinese deve cambiare a suo giudizio? In che modo?
Sono sempre più dell’idea che il marketing turistico serva relativamente a poco. Oggi, in un mondo pervaso dalla comunicazione digitale e dai social, l’unica vera chiave di promozione turistica è il prodotto. Mi spiego meglio: se ho un prodotto di qualità questo si promuove da solo e in modo istantaneo, senza bisogno di tante campagne promozionali. Ci sono stati molti casi eclatanti in cui si è visto che con un semplice post instagram e in pochi minuti, sono stati resi noti in tutto il mondo luoghi bellissimi e ancora poco conosciuti.
Elia Frapolli,
Imprenditore
www.habitatlagomaggiore.ch