Gli utili al termine del terzo trimestre hanno superato le aspettative. Può spiegarci quali sono i fattori che hanno maggiormente contribuito a questo buon risultato?
La solida performance di UBS dimostra la forza delle nostre attività per la clientela, del nostro modello di business diversificato e della nostra presenza globale. Nello scorso trimestre, in un contesto di mercato difficile caratterizzato da una maggiore volatilità e da continue incertezze a causa degli sviluppi geopolitici, siamo rimasti al fianco dei nostri clienti che hanno beneficiato della nostra raccomandazione di restare investiti e di posizionare i loro portafogli in modo da trarre vantaggio dall’attuale contesto di mercato. Questo ha rafforzato ulteriormente la fiducia dei clienti nelle nostre capacità di consulenza e ha contribuito a una forte crescita dei ricavi e degli asset durante il trimestre.
La nostra performance riflette inoltre il continuo progresso nell’integrazione. Siamo in anticipo rispetto ai tempi previsti per le nostre priorità di integrazione e ben posizionati per ulteriori progressi nel quarto trimestre: questo ci pone in una condizione ancora migliore per offrire l’intera gamma di prodotti e servizi derivanti dall’integrazione delle due banche e rimanere più vicini ai clienti. Tutto ciò ci rende fiduciosi nel raggiungimento dei nostri obiettivi finanziari a breve e medio termine. Continuiamo inoltre a investire nel nostro personale, nei nostri prodotti e nelle nostre competenze, al fine di rafforzare l’offerta e posizionare UBS al meglio per una crescita a lungo termine. In Svizzera rimaniamo un partner sicuro e affidabile per la clientela. Solo nel terzo trimestre abbiamo concesso o rinnovato prestiti per circa 35 miliardi di franchi nel nostro Paese. Complessivamente, UBS eroga crediti per 350 miliardi di franchi alle imprese, contribuendo così a sostenere l’economia nazionale.
Negli ultimi 18 mesi abbiamo compiuto notevoli progressi nella costruzione di una UBS ancora più forte e sicura, di cui tutti i nostri stakeholder possono essere orgogliosi. Tuttavia, non vi è spazio per l’autocompiacimento. Sebbene i progressi siano evidenti, siamo solo a metà strada per il ripristino dei livelli di utile e rendimento pre-acquisizione, e il viaggio che ci aspetta non sarà lineare.
L’integrazione di Credit Suisse sta procedendo secondo i piani?
Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto quest’anno. Siamo riusciti a stabilizzare ulteriormente il business di Credit Suisse, riportandolo in utile e riconquistando la fiducia della clientela. Come indicato in precedenza, attualmente sul fronte dell’integrazione siamo in anticipo sui tempi in diverse aree chiave. Un altro traguardo importante è stato quello di riuscire a ridurre rapidamente i costi e lavorare sull’efficienza del capitale, oltre ad aver sviluppato capacità di investimento per preparare UBS alla crescita futura. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il lavoro instancabile dei nostri collaboratori a tutti i livelli dell’organizzazione, a cui va sempre il mio sincero riconoscimento.
Rimanendo in tema di integrazione, oggi e nel 2025, gran parte della nostra attenzione è rivolta all’integrazione delle piattaforme informatiche e al trasferimento dei dati dei clienti. Per Credit Suisse tali dati sono quantificabili in 110 petabyte: un petabyte equivale a 500 miliardi di pagine di testo stampato standard, 20 milioni di schedari o due anni e mezzo di visione di film senza interruzioni. In seguito alla migrazione dei conti dei clienti in Lussemburgo, Hong Kong e Singapore quest’anno, ci stiamo preparando per la migrazione in Svizzera nel 2025. Si tratta di un compito molto complesso e di fondamentale importanza; solo in Svizzera sarà necessario migrare le informazioni di oltre un milione di clienti. Nonostante le attività di integrazione siano chiaramente importanti, è per noi altrettanto fondamentale non distogliere l’attenzione dal servire al meglio e supportare la clientela nel navigare l’attuale contesto di incertezza.
È confermato il taglio di tremila posti di lavoro entro il 2026?
È importante tenere presente che, per com’era strutturato, il modello di business di Credit Suisse generava perdite e che la banca aveva annunciato una riduzione del personale già prima dell’acquisizione. Per questo motivo, abbiamo comunicato fin dall’inizio in maniera trasparente che l’acquisizione di Credit Suisse avrebbe comportato una riduzione della forza lavoro complessiva. Purtroppo non ci sono altre opzioni percorribili. Stimiamo che ci saranno all’incirca 1000 posti di lavoro in esubero nell’ambito dell’integrazione di Credit Suisse (Svizzera) SA. Inoltre, la necessaria ristrutturazione di altre aree di Credit Suisse comporterà, sempre secondo le stime, all’incirca 2000 esuberi in Svizzera. La perdita di posti di lavoro è dolorosa. Per questo continueremo a fare tutto il possibile per mitigarne gli effetti, attraverso la fluttuazione naturale, la mobilità interna e il pensionamento anticipato. I tagli inevitabili saranno inoltre scaglionati nell’arco di alcuni anni. Nel costruire un’organizzazione ancora più forte, siamo determinati a trattenere le persone e i team migliori.
A questo proposito qualche settimana fa è trapelata la notizia, secondo cui sarebbero stati messi in vendita diciannove immobili di Credit Suisse (tra cui uno a Locarno) e altri ancora arriveranno sul mercato. Quali sono gli obiettivi che perseguite in questo segmento (in termini di riduzione dei costi e del numero di immobili)?
Nell’ambito delle attività di integrazione, era necessaria una ristrutturazione della rete di filiali. In futuro questo avrà un effetto positivo per la clientela di Credit Suisse, che potrà beneficiare del doppio delle filiali in tutta la Svizzera. Consolideremo le filiali di UBS e Credit Suisse e, in 85 località, elimineremo le sedi in eccesso, mantenendo unicamente le filiali migliori. In linea con gli obiettivi di consolidamento, abbiamo avviato la vendita in Svizzera di 19 filiali di Credit Suisse e UBS che non sono più necessarie.
Qual è la sua opinione in merito alla situazione geopolitica? In che modo supportate i vostri clienti?
Le prospettive macroeconomiche continuano ad essere impattate dai conflitti in corso e dalle tensioni geopolitiche. Prevediamo che queste incertezze non scompariranno nel prossimo futuro e che probabilmente continueranno a causare una maggiore volatilità dei mercati rispetto alla prima metà dell’anno. Rimaniamo vicini ai nostri clienti per supportarli a gestire le sfide e le opportunità nel contesto attuale. In generale, il nostro modello di business diversificato ci posiziona al meglio per generare valore sostenibile a lungo termine per gli azionisti, in qualsiasi condizione di mercato.
L’ultima domanda è di natura più personale. Lei ha dichiarato in più occasioni che rimarrà almeno fino alla fine del 2026, ossia fino all’integrazione completa di Credit Suisse. Cominciano già a circolare i nomi di suoi potenziali successori. Secondo lei quali caratteristiche dovrebbe possedere il prossimo CEO di UBS? Quale eredità intende lasciare?
È prematuro e inopportuno speculare sui nomi. Sicuramente la persona adatta deve avere una conoscenza approfondita del mondo bancario e, preferibilmente, della banca.
Per quanto concerne la mia eredità, il mio obiettivo è quello di lasciare una banca ancora più forte di quella che ha già saputo essere parte della soluzione in un momento delicato della storia della piazza finanziaria internazionale, e che sia costantemente capace di rispondere alle necessità dei propri clienti.
Sergio Ermotti,
Ceo di UBS
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