Nelle prossime settimane lei lascerà la presidenza del Governo. Che bilancio può fare di quest’anno?
È stato un periodo contraddistinto da numerose sfide. Tra queste ricordo, ad esempio, il maltempo che a fine giugno ha investito la Vallemaggia. Il Cantone si è da subito attivato, unitamente ai Comuni e alla Confederazione, per affrontare le fasi iniziali dell’emergenza ma anche per la fase di ricostruzione in corso. Molte delle nostre attenzioni sono poi state rivolte all’esercizio di riequilibrio finanziario, che ha richiesto un grande sforzo per la costruzione del consenso, anche in considerazione della crescente frammentazione politica. Nel 2024 sono altresì stati raggiunti obiettivi importanti, quali l’approvazione della riforma fiscale e delle misure di compensazione per gli affiliati all’Istituto di previdenza del Cantone Ticino, e non sono mancate le notizie positive, come la recente costituzione dello Switzerland Innovation Park Ticino, un progetto orientato al futuro e alla creazione di posti di lavoro per i nostri giovani, o l’investimento delle FFS, con il supporto dell’ente pubblico, per la realizzazione delle nuove officine.
Che differenze ha trovato rispetto alla sua prima esperienza in questo ruolo?
Anzitutto la mia prima esperienza come Presidente del Consiglio di Stato era stata caratterizzata in modo importante dalla pandemia, un periodo particolarmente complesso. Accanto a ciò, dal 2022 il contesto globale è diventato più difficile, con l’insorgere dapprima del conflitto in Ucraina, con le relative tensioni geopolitiche e istituzionali, e poi di quanto successo in Medio Oriente. In generale questi eventi hanno portato a un rallentamento economico, a una forte pressione inflazionistica, a un aumento dei tassi d’interesse e a importanti flussi migratori. Le ripercussioni si sono fatte sentire anche in Ticino e hanno richiesto una gestione impegnativa a livello locale.
Lo scorso dicembre il Parlamento ha votato il Preventivo con un deficit che sfiora i 100 milioni. È soddisfatto del risultato ottenuto o lei come responsabile delle finanze avrebbe voluto cifre migliori?
Il preventivo votato dal Parlamento presenta un disavanzo maggiore rispetto a quanto proposto dal Governo, comunque inferiore ai 100 milioni di franchi. L’obiettivo permane in ogni modo quello di raggiungere l’equilibrio dei conti nel medio periodo. Se da un lato gli sforzi da compiere sono ancora importanti, dall’altro è sicuramente positivo che si è riusciti a contenere il disavanzo entro limiti sopportabili. Ad inizio anno è arrivata la notizia positiva relativa alla Banca Nazionale Svizzera. Le stime aggiornate di piano finanziario 2026-2028 confermano tuttavia che saranno necessari ulteriori correttivi: la situazione finanziaria rimane fragile e necessita di una forte volontà di azione che coinvolge sia il Governo che il Parlamento.
Qualche settimana fa è arrivata la buona notizia legata all’entrata straordinaria dalla BNS di 80 milioni. Avete già pensato a come usare questi fondi? Andranno tutti a coprire il deficit oppure saranno usati altrimenti?
Preciso anzitutto che l’entrata della BNS non è straordinaria ma risolta da una convenzione. Se guardiamo al passato, la BNS ha quasi sempre versato a Confederazione e Cantoni una quota sui suoi utili; mediamente le entrate del Cantone sono state di circa 55-60 milioni di franchi all’anno. Ad essere straordinaria è piuttosto la mancata entrata. Come gli anni passati questa entrata viene registrata nelle entrate del Cantone. Per legge inoltre le entrate, siano esse di natura fiscale o della Banca Nazionale, non possono essere vincolate.
In giugno i cittadini hanno approvato una riforma fiscale. In questo settore, nei prossimi anni, state pensando ad altre misure in favore di persone fisiche e persone giuridiche?
Nei prossimi anni la fiscalità cantonale dovrà tenere conto delle importanti riforme in corso a livello federale, in particolare per quanto riguarda l’ambito delle persone fisiche. La prospettata abolizione del valore locativo e il passaggio, se così vorranno Parlamento e Popolo, all’imposizione individuale comporteranno importanti conseguenze per i Cantoni, sia a livello finanziario che organizzativo, e sarà fondamentale farsi trovare pronti. Sul fronte delle persone giuridiche, un cantiere importante sarà quello relativo all’introduzione delle basi legali per l’attuazione dell’imposizione minima per i grandi gruppi d’imprese (progetto Pillar II dell’OCSE), attualmente regolate provvisoriamente in un’ordinanza federale. Più in generale, occorrerà come sempre prestare particolare attenzione agli sviluppi internazionali, in particolare per quanto concerne l’imposizione dell’economia digitale. Tra gli obiettivi del Governo vi è poi quello di proseguire nel processo di digitalizzazione dei rapporti tra Stato e Cittadino, attraverso la creazione – a tappe – di un portale e-cittadino all’interno del quale i contribuenti potranno interfacciarsi con l’amministrazione cantonale e trovare tutti i documenti relativi alle proprie relazioni fiscali.
Il nuovo presidente USA Trump ha fatto capire in modo deciso che guarderà anzitutto al mercato interno. Questo che effetti potrà avere sull’economia svizzera e ticinese? Le nostre PMI dovranno preoccuparsi?
Anzitutto occorre verificare nel concreto quali decisioni prenderà l’Amministrazione Trump, tenendo in considerazione che l’orientamento annunciato dal nuovo Presidente degli Stati Uniti potrà avere delle ripercussioni anche sull’economia svizzera e ticinese. Molte delle nostre piccole e medie imprese sono già abituate a operare in contesti di competitività globale e, di riflesso, hanno la capacità di adattarsi a eventuali cambiamenti nelle dinamiche economiche mondiali e di reagire di conseguenza.
Se dovesse dare un consiglio a un giovane imprenditore quale sarebbe? Quali sono gli ambiti che si stanno sviluppando velocemente anche in Ticino e che hanno un potenziale di sviluppo?
Gli consiglierei di prepararsi e formarsi, ma anche di saper osare. Se necessario potrà utilizzare gli strumenti e le misure che il Cantone mette in campo a sostegno dell’imprenditorialità.
Se da un lato per chi si mette in proprio Fondounimpresa, il servizio interdipartimentale della Divisione dell’economia del DFE e della Divisione della formazione professionale del DECS, offre corsi di formazione in vari ambiti di gestione aziendale e sostiene gli auto-imprenditori anche dopo la costituzione della propria impresa, dall’altro il Cantone guarda con particolare interesse alle startup, per cui ha elaborato un’apposita strategia. Inoltre, la Fondazione Agire, l’agenzia cantonale per l’innovazione, funge da punto di informazione e messa in rete sul tema.
Per quanto riguarda gli ambiti con il maggior potenziale di sviluppo, hanno un potenziale interessante quelli in cui sono attivi i centri di competenza dello Switzerland Innovation Park Ticino appena costituito, ossia scienze della vita, droni e lifestyle tech.
Christian Vitta,
Presidente del Governo