Da qualche anno, dopo essere stato granconsigliere, è a Berna. Quale è il suo bilancio personale? Ci ricorda quali sono stati i temi più importanti sui quali si è battuto?
In questa prima legislatura mi sono occupato molto delle questioni finanziarie e di grossi progetti legati all’amministrazione, questo perché sono i temi che vengono trattati nella commissione di cui faccio parte. Poi, come in ogni realtà nuova, è importante capire i meccanismi e conoscere le persone, in particolare i colleghi e i funzionari dell’amministrazione. Naturalmente mi sono anche occupato di tematiche più legate al nostro Cantone come i collegamenti ferroviari, la presenza di italofoni nell’amministrazione o il completamento di importanti opere infrastrutturali.
Per le prossime elezioni è in lista sia per la riconferma al Nazionale sia per gli Stati. Come mai questa scelta particolare?
Partendo dal presupposto che in questo momento il Ticino ha un seggio vacante al Consiglio degli Stati, dopo un quadriennio in cui ho potuto integrarmi nei maccanismi e nei temi della politica federale sento che ora posso dare pienamente il mio contributo. In questo senso è sicuramente dalla camera alta che si possono difendere meglio gli interessi del proprio Cantone. Prima di tutto perché si è presenti in più commissioni (3-4 contro le 1-2 del Consiglio Nazionale) dove fondamentalmente si impostano la maggior parte delle decisioni. Secondariamente perché, dato il numero di membri e la possibilità di conoscersi meglio, è proprio agli Stati che è più semplice trovare dei compromessi. Caratterialmente penso di potermi integrare bene in questa realtà orientata a un “pragmatico rigore”.
Il Consiglio degli Stati è rappresentato da un rappresentante UDC e fino a poco fa da una rappresentante del PS. Perché il PLR dovrebbe tornare alla Camera alta? Quali i benefici che a suo giudizio porterebbe?
Nella scorsa legislatura in praticamente 2/3 delle decisioni i nostri rappresentanti agli Stati erano su posizioni opposte, in questo modo è evidente che il nostro Cantone non si è di fatto mai potuto profilare in maniera chiara. Inoltre, va ricordato che agli Stati i gruppi che contano maggiormente sono il Centro, con 14 seggi, e il PLR, con 12 seggi. Non essere più rappresentati al loro interno chiaramente non ha permesso di difendere nella maniera più efficace i nostri interessi.
Lei si autodefinisce una persona di centro. Che cosa significa concretamente?
Significa che non abbraccio un’ideologia prettamente di sinistra o di destra ma piuttosto che sono un moderato pragmatico. Partendo dai valori di libertà, responsabilità individuale e solidarietà, che devono poi essere incastonati in uno Stato che è federalista, su ogni tema mi faccio un’idea senza cadere in pericolose gabbie dogmatiche che non ti permettono di affrontare la realtà per quello che è. In questo senso interpreto l’essere un liberale di centro. Questo non significa naturalmente non avere delle posizioni, sulle questioni di società o ambientali mi sono spesso trovato insieme all’ala progressista, mentre su questioni economiche piuttosto con l’ala di destra.
Quali sono, secondo lei, le battaglie più importanti della prossima legislatura e sulle quali si vorrà concentrare?
Per il nostro paese ci sono sicuramente temi quali i costi della salute, la riforma previdenziale, le finanze pubbliche, i rapporti con l’Europa, la sicurezza, ecc. che saranno centrali. Scendendo a livello cantonale certamente ci sono tematiche come, ad esempio, le infrastrutture per lo sviluppo territoriale, con il traffico che ormai è la piaga della nostra regione, o lo sviluppo della ricerca e dei poli scientifici in Ticino, che garantiscono delle importanti possibilità di crescita (e di riflesso posti di lavoro) per il futuro. In questo senso sarà quindi essenziale essere nelle commissioni dove si affrontano queste tematiche e quindi dove eventualmente si potrebbe fare la differenza. Per questo sarei orgoglioso di poter rappresentare il Ticino al Consiglio degli Stati.
Questa è una rivista che si rivolge soprattutto alle PMI. Lei è attivo nella SSIC e conosce bene un settore importante come l’edilizia. Che cosa dovrebbe fare la politica nazionale per agevolare le PMI?
La prima cosa da fare è evitare di creare degli ostacoli, tipicamente gli oneri burocratici, che vanno a strozzare l’imprenditorialità. Per i prossimi anni il grosso tema che salirà alla ribalta a livello nazionale sarà quello della mancanza di manodopera a tutti i livelli. Già oggi praticamente tutti i settori soffrono di questo problema che, con il pensionamento dei baby boomers, assumerà proporzioni capaci di mettere in difficoltà lo sviluppo della nostra economia. In questo senso sicuramente l’andare a ripensare rigidi schemi di lavoro che, ad esempio, penalizzano un pensionato che vuole ancora lavorare, o migliorare la conciliabilità della vita professionale e famigliare dovrà essere una priorità.
Mi può dare tre aggettivi che la descrivono al meglio?
È sempre una domanda difficile a cui rispondere, limitandosi all’attività politica direi: rispettoso, pragmatico e appassionato.
Alex Farinelli,
Membro del Consiglio nazionale svizzero
www.alexfarinelli.ch