Il periodo pandemico ha coinciso con una presa di coscienza delle priorità individuali e collettive negli ambiti più svariati. Il mercato del lavoro non si è potuto sottrarre a questa condizione. Come possiamo evincere scorrendo gli articoli o i contributi specialistici apparsi nei canali più disparati, sembra che il collettivo cerchi di definire i nuovi parametri di un mercato del lavoro che sta mutando radicalmente.
Ci si interroga così sulle nuove competenze che i lavoratori devono acquisire, sugli strumenti tecnologici che devono necessariamente essere introdotti in azienda per essere più performanti, sui modelli operati vi più opportuni per conciliare le esigenze di una nuova forza lavoro con quelle di aziende che devono migliorare non più solo nel loro core business, ma anche nel branding e nella motivazione del collaboratore. Tutto ciò, sostenendo ritmi incalzanti e non venendo comunque meno a tutti i parametri vigenti sino ad ora.
Oltre a questo scenario già complesso, Zuckerberg sdogana definitivamente l’intersecarsi del mondo reale con quello virtuale, congedando Facebook ed entrando nel metaverso con “Meta”. Dove i confini tra vita professionale e privata, sono sempre meno definiti e tutto il nostro quotidiano si tramuta in lati utili alla predizione di comportamenti d’acquisto ad esempio.
In questo quadro, assistiamo al rafforzarsi costante dell’esigenza dei candidati di avere la possibilità di conciliare vita privata e lavorativa. Ovvero una maggiore libertà e possibilità di autodeterminazione. L’esigenza dei clienti risiede invece nella possibilità di accogliere nelle organizzazioni collaboratori che rappresentino un distillato di competenze tecniche e umane eccellenti: un insieme di abilità definite trasversali. Non voglio dilungarmi nella proverbiale “lista della spesa”, che conta complessivamente oltre 20 caratteristiche, ma soffermarmi sul fatto che tra queste vengano annoverate capacità legate alla fruizione di logiche e strumenti digitali, di relazione, di apprendimento e autonomia.
Questo aspetto racchiude a mio avviso la giusta chiave di lettura per conciliare quelli che sembrano essere due fronti talvolta opposti, quali domanda e offerta di lavoro. Secondo la teoria dell’autodeterminazione adottata nel coaching, le persone sono motivate a crescere e a cambiare per bisogni psicologici innati quali il bisogno di competenze, di relazione e di autonomia. Questo in ultima istanza offre loro accesso ad un sentimento di felicità e soddisfazione. Di fatto il mercato della formazione ha colto queste esigenze ed offre innumerevoli soluzioni formative e corsi di relativamente breve durata a costi accessibili, talvolta anche gratuiti sulle piattaforme social, che vertono su competenze genericamente riassunte nel termine ”digitali” e sul coaching che favorisca la consapevolezza del se per affacciarsi con meno incertezza ad una dimensione nuova.
Alessandra Bieri, Consulente Senior Luisoni Consulenze
www.luisoni.ch