Direttore De Rosa, la prima questione è ovviamente legata ai premi di cassa malati che fanno sempre discutere in questo periodo dell’anno. Ancora una volta il Ticino è il Cantone più colpito dall’aumento. A suo giudizio quali potrebbero essere le soluzioni da mettere in atto per almeno limitare questa crescita? L’aumento della franchigia minima è tra queste?
L’ultima ulteriore stangata con l’aumento di oltre il 10% dei premi di cassa malati dimostra che il sistema è al collasso. Tutti gli attori devono assumersi una maggiore responsabilità per contribuire a frenare questa spirale. È un dato di fatto però che le regole sono decise a livello nazionale ed è su questo piano che sono urgenti misure incisive per affrontare l’emergenza legata ai costi della sanità, in continuo aumento. Come Cantone abbiamo portato all’attenzione della Consigliera federale Elizabeth Baume-Schneider alcuni temi su cui riteniamo fondamentale agire. Le priorità sono rendere il sistema più trasparente, agire sui prezzi dei farmaci, ridurre l’eccessivo ricorso alle prestazioni, rivedere il meccanismo di remunerazione, attualmente basato su incentivi distorti, e adattare il sistema tenendo conto dei fattori sociodemografici.
Quest’ultimo aspetto pensando in particolare ai cantoni come il nostro, che ha condizioni diverse rispetto al resto della Svizzera. Per quanto concerne le numerose proposte puntuali giunte negli ultimi mesi, quella dell’aumento della franchigia minima può sicuramente aiutare a rendere i cittadini più consapevoli, ma il vero problema è un altro: questa misura, da sola, non basterà. È necessario trovare un sistema più efficace per evitare che, una volta superata questa soglia (qualunque essa sia), si ricorra a visite e trattamenti non necessari, che potrebbero addirittura risultare inappropriati.
Berna capisce la nostra particolare situazione oppure ci guarda da lontano senza capire?
Ho l’impressione che finché il problema resta confinato al nostro Cantone è sempre molto difficile far capire le nostre ragioni. Per il 2025 l’impennata dei premi tocca un po’ tutta la Svizzera, ed effettivamente l’attenzione riservata al tema è diversa. Sono fiducioso anche che la ministra Baume-Schneider potrà tenere da conto le nostre preoccupazioni. Del resto, ha riconosciuto sia la situazione particolare in cui si trova il Ticino sia lo sforzo da parte nostra di attuare tutte le misure a nostra disposizione, anche con un certo coraggio.
A livello cantonale, abbiamo fatto la nostra parte: abbiamo limitato le nuove autorizzazioni in 11 specialità mediche, introdotto una moratoria per infermieri indipendenti e organizzazioni di cure a domicilio (il primo e forse ancora l’unico Cantone ad essersi avvalso di questa facoltà concessa di recente dalla relativa ordinanza federale), e ridotto il valore del punto Tarmed per i medici (una decisione contestata dalla categoria, attualmente sospesa in attesa del verdetto del Tribunale amministrativo federale).
Inoltre, abbiamo investito nel rafforzamento del ruolo del medico di famiglia, finanziando da diversi anni il progetto di formazione dei medici assistenti negli ambulatori privati. Più recentemente, abbiamo sostenuto la creazione dell’Istituto di medicina di famiglia all’USI e il Servizio di medicina di famiglia presso l’Ospedale Italiano, nato per offrire un servizio migliore alla popolazione. In ambito stazionario, i costi sono sotto controllo, merito della negoziazione dei volumi di attività e del relativo finanziamento tramite “budget globale”.
Per arginare gli aumenti il Cantone sussidia circa un terzo dei ticinesi. Crede che le misure di risparmio del Governo in questo ambito vadano riviste? Crede che il Parlamento, visto anche quello che è successo lo scorso anno, le farà passare?
Il Parlamento è sovrano e deciderà come determinarsi sul messaggio del Preventivo 2025, nell’ambito del quale il Consiglio di Stato ha avanzato delle misure per contenere il disavanzo. L’obiettivo di legislatura rimane il riequilibrio finanziario e il Governo non vuole sottrarsi a questa responsabilità, cosciente che la strada per risanare i conti è dolorosa. Per quanto riguarda l’intervento sui sussidi di cassa malati, comprendo vi possano essere delle perplessità. La correzione tuttavia è contenuta e serve a ridurre l’evoluzione di questa spesa. Il nostro meccanismo, davvero tra i più sociali e generosi in Svizzera, prevede infatti che i sussidi si adattino automaticamente ai premi: l’aumento dei premi corrisponde a un aumento dei sussidi. Ecco perché la stragrande maggioranza di chi oggi riceve il sussidio, nel 2025 si vedrà aumentare l’importo. Con la correzione proposta, circa duemila beneficiari perderanno invece il diritto. La spesa complessiva in ogni caso aumenterà: se la misura sarà accolta, si spenderanno circa 30 milioni di franchi in più. Se la misura sarà stralciata, i sussidi aumenteranno allora addirittura di 40 milioni di franchi.
Un’ultima domanda legata all’invecchiamento della popolazione: un tema che, oltre a toccare i costi sanitari, è direttamente legata alle case per anziani e alla cura a domicilio. Ci può ricordare, in sintesi, l’attuale situazione in Ticino e i progetti che volete sviluppare?
A far stato nel settore delle case per anziani è la Pianificazione integrata orizzonte 2030, che per la prima volta ha unito sotto un unico cappello tutta la rete di cura: case per anziani, servizi che erogano assistenza e cura a domicilio, servizi di appoggio e aiuti diretti finalizzati al mantenimento a domicilio. L’obiettivo strategico concernente il rafforzamento del mantenimento a domicilio, confermato dal Parlamento, continua ad essere rafforzato, mentre lo sviluppo del settore stazionario procede in maniera contenuta.
Ci tengo a sottolineare che anche in questo ambito, oltre alla moratoria citata nelle risposte precedenti, come Cantone siamo intervenuti con misure volte a contenere la spesa. Nel 2023, il Consiglio di Stato ha introdotto una revisione del Regolamento sui requisiti di qualità per i servizi di assistenza e cure a domicilio e per i centri diurni terapeutici, rendendo più rigorosi i criteri per l’apertura di nuove strutture. Nel 2024 sono stati aggiornati i criteri di finanziamento residuale per l’assistenza domiciliare, introducendo obblighi come l’adesione al programma “Curacasa” e un tetto alle ore finanziabili. Anche il controllo sull’efficacia è stato rafforzato. Più in generale il Dipartimento promuove e sostiene con fermezza l’obiettivo di messa in rete di strutture e servizi attivi nel settore, per migliorarne la qualità e l’efficienza.
Raffaele De Rosa,
Consigliere di Stato e Direttore Dipartimento della sanità e della socialità