Il presente delle attività finanziarie è determinato da una spiccata cultura dei regolamenti e della trasparenza. Il rispetto di doveri, l’adesione a norme, regole e codici comportamentali eretti a standard omologati più che condivisi, orienta le scelte dell’intermediario finanziario in un orizzonte temporale che, per l’estrema “volatilità normativa”, si è spesso distinta attraverso scelte strategiche di corto termine. Negli ultimi quindici anni le imprese finanziarie attive in Svizzera si sono dovute reinventare.
Interpreti del complesso impianto di norme esterne, le imprese finanziarie si sono dotate internamente, in maniera vieppiù articolata, di un corpo normativo accessibile e comprensibile a tutti, di procedure chiare e non troppo laboriose e di un Sistema di Controllo Interno funzionante. L’integrità della stessa organizzazione è influenzata direttamente dalle scelte strategiche, andando a ripercuotersi sulle attività e sull’intera cultura aziendale. Il concetto di compliance è strettamente collegato a quello di rischio.
La cultura aziendale, nel caso specifico della compliance, include la diffusione della consapevolezza, tra tutti i collaboratori, del fattore di rischio e delle conseguenze dell’errore. L’approccio alla conformità va riscritto in chiave qualitativa, suggerendo di affiancare all’osservanza delle norme l’osservazione sul campo e al controllo formale la consapevolezza. Questo approccio ha il pregio di riqualificare il fattore umano, che diviene assioma imprescindibile di un’organizzazione che si vuole pensante.
Prevedere oggi una funzione al proprio interno che si occupi della conformità legale è ancora necessario? Non si tratta di una moda o di un esercizio alibi, ma di un’esigenza che è ormai profondamente radicata nel contesto giuridico svizzero e internazionale. Tale esigenza è imposta per prevenire rischi che sono reali e non passeggeri. Lo sviluppo che ha caratterizzato la funzione compliance si può descrivere come un processo di “non ritorno” a fronte di un mondo sempre più complesso, contraddistinto da forti interazioni e da dinamiche sofisticate.
A questo proposito, va osservato come gli stessi legislatori e regolatori si trovino non di rado a “rincorrere” gli sviluppi del mondo finanziario e dei mercati. Tra gli addetti ai lavori c’è chi paragona le disposizioni legislative e regolamentari a beni ad “alto tasso di deperibilità” con una “data di scadenza” inferiore rispetto al passato. È evidente, come in un simile contesto mutevole sia sempre più importante una funzione che si occupi della conformità delle aziende al contesto normativo e regolamentare di riferimento. In funzione dei compiti assegnati, le competenze che questo professionista è chiamato a sviluppare sono dunque molteplici.
Il Compliance Officer (CO), oltre a possedere la necessaria preparazione tecnica, deve dimostrare di avere capacità personali di mediazione e di persuasione oltre che conoscenze di più lingue. Basti pensare alla realtà plurilinguistica del nostro paese e al fatto che non tutte le normative di riferimento sono reperibili in tutte le lingue ufficiali. Il compito principale del CO non è certo quello di reprimere, bensì quello di anticipare e mitigare i rischi che lo concernono. Tale obiettivo può essere raggiunto attraverso il dialogo aperto, un atteggiamento proattivo, realistico e attento all’ascolto oltre che grazie alla conoscenza della realtà operativa in cui si agisce.
Da ultimo, il ruolo propulsivo e preventivo del CO può dispiegarsi appieno a condizione che il management coinvolga tempestivamente la funzione compliance sin dalla fase di ideazione dei progetti e non soltanto nella fase conclusiva. Se il CO sa individuare anticipatamente gli sviluppi del contesto regolamentare, ciò può tradursi in un vantaggio competitivo. Il settore finanziario è confrontato con notevoli investimenti destinati alle attività di controllo e gestione dei rischi.
Essendo per loro natura queste attività indipendenti dalle unità di business, che si misurano anche per la loro profittabilità, è possibile per l’azienda misurare in qualche modo le attività del CO in termini di benefici? La prevenzione e mitigazione del rischio è senz’altro difficilmente traducibile in cifre. Ci sono correnti di pensiero secondo cui ciò che non risulta misurabile non è né gestibile né controllabile.
Questa posizione tende a misconoscere alcune fra le componenti più importanti del fattore “rischio”, ossia l’invisibilità, la complessità dei processi di selezione e l’incertezza. Molto più immediato è, al contrario, il danno nel caso in cui si concretizzassero i rischi per un CO non sufficientemente formato ed efficiente, o per un presidio compliance composto da risorse insufficienti o un sistema tecnologico superato.
Le parole chiave oggi sono innovazione, acume e formazione continua di qualità.
CAS Compliance in Financial Services 2023
Periodo: dal 17 gennaio al 15 dicembre 2023
Formazione continua accademica organizzata congiuntamente
dal Centro Studi Villa Negroni e l’Università di Ginevra.
Il programma si articola in 5 corsi indipendenti per un numero complessivo di 160 ore:
- M1 Quadro legislativo e regolamentare
- M2 Know Your Customer, Lotta contro il riciclaggio di denaro e corruzione
- M3 Prodotti bancari e finanziari
- M4 Servizi d’investimento, commercio di valori mobiliari e condotta sul mercato
- M5 Funzione compliance
- Giornata compliance
Per maggiori informazioni: https://cas-compliance.ch/lugano/
Tamara Erez,
Direttrice, Centro Studi Villa Negroni
www.csvn.ch