Con l’acquisizione da parte di UBS sono stati limitati i danni per la piazza finanziaria svizzera causati dalla crisi di Credit Suisse. Il rischio di una crisi bancaria generale è stato notevolmente ridotto e i servizi finanziari per i clienti del Credit Suisse vengono mantenuti senza limitazioni.
Si è così evitato un danno diretto maggiore all’intera piazza economica elvetica. In termini di PIL svizzero, gli effetti sono limitati e BAK Economics prevede ancora una crescita del PIL reale dello 0,7% nel 2023 e dell’1,6% nel 2024. Gli effetti negativi della crisi di Credit Suisse rimangono in gran parte limitati al settore bancario. Ci saranno comunque delle conseguenze, anche se il deflusso dei fondi dei clienti all’estero dovrebbe ora arrestarsi.
Sarà invece probabilmente permanente la perdita di valore aggiunto subita dalla piazza finanziaria svizzera. Inoltre, non è certo quanto il danno d’immagine di Credit Suisse influirà sull’ulteriore sviluppo dell’attività di gestione patrimoniale internazionale delle banche svizzere.
Le conseguenze dell’acquisizione si faranno sentire chiaramente sul mercato del lavoro svizzero: si stima che le due grandi banche abbiano complessivamente 37’000 posti di lavoro (ETP). A medio termine, lo smantellamento della rete di filiali e altre misure di razionalizzazione comporteranno probabilmente la perdita di circa 9’500- 12’000 ETP, ciò che corrisponde allo ca. 0,3% dei posti di lavoro totali in Svizzera (ETP).
I cambiamenti saranno più evidenti nel Cantone di Zurigo. Il potenziale di razionalizzazione in questo caso sarà probabilmente di 6.500-8.000 ETP, che
corrispondono allo ca. 0,9% di tutti i posti di lavoro del Cantone.
Malgrado ciò, non è prevedibile un aumento improvviso del tasso di disoccupazione, né a livello nazionale né a livello cantonale. Il processo di razionalizzazione di UBS richiederà diversi anni. Inoltre, alcune delle persone interessate dovrebbero essere facilmente occupabili sul mercato del lavoro, caratterizzato da una carenza di lavoratori qualificati.