Signor Frapolli che situazione troviamo a livello turistico in questo postpandemia?
Partiamo da una premessa: abbiamo avuto uno stop dei viaggi internazionali e questo ha provocato un cambiamento radicale all’interno del settore. Una situazione che ha disegnato dei nuovi vincitori e dei perdenti. Il Ticino è stato tra chi ci ha guadagnato perché era l’unica meta a sud per gli Svizzeri, un po’ come le Hawaii per gli USA. La pandemia ha anche accelerato delle tendenze turistiche in atto come la riscoperta della natura, i grandi spazi e l’aria aperta e quindi la ricerca di luoghi più discosti. Non per nulla le nostre Valli hanno fatto registrare un boom turistico. Altre mete come Lucerna e Zurigo, che fino a due anni fa erano i primi della classe in Svizzera, hanno conosciuto un crollo di pernottamenti.
Tendenze che continueranno o invece si fermeranno in futuro?
Secondo me avremo una situazione mediana tra gli ultimi due anni e il periodo precedente. Non torneremo come prima, ma non possiamo aspettarci che i numeri, così positivi negli ultimi due anni, continueranno. E credo che alla fine, a uscirne vincitori, saranno coloro che hanno investito.
Che 2022 sarà quindi?
Se continueranno gli allentamenti che sono iniziati in queste settimane potrebbe essere un anno non del tutto positivo e con un rimbalzo negativo fisiologico. Ma è difficile fare previsioni in una situazione ancora incerta come quella in cui ci troviamo.
Secondo lei i turisti arrivati in questi due anni in Ticino torneranno?
In parte, perché hanno scoperto una bella regione. Ma non sarà così per tutti e soprattutto per coloro che, invece, hanno alloggiato in strutture vetuste non trovando altro. Credo inoltre che dopo due anni di mancanza di viaggi all’estero cresca il desiderio di partire per mete più lontane. Comunque, la prova del nove l’avremo tra qualche anno, quando davvero vivremo, spero, una situazione normale.
Secondo lei le infrastrutture che abbiamo sono adeguate?
Vedo un turismo a due velocità. Ci sono infrastrutture al passo con i tempi e che in questo periodo stanno investendo e rinnovando, ma altre che invece sono ormai fuori mercato e non hanno rimodernato, prolungando un’agonia che quasi sicuramente li porterà a scomparire.
Le infrastrutture d’intrattenimento presenti sul territorio sono invece adeguate?
Direi di sì, anche perché negli ultimi dieci anni vi sono stati molti investimenti nel settore. Abbiamo vissuto un momento di boom con l’arrivo dello Splash & Spa, del Lido di Locarno, del LAC, del Palacinema,… mentre erano rimasti indietro gli alberghi che in questo ultimo periodo stanno recuperando terreno.
Per lei quali sono i grandi problemi turistici del Cantone?
Sicuramente al primo posto metterei la mancanza di una vera e propria cultura turistica dell’accoglienza che fa sì che non sempre si guardi al turismo come un’opportunità per il nostro Cantone. In seconda battuta citerei la mobilità in tutte le sue forme, da quella privata a quella pubblica passando soprattutto da quella lenta: a livello di ciclopiste siamo decisamente lontani dagli standard nazionali. Un ulteriore tema caldo per il Ticino è quello della fruizione dei laghi: luoghi di svago eccezionali, ma ancora troppo poco accessibili purtroppo.
Lei è un consulente turistico, ci spiega in breve la sua attività e come ha vissuto gli ultimi due anni?
Noi lavoriamo molto con gli alberghi, vecchie e nuove strutture, che desiderano profilarsi in modo da essere attrattivi per il turista di oggi e di domani. D’altra parte, collaboriamo anche con i Comuni che desiderano riposizionarsi a livello turistico e stimolare la propria offerta. Negli ultimi due anni ho toccato con mano una grande accelerazione degli investimenti. In molti hanno approfittato della pandemia per rinnovare e riposizionarsi per il futuro. Un bellissimo segnale perché da più parti osservo questa tendenza.
Il sostegno cantonale è adeguato?
Per esperienza posso affermare che il Ticino è tra i Cantoni che più investono in Svizzera. Per esempio in numerosi altri Cantoni gli aiuti pubblici sugli investimenti non esistono. Non possiamo lamentarci da questo punto di vista, anzi.
Come definirebbe l’attuale situazione?
Un ottimo momento per investire nel turismo. Il Covid ci ha permesso di essere in cima alla classifica quasi per caso e ora abbiamo la possibilità di continuare nella giusta direzione, ma occorre investire in modo giusto e mirato per proseguire in questo modo per altri venti anni.