Lei è presidente della SSIC svizzera dal 2015: qual è il suo bilancio di questi 8 anni? Quali sono i progetti più importanti che è riuscito a concretizzare e a portare avanti?
È stato un lavoro di squadra che è difficile riassumere in poche righe, ma potrei dirle che innanzitutto siamo stati in grado di intensificare la collaborazione con tutti gli attori del settore, al fine di sensibilizzare i committenti sui temi che ci preoccupano.
Secondariamente, siamo riusciti a stipulare per tre volte un nuovo contratto nazionale mantello con le parti sociali, ridando anche una sostenibilità finanziaria al sistema di pensionamento anticipato PEAN grazie al quale i lavoratori edili potranno continuare ad andare in pensione anticipata a partire dai 60 anni a condizioni molto vantaggiose (70% del salario).
Nell’ambito di un mercato del lavoro corretto, dal 2019, si è istituito il Sistema di Informazione Alleanza della Costruzione (SIAC) dove 13 associazioni di datori di lavoro e 3 sindacati hanno lanciato un’azione mirata per rendere i controlli sui cantieri più moderni, semplici ed efficaci.
Da ultimo, ma non per importanza, nella formazione professionale e continua, con il masterplan «Formazione professionale SSIC 2030», stiamo rinnovando le professioni del settore della costruzione principale orientandole alle nuove esigenze del mercato del lavoro.
Tornando al presente: quale è lo stato di salute dell’edilizia nazionale?
Un anno fa, la guerra in Ucraina era ancora l’argomento principale: essa ha accelerato le difficoltà di approvvigionamento causando un deciso aumento dei prezzi. Nel frattempo, abbiamo imparato a gestirne le conseguenze e l’aumento dei prezzi dei materiali ha ormai superato il picco assestandosi a un 10%.
L’edilizia commerciale tenderà a ristagnare o addirittura a diminuire leggermente. Sono due le ragioni di questa flessione: da un lato, le prospettive economiche incerte e, dall’altro, l’utilizzo del telelavoro e quindi delle esigenze mutate.
Il settore del genio civile invece è in buona salute. Nel 2021 e 2022 sono stati aggiudicati appalti per 7,6 miliardi di franchi: si tratta di un record. Questo anche se osserviamo che in alcuni cantoni e comuni il settore pubblico è più restio ad investire. Una tendenza pericolosa in quanto va a creare un debito occulto nelle opere che necessitano di interventi.
In sintesi, ritengo che a medio termine la situazione per l’edilizia sarà più difficile. Tuttavia, l’esigenza di recuperare nel settore delle ristrutturazioni, dei risanamenti e della costruzione di edifici offre un notevole potenziale. Nel settore del genio civile, invece, l’attività dovrebbe svilupparsi positivamente. Nel lungo termine, prevediamo quindi complessivamente una crescita.
In che modo la crescita dei tassi di interesse sta influenzando il vostro settore?
L’aumento dei tassi di interesse frena la crescita economica e nel settore della costruzione causerà un calo del fatturato di alcuni punti percentuali nei prossimi anni.
Nei prossimi trimestri si prevede una riduzione dell’attività di costruzione, soprattutto nel settore dell’edilizia. I prezzi elevati dei terreni edificabili, le procedure di approvazione e di opposizione troppo lunghe, la crescente regolamentazione in materia di edilizia e il finanziamento del debito, ora più caro, sono tutti fattori che pesano. Contemporaneamente però gli affitti stanno aumentando sia per gli appartamenti esistenti che per quelli nuovi. Tutto ciò dovrebbe portare a un aumento delle domande di costruzione che però probabilmente non avverrà prima del 2025.
Un recente studio da voi commissionato rivela che nei prossimi anni il settore dovrà affrontare una carenza di lavoratori. Ci può riassumere i risultati della ricerca?
Il fabbisogno di manodopera qualificata è in continuo aumento perché i giovani che intraprendono la professione sono meno numerosi dei baby boomer che vanno in pensione. Si prevede che entro il 2040 la carenza di manodopera qualificata raggiungerà il 16 per cento nelle principali professioni del settore della costruzione. Tale situazione si ripercuoterà sul fatturato: in assenza di contromisure, progetti importanti non potranno essere realizzati e il settore principale della costruzione perderà ogni anno un fatturato di 800 milioni di franchi
Quali sono le soluzioni che intendente mettere in atto per evitare questo problema?
Maggiore efficienza, grazie anche alla digitalizzazione, l’innovazione e l’automazione: con un aumento annuo pro capite del fatturato pari allo 0,5 per cento, è possibile compensare il 50 per cento della carenza di manodopera qualificata entro il 2040. Sarà poi necessario rafforzare la fidelizzazione al settore di tutte le tipologie di collaboratori e attirare persone provenienti da altre professioni in particolare grazia a un allettante percorso di formazione continua. Grazie a queste misure sarebbe possibile porre rimedio alla carenza di personale qualificato.
Perché un giovane dovrebbe avvicinarsi al settore della costruzione e iniziare una formazione in questo settore?
Sarebbe facile dire che dal profilo finanziario l’attività in cantiere non teme confronti: un diploma conseguito dopo l’apprendistato, quindi a 19 anni, permette di guadagnare dai 70’000 agli 80’000 franchi all’anno mentre molti laureati hanno stipendi iniziali decisamente più bassi.
Però, secondo me, i giovani sono oggi alla ricerca di attività che abbiano un senso e siano utili: costruire case, scuole, ospedali e ogni tipo di infrastruttura è qualcosa di necessario per la società. Il nostro è un lavoro che, seppur in evoluzione, sarà sempre indispensabile. E la soddisfazione di vedere il risultato del proprio impegno perdurare nel tempo è qualcosa di impagabile.
Da ultimo vi sono anche le grandi opportunità di carriera. Conosco molti impresari di successo che hanno iniziato facendo un apprendistato nell’edilizia e si sono poi costruiti la loro impresa. Grazie al sistema di formazione duale, è possibile formarsi per diventare capo squadra o capo muratore e poi continuare arrivando ad essere impresario costruttore e naturalmente impresaria costruttrice, perché sempre di più si cercano anche donne (oggi circa il 15%) che sia avvicinino a questo mondo affascinante.
A suo giudizio in che modo sta cambiando l’edilizia svizzera? Come sarà tra 10 anni?
Tra dieci anni lavoreremo ancora più intensamente in modo digitalizzato e automatizzato, ma le caratteristiche del nostro settore saranno immutate. Una linea guida per il futuro è la nostra «Agenda 125.0», intesa come concetto per il futuro del settore della costruzione. Per raggiungere gli obiettivi climatici, preservare i terreni edificabili e al contempo offrire alla popolazione lo spazio abitativo necessario, è indispensabile ammodernare il parco immobiliare, aumentando contestualmente la densificazione e le infrastrutture. Insomma, la costruzione giocherà un ruolo fondamentale anche nel futuro.
Biografia
Gian-Luca Lardi (nato nel 1969) è presidente centrale della Società Svizzera degli Impresari-Costruttori dal 2015. Nato a Poschiavo, è anche vicepresidente dell’Unione svizzera degli imprenditori, membro del comitato direttivo dell’Unione svizzera delle arti e dei mestieri come pure membro del comitato di Economiesuisse. Dopo aver ricoperto per molti anni il ruolo di CEO di CSC Impresa Costruzioni SA, è ora attivo come imprenditore, come membro indipendente di consigli di amministrazione e come consulente aziendale. Gian-Luca Lardi è sposato, è padre di due figlie adulte e vive a Rovio.
Gian-Luca Lardi,
Presidente SSIC Nazionale