Il cemento e il calcestruzzo sono responsabili dell’8% delle emissioni di CO2 del pianeta. Infatti, l’industria del cemento genera emissioni pari a quelle generate dalla totalità delle auto nel mondo e per ogni tonnellata di cemento prodotto, genera una tonnellata di CO2. Per mitigare questo impatto avremmo a disposizione una risorsa inesauribile: i rifiuti.
Peccato che la maggior parte di essi giaccia inutilizzata nelle discariche o, peggio ancora, finisca negli inceneritori. «Così stiamo buttando via risorse preziose che invece potremmo e dovremmo riutilizzare nell’ottica di un’economia circolare» afferma Luca Colzani, CEO della startup «con Arcadia ricicliamo gli scarti di materiale da demolizione, dandogli nuova vita e trasformandoli in oggetti dalle numerose forme. Inoltre, un prodotto fatto da Arcadia può essere riciclato all’infinito.» sottolinea ancora.
Ma come funziona questo procedimento? I rifiuti vengono frantumati in particelle piccolissime, simili a granelli di sabbia. Nel processo di lavorazione Arcadia brevettato, i frammenti vengono adagiati in appositi stampi dove poi, vengono aggiunti batteri sicuri per l’uomo e per l’ambiente e sostanze nutritive e, entro tre settimane, ecco che il nuovo blocco di biomateriale è pronto in quanto i batteri Arcadia formano un adesivo naturale che consolida le particelle frantumate e le mantiene unite. I test fatti garantiscono che il nuovo materiale è resistente quanto necessario ma due volte più leggero del cemento.
Arcadia utilizza un meccanismo biomimetico proprio dei coralli e delle conchiglie quando crescono in acqua «abbiamo deciso di copiare ciò che fa la natura da milioni di anni, molto meglio degli esseri umani, per orientarci verso un pianeta che possa vivere in un equilibrio sostenibile» afferma Mehdi Kargar, cofondatore della startup.
Arcadia, infatti, realizza biomateriali da costruzione utilizzando pochissima energia (utilizzata solo per mescolare), risparmiando così fino all’80% di CO2 rispetto alla produzione tradizionale di nuovo cemento.
E i materiali di scarto da dove vengono? Principalmente dal Ticino in quanto, nonostante il nostro cantone sia già molto attivo nel riciclaggio, ogni anno vengono comunque depositate in discarica circa 500 mila tonnellate di rifiuti da costruzione e scavi, che non possono essere riciclati. «Dopo la creazione della nostra startup abbiamo incontrato diverse aziende di riciclaggio ticinesi che sono ben felici di fornirci migliaia di tonnellate di rifiuti che per loro rappresentano solo un costo» ci confida ancora Colzani.
L’idea nasce nel 2012 dai suoi fondatori Luca Colzani, ingegnere aerospaziale e imprenditore dal 2012 in un’azienda operante nell’Oil & Gas, e Mehdi Kargar, microbiologo, che lavora su Arcadia da dieci anni, uno dei più grandi esperti al mondo in questo ambito scientifico.
Nel 2021 partecipano con successo all’acceleratore Boldbrain Startup Challenge e poi vengono incubati presso l’USI Startup Centre, mentre quest’anno vengono dapprima selezionati dall’acceleratore Mass Challenge Svizzera, per il quale sono attualmente in finale, poi dall’acceleratore di Holcim che ha selezionato unicamente 9 startup in tutto il mondo.
Ad oggi, grazie a un fondo di Innosuisse, Arcadia ha installato un reattore sperimentale presso la SUPSI di Mendrisio e, insieme all’università, ha realizzato dei prototipi a partire da scarti della lavorazione del marmo dalle cave di Arzo e da rifiuti di calcestruzzo provenienti dalla discarica di Stabio, coadiuvati e co-finanziati dal Dipartimento del territorio.
Stanno pure collaborando per migliorare la resistenza dei blocchi in calcestruzzo sperimentale su cui SUPSI sta attualmente lavorando. «Abbiamo versato i liquidi di Arcadia sui blocchi e dopo il trattamento abbiamo rilevato un +30% sulla resistenza alla compressione e +300% sulla resistenza alla flessione.» ci spiega Kargar. Questo ci fa capire che la tecnologia Arcadia è applicabile in molti ambiti. Ad esempio, sulle nostre montagne, iniettando la miscela nel terreno per realizzare radici naturali fatte dello stesso materiale di cui è composto il terreno, ma le cui particelle sono unite tra loro, prevenendo in questo modo il problema degli smottamenti.
Il procedimento di Arcadia è brevettato e consente di riciclare molto altro: per esempio i rifiuti di legno che ora vengono bruciati e in futuro anche le plastiche, mentre altre applicazioni sono in fase di studio. Già oggi stanno prelevando rifiuti edili non riciclabili dalle aziende di riciclaggio per realizzare oggetti di design con l’obiettivo “zero-rifiuti e zero-emissioni”, un modello che si è rivelato ecologico oltre che redditizio. Il potenziale impatto del brevetto Arcadia sull’Europa è un risparmio annuo di 80 milioni di tonnellate di CO2 e fino a 350 milioni di metri cubi di scarti riciclati.
Fiorenza Trento,
Resp. Marketing e comunicazione
Fondazione Agire
www.xegate.eu/arcadia | www.agire.ch