È questo il messaggio riassunto dallo studio “Per superare le nuove sfide dell’economia sarà necessario riqualificare più di un miliardo di lavoratori”, pubblicato recentemente dal World Economic Forum-WEF di Ginevra, uno tra i maggiori centri mondiali nell’ambito della ricerca in ambito socio-economica.
A tal proposito, il WEF si è fatto promotore di una campagna globale per sensibilizzare ed indirizzare le attività di 350 organizzazioni internazionali ed oltre una sessantina di dirigenti delle maggiori società mondiali sull’importanza di una forza lavoro motivata e compartecipe al ripristino del benessere sociale e, di pari passo, al conseguente ripristino in positivo dei bilanci aziendali e delle pubbliche amministrazioni, al fine di superare in modo condiviso e circolare le difficoltà dell’attuale periodo storico.
Tre sono le sfide che la collettività mondiale è chiamata a vincere, ricordano gli esperti del Forum: l’innovazione tecnologica, le incognite sanitarie, e la rivoluzione climatica.
In concreto, avverte il report del WEF, già entro il 2025 le attività lavorative si troveranno ad avere raggiunto una equa ripartizione tra le competenze basate sulle competenze umane e quelle indotte dal rapido sviluppo dell’universo digitale.
Ad essere chiamati in causa saranno oltre un miliardo di prestatori d’opera, comunque ed ovunque nel mondo, a tutti i livelli.
Saranno loro a dover acquisire le competenze necessarie a ribaltare una altrettanto pronosticabile ed equa suddivisione dei pro e dei contro legati alla obsolescenza degli attuali metodi ed aspettative di lavoro, prima ancora di confrontarsi con gli inevitabili risultati economici.
“È prioritario investire subito nelle risorse e nel capitale umano, al fine di creare non solo un mondo più equo ma garantire alle persone l’aspettativa di prosperare anche sviluppando il proprio potenziale individuale” annotano gli studiosi del Forum.
Per ora appena lo 0.5% della produzione industriale-PIL mondiale viene indirizzata all’aggiornamento delle competenze di lungo periodo, il che entro il 2023 finirebbe con il tradursi in una perdita di potenziali benefici economici stimabili in 6.5 miliardi di dollari e di altrettanti 2.54 miliardi che invece si potrebbero destinare all’istruzione della popolazione mondiale ancora in età scolare.
Per raggiungere questi risultati la comunità internazionale e tutti gli attori sociali coinvolti, gli stakeholders, devono impegnarsi a procedere sull’aggiornamento di nuovi obiettivi, e su una condivisione di competenze orientate alla ricerca di soluzioni.
Il che è quanto alle nostre latitudini già conosciamo come “fare network”, ovvero anteporre la valutazione della sostanza delle difficoltà alla loro apparente problematica di forma.
All’atto pratico, questo significa diversificare le fonti di finanziamento dei progetti ed innovare la suddivisione delle gerarchie industriali, oltre che le aspettative dei processi decisionali della singola azienda, portandole ad essere più reattive e celeri.
Perché tutto questo non rimanga semplice teoria, il gruppo di azione globale promosso dal WEF è impegnato in una strategia orizzontale di riqualificazione lavorativa, e in una pari strategia verticale di sviluppo di attività di impresa focalizzate proprio sulle nuove competenze, e sta coinvolgendo una platea globale di 300 milioni di soggetti interessati.
Di questi ultimi, entro il termine del prossimo anno, almeno 150 milioni sono rappresentati da studenti, leggasi: gli imprenditori del futuro.
Mai come in questo periodo, il destino non solo economico della collettività mondiale individua nella comprensione condivisa di questioni complesse, il presupposto per “dare forma a nuovi modelli comportamentali, e sostenere iniziative scalabili e collaborative affinché vengano indirizzate ad un cambiamento sistemico. Le aziende leader a livello mondiale e le organizzazioni internazionali, della società civile ed accademiche”, segnalano da Ginevra gli uffici studi del World Economic Forum, “attualmente promuovono nuovi approcci alla definizione di competitività economica, a revisionare l’aggiornamento dell’istruzione e delle competenze delle maestranze del futuro, ad organizzare le priorità di una nuova agenda a favore dei lavoratori e delle imprese per i posti di lavoro, e quindi integrare l’uguaglianza e l’inclusione nella nuova economia”.