In aprile si è chiusa l’ultima legislatura con il rinnovo del potere esecutivo e legislativo del Cantone. Quali sono stati i progetti più importanti portati avanti in questi quattro anni?
Nel corso della scorsa legislatura siamo stati attivi su più fronti. In particolare ha preso avvio il progetto di revisione generale della Legge organica comunale (la LOC), con il quale si vogliono definire le modalità di funzionamento del Comune ticinese di domani. Complice la pandemia, inizialmente abbiamo sostanzialmente lavorato internamente alla Sezione, coinvolgendo tutti gli ispettori dei comuni, ciò che ci ha permesso di identificare alcune piste di approfondimento. Rispetto a esse, anche grazie alla complicità del Comune di Faido, abbiamo avuto modo di sperimentare alcuni dei cambiamenti prospettati. Più in generale abbiamo promosso i progetti Buon governo locale e Responsabilità sociale del Comune.
Vi è per finire un ultimo tema che come Dipartimento delle istituzioni abbiamo voluto approfondire nel corso della scorsa legislatura: quello dell’impegno civico a favore delle istituzioni. È responsabilità di ognuno contribuire ad assicurare il buon funzionamento delle Istituzioni. Per cercare di ravvivare la democrazia locale stiamo promuovendo degli strumenti di Democrazia deliberativa, con i quali riavvicinare il cittadino alle istituzioni.
Come giudica attualmente il rapporto tra Cantone e Comuni? Dove si può migliorare?
È difficile, per non dire impossibile, valutare in termini assoluti il rapporto tra Cantone e comuni, anche se in termini generali lo si può considerare discreto. Le sfide all’orizzonte tuttavia non mancano. Dossier sempre più complessi o complessificati da un legislatore non sempre attento all’impatto delle proprie decisioni sui comuni, il possibile deterioramento delle finanze pubbliche a seguito della crisi economica e le tensioni dovute ai processi di trasformazione sociale, potrebbero in futuro inasprire i rapporti e rendere il dialogo più difficile.
Per contenere le possibili derive, dal 2019 il Dipartimento delle istituzioni promuove tre iniziative distinte. La prima è il Simposio di dialogo Cantone-Comuni, grazie al quale sono state avviate importanti riflessioni sul futuro del Comune ticinese. Vi sono poi gli incontri regolari con i Municipi, che permettono di affrontare sia temi di portata generale che di portata locale. Per finire è stata introdotta una Newsletter per i comuni, mediante la quale vogliamo assicurare un’informazione regolare in merito a iniziative, cambiamenti legislativi o buone pratiche che li riguardano.
L’auspicio è di creare una nuova cultura di dialogo tra Cantone e comuni che rafforzi la resilienza dei due livelli istituzionali.
A che punto siamo con la famosa riforma Ticino 2020?
Dopo sette anni, grazie al lavoro svolto da svariati gruppi paritetici e due diverse consultazioni, siamo finalmente giunti a un risultato concreto. Se da un lato esso non corrisponde pienamente alle aspettative iniziali, dall’altro ha il pregio di fare chiarezza sui principali flussi finanziari, che si propone ora di attribuire in esclusiva all’uno o all’altro livello istituzionale. Diverso il discorso per quanto riguarda la ripartizione dei compiti, rispetto ai quali non è stato sempre possibile applicare il principio di equivalenza.
A fine maggio prenderà avvio la fase di informazione e consultazione, al termine della quale sarà possibile verificare il reale sostegno dei Comuni. Per finire, in autunno avremo le risposte alle molte domande che oguno di noi si pone legittimamente in merito alle sorti di questa riforma.
I conti dei Comuni del 2021 (ultimi dati disponibili) indicano un avanzo complessivo di 14 milioni di franchi. Ma nel commento parlate di un bilancio in chiaro-scuro. Ce lo spiega?
Non tutti i comuni godono delle medesime condizioni iniziali o sono governati e amministrati nel medesimo modo. Ciò si riflette nei loro conti. Due terzi dei 111 enti locali ticinesi nel 2021 hanno chiuso con un avanzo di esercizio. Un risultato sicuramente positivo, ma che può essere letto anche nel senso opposto: un terzo dei 111 comuni ha chiuso con un disavanzo. In questo senso il bilancio è in chiaro-scuro. A ciò va aggiunto il fatto che nel 2021 le spese per interessi passivi non risentivano ancora della tendenza al rialzo registrata successivamente e che nel corso dei prossimi anni porterà inevitabilmente a un incremento del costo per interessi passivi. Più in generale si può dire che il periodo di turbolenze che ci attende, caratterizzato da una maggiore incertezza sull’evoluzione di costi e ricavi, dovrebbe indurre i comuni più fragili ad adottare adeguate misure di controllo della spesa.
Sono previste altre aggregazioni per il nuovo quadriennio? Quali?
Al momento siamo impegnati in sei progetti aggregativi, che interessano sedici comuni suddivisi tra Luganese, Valle Maggia e Leventina. Alcuni di essi sono ben avviati, altri meno. Nel corso del prossimo quadriennio sapremo quale sorte li attende dinnanzi al voto popolare.
Per quanto riguarda eventuali nuovi progetti mi auguro in particolare che possa prendere avvio quello che interessa i comuni del Basso Mendrisiotto. Un comprensorio che fatica a imporsi anche a causa di una frammentazione eccessiva, che impedisce di cogliere le opportunità offerte da un territorio strategicamente interessante e di far sentire efficacemente la propria voce rispetto a temi sovracomunali come quello della mobilità.
A prescindere dai progetti in corso o in divenire, la politica cantonale dovrebbe chinarsi anche su quei comuni che, malgrado la situazione finanziaria, demografica o geografica precaria, continuano a rifiutare la possibilità di aggregarsi. Realtà che non sempre riescono ad assicurare un funzionamento istituzionale e amministrativo conforme alle aspettative dei cittadini o delle leggi vigenti.
Quali saranno i progetti legati ai Comuni, che avranno la priorità in questi quattro anni? Quali avranno una conclusione a suo giudizio?
Per quanto ci riguarda il progetto principale della legislatura appena avviatasi è quello della revisione della Legge organica comunale. Nel 2027 saranno passati trent’anni dall’entrata in vigore di quella attuale e, malgrado i continui interventi manutentivi e di miglioria, è giunto il momento per una revisione più incisiva. La speranza è inoltre che il progetto di Riforma Ticino 2020 possa a sua volta giungere a termine, lasciando lo spazio a nuove modalità di revisione della ripartizione dei compiti tra Cantone e Comuni, fondate su una concertazione puntuale sin dalle fasi di ricerca della soluzione.
Marzio Della Santa,
Capo sezione Enti locali