Il comportamento di eccessiva sicurezza in un candidato, durante il processo di reclutamento può essere visto, a seconda della prospettiva o del contesto come un vantaggio – ad esempio per ruoli di leadership o vendita -, in altri come un atteggiamento di agio-comfort, o addirittura come un ostacolo. L’estrema sicurezza diventa una qualità positiva quando il collaboratore ha una forte comprensione dei propri punti di forza per reagire e superare le criticità presenti a volte nel contesto di lavoro, crede nelle proprie capacità e nel proprio potenziale, sa comunicare positivamente condividendo pareri e opinioni ed è determinato a raggiungere gli obiettivi individuali e di squadra.
Dall’altro lato, può anche essere interpretato come situazione di comodo, dove il dipendente si sente troppo a proprio agio e smette di evolvere diventando pigro e demotivato, portando a una diminuzione della produttività, una scarsa innovazione e a un ambiente lavorativo stagnante.
L’atteggiamento di svantaggio nasce invece, quando il collaboratore potrebbe sembrare presuntuoso o saccente, dando l’impressione di non essere aperto al feedback o all’apprendimento. Quando potrebbe non essere disposto ad ammettere i propri errori o a riconoscere le proprie carenze, oppure davanti alle difficoltà di collaborazione con i colleghi o rigidità dimostrando una non flessibilità o non adattabilità a nuove situazioni e opportunità.
Per il reclutatore sfatare l’eccessiva sicurezza dell’intervistato durante un colloquio può essere una sfida, ci sono diverse strategie da adottare per far emergere una visione più accurata delle capacità e della personalità del candidato. Si possono formulare domande comportamentali che gli permettono di descrivere situazioni specifiche in cui ha affrontato sfide o risolto problemi. Se dovesse sembrare troppo sicuro o generico nelle risposte si può scavare più a fondo chiedendogli ulteriori dettagli o esempi concreti per capire meglio il modo di pensare ed agire.
Durante l’intervista si possono testare le competenze pratiche proponendo un compito o un problema da risolvere, oppure approfondire quelle situazioni in cui ha avuto difficoltà e non ha raggiunto l’obiettivo. Le riposte possono rivelare come l’intervistato gestisce le avversità e se è disposto ad imparare dai propri errori.
Davanti ad un estremo sicuro di sé è lecito chiedere come gestisce un feedback negativo e come affronta le situazioni in cui non ha tutte le risposte. Per il reclutatore è importante rimanere aperto e flessibile durante il colloquio e cercare di ottenere una visione completa delle esperienze pregresse e della personalità, che forniscono indizi su come l’attitudine all’estrema sicurezza si traduce in azioni concrete.
Cristina Robotti,
Vice Direttrice – Consulente Senior
www.luisoni.ch