In particolare, tra digitalizzazione, aggiornamento delle filiere produttive aziendali e riposizionamento delle priorità sociali, si è instaurata una relazione circolare, in cui i nuovi equilibri economici condizionano e sono influenzati dalla crescente integrazione delle evoluzioni digitali. Queste ultime, sempre più rapide, precise e mirate, stanno guadagnando un ampio consenso nel settore pubblico e anche nel privato.
Il risultato, lo anticipiamo, è sorprendente e smentisce il pregiudizio secondo cui la digitalizzazione riduce i posti di lavoro.
Al contrario: poiché l’intelligenza artificiale e le tecnologie digitali stanno orientando i modelli socio-economici, le aziende incentivano sempre più la riqualificazione e l’aggiornamento della forza lavoro senza distinzioni tra dipendenti ed i sistemi di intelligenza artificiale.
Queste le conclusioni del report sulle priorità dello “Sviluppo industriale nell’era della digitalizzazione”, redatto da K. Krithvasan, Amministratore Delegato di Tata Consultancy Services, uno dei leader mondiali del settore, e diffuso dai portali del World Economic Forum (WEF) di Ginevra.
Certo, non è facile mettere in pratica i cambiamenti proprio mentre le innovazioni procedono a ritmo serrato.
Negli ultimi anni, questa evoluzione è stata rapidissima, favorita non solo dalla intelligenza artificiale e dalle tecnologie emergenti, ma anche da dinamiche geopolitiche, dai cambiamenti nelle aspettative dei consumatori e da una transizione energetica ancora in fase di definizione.
Per allinearsi a questo scenario, le aziende oltre che accettare e integrare le novità digitali, devono anche trasformare le novità quotidiane in vantaggi strategici.
In parole semplici, l’aggiornamento continuo dei modelli economici è il risultato di un adattamento costante alle sfide presenti e future, ispirato da un percorso orientato a valorizzare le capacità umane e parimenti contenere i comportamenti nocivi per l’ambiente. Un processo che, ormai accettato come valore sociale, riflette una coscienza collettiva che parte dalla pubblica opinione e dai consumatori, fino a coinvolgere le amministrazioni pubbliche, sensibilissime nell’adattarsi al consenso della base sociale da cui traggono legittimazione.
Soffermiamoci sulla valorizzazione delle persone. A livello globale, secondo gli esperti di Tata Consultancy Services, il 94% delle aziende ha adottato l’intelligenza artificiale generativa (GenAI). Quest’ultima, ricordiamolo, ormai è in grado di elaborare ragionamenti autonomi e indipendenti, che archiviano la semplice aggregazione di informazioni derivate dal web, come accadeva in passato.
In ogni caso, per giustificare la convivenza tra le decisioni “ragionate” da quelle semplicemente “riprodotte” dalle fonti informative multimediali, possiamo ricorrere ad un principio accettato dalla conoscenza popolare: “l’uomo è misura di tutte le cose”.
È proprio il recupero di questa massima che spiega come l’AI riesca a combinare l’apprendimento contestuale, tipico del mondo informatico, con l’esperienza umana, e quindi ci porta ad accettare come anche le nuove strategie contribuiscano in modo integrato ad aumentare la redditività delle filiere produttive globali.
Doveroso considerarlo: quali sono le ricadute climatiche delle nuove metodologie?
Secondo gli ultimi report della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti ambientali, mentre le calamità meteorologiche continuano a moltiplicarsi, solo il 17% degli obiettivi di sviluppo sostenibile è stato effettivamente realizzato. Quindi, per armonizzare gli obiettivi globali di sostenibilità, ottimizzando i processi produttivi e riducendo le emissioni inquinanti, il report del WEF sottolinea ancora una volta l’importanza di ricorrere alla AI, generatore ed altresì acceleratore di benefici economici.
Entro il 2033, per il mercato globale dell’automazione industriale è previsto un incremento del 10% annuo, portando il valore complessivo del settore da 234 a 530 miliardi di dollari.
In parallelo, la crescita delle aziende che adotteranno queste tecnologie sarà 2,8 volte superiore alla media di mercato.
Il messaggio è chiaro: nei prossimi anni, i nostri modelli economico-sociali impareranno a convivere con lo sviluppo delle tecnologie digitali e degli assistenti artificiali.
Competenti, autonome, precise, instancabili: queste innovazioni guideranno le nostre società verso un futuro in cui le esigenze emergenti non potranno più essere ignorate.
Andreas Grandi,
www.weforum.org