Questo progetto assolutamente sensato che avrebbe potuto fornire un contributo alla riduzione del surriscaldamento climatico, alla cura dei boschi e alla promozione dell’economia locale e regionale, è fallito. La colpa non è da ricondurre né a questioni economiche, né a problemi tecnici, bensì alla Legge sulla pianificazione del territorio (LPT) e alla sua applicazione da parte del Cantone. Giorgio e i suoi compagni di progetto non sono un caso isolato. Purtroppo capita spesso che progetti sensati come questo vengono troncati a causa della LPT. Per molti questa legge è un assoluto mistero, ma in realtà essa è un insieme influente di regolamenti che determinano molti aspetti nel nostro Paese.
La Legge sulla pianificazione del territorio intende conservare le bellezze del Paese
Tra le principali misure della LPT figurano i piani direttori cantonali, i quali devono venir approvati dal Consiglio federale. Essi mirano a promuovere le bellezze del nostro Paese. Si tratta ad esempio della definizione dei territori che si prestano per l’agricoltura, l’insediamento, la protezione della natura, il riposo o la produzione energetica. I cosiddetti piani di utilizzazione regolamentano quali usi sono consentiti in un determinato fondo, suddividendo le superfici in zone edificabili, zone agricole e zone di protezione. La zona occupata dai boschi – circa il 30% della superficie nazionale – è localizzata e protetta dalla legislazione forestale e non è dunque soggetta alla LPT. È chiaro: chi avvia un progetto di costruzione ha a che fare con la LPT. Di base è anche giusto così, poiché in mancanza della LPT le bellezze del nostro Paese sarebbero sacrificate alla selvaggia speculazione edilizia.
La Legge sulla pianificazione del territorio impedisce progetti sensati
Ma torniamo a Giorgio Arter, la cui fattoria si trova in una zona agricola. In base all’Art. 16a della LPT nelle zone agricole possono venir edificati esclusivamente edifici e impianti conformi alla zona agricola. Le infrastrutture necessarie alla produzione di energia a partire dalla biomassa sono espressamente permesse, nella misura in cui «la biomassa trattata è in stretto rapporto con l’agricoltura, nonché con l’azienda medesima».
Questa formulazione ha un effetto fortemente restrittivo in quanto un impianto può venir costruito solo se il combustibile impiegato proviene dal terreno dell’azienda stessa. Siccome Giorgio vorrebbe utilizzare a scopo energetico, oltre al suo legname, anche quello delle altre aziende agricole, così come il legno proveniente dal bosco di proprietà del Comune, inciampa nelle strette maglie della LPT e prontamente il Cantone rifiuta di concedere la licenza edilizia per la costruzione del riscaldamento a cippato, così come della rete termica interrata che attraversa il terreno agricolo.
Sarebbe stato possibile usufruire di disposizioni derogatorie, ma il Cantone si è astenuto dal farlo e Giorgio non poteva e non voleva intraprendere una lunga e costosa vertenza legale. È così che, a malincuore, il progetto è stato affossato.
Diversi Cantoni interpretano in modo molto restrittivo la LPT in riferimento alla costruzione di riscaldamenti a cippato in aziende agricole e in particolare di reti di teleriscaldamento in terreni agricoli. Ad esempio viene richiesto che la posa delle condotte avvenga lungo le strade esistenti. Ciò comporta costi estremamente più elevati rispetto alla posa attraverso un prato e rincara il costo dell’energia del legno a tal punto che i progetti perdono la loro economicità.
Così facendo, i Cantoni impediscono iniziative come quella di Giorgio Arter, il quale afferma: «Le condotte del gas attraversano campi e boschi. Ma una semplice condotta per il calore dal legno parallela alla strada viene vietata. Dov’è il buonsenso in tutto ciò?» È un dato di fatto: una grande opportunità di realizzare una produzione energetica sensata, economica e neutrale per il clima nelle zone rurali, non viene sfruttata.
La revisione della LPT può eliminare inutili ostacoli
Energia legno Svizzera è confrontata regolarmente con questi progetti e intende pertanto sfruttare una revisione parziale attualmente in corso della LPT (LPT 2) per trovare una buona soluzione uniforme a livello svizzero. Assieme all’Associazione svizzera del teleriscaldamento e a Ökostrom Schweiz, sono state elaborate due proposte di modifica per l’eliminazione degli ostacoli sopracitati, le quali sono state incluse nella bozza della LPT 2.
La prima proposta permetterebbe a Giorgio di utilizzare per il suo impianto anche legname proveniente dal bosco comunale e dalle altre aziende agricole. L’Art. 16a cpv. 1bis e 2 verrebbe quindi modificato come segue:
«Edifici e impianti necessari alla produzione e al trasporto di energia a partire dalla biomassa … sono conformi alla zona in un’azienda agricola se la biomassa trattata è in stretto rapporto con l’agricoltura o la selvicoltura dell’azienda medesima e delle aziende circostanti». La seconda proposta si concentra sulle reti di teleriscaldamento. L’Art. 24ter Edifici e impianti per reti termiche, dovrebbe semplificare la costruzione di reti di teleriscaldamento nelle zone agricole: «Le reti termiche che apportano un contributo alla riduzione del consumo di energie non rinnovabili possono, se necessario, venir autorizzate al di fuori delle zone edificabili.».
La procedura di consultazione della LPT 2 è attualmente in corso.
Se le modifiche proposte venissero accettate, sarebbe un grande passo avanti per l’utilizzo dell’energia del legno nelle zone rurali.
Singoli Cantoni vogliono andare avanti
Il Canton San Gallo è già un passo avanti. Nella primavera del 2021 è stata presentata in Gran Consiglio l’iniziativa «Dare veramente una possibilità all’utilizzo dell’energia del legno nelle zone agricole», la quale chiede un’ampia apertura delle zone agricole per gli impianti per la produzione di energia del legno.
Il 20 aprile 2021 il Gran Consiglio del Canton San Gallo ha approvato l’iniziativa con 71 voti favorevoli contro 31 contrari. La palla è ora nelle mani delle Camere federali. Fortunatamente l’esempio fa scuola: il 7 giugno 2021 infatti, un’iniziativa analoga è stata presentata al Gran Consiglio del Canton Berna:
«Edifici e impianti necessari alla produzione di energia a partire dalla biomassa legnosa, sono conformi alle zone agricole indipendentemente dalla presenza di un’azienda agricola attiva, nella misura in cui essi vengano impiegati per il funzionamento di una rete di calore o di una rete elettrica in un’area insediativa».
Per entrambe le iniziative Energia legno Svizzera è stata coinvolta attivamente ed ha fornito pieno appoggio e sostegno.
Spetta ora alla politica preparare il terreno per un utilizzo sensato dell’energia indigena del legno e fornire un contributo al raggiungimento degli obiettivi climatici.
Energia legno Svizzera
Dal 1979 l’Associazione di categoria Energia legno Svizzera gestisce un servizio professionale di consulenza ed informazione e si impegna nei confronti delle autorità e degli organi decisionali per un maggiore utilizzo del “calore dal bosco”.
Testo e foto di Christoph Rutschmann, Energia legno Svizzera