In Svizzera si contano oltre 591’000 piccole e medie imprese, che rappresentano il 99,7% delle imprese totali. Gli istituti bancari sono importanti fornitori di servizi appositamente concepiti per le numerose PMI svizzere, le quali danno lavoro a oltre tre milioni di persone, pari al 67% di tutti i posti di lavoro. In particolare, le banche offrono alle PMI risorse finanziarie, che vengono investite in prodotti e servizi o in progetti di ricerca innovativi. In questo modo le aziende creano posti di lavoro e promuovono la prosperità del nostro Paese.
Data la rilevanza economica e sociale delle imprese con meno di 250 occupati, negli anni la Segreteria di Stato dell’economia SECO ha commissionato diversi sondaggi per analizzare periodicamente la loro situazione finanziaria. Nel 2021 è stata condotta un’ulteriore indagine, curata dall’Istituto per i servizi finanziari di Zugo IFZ della Scuola Universitaria Professionale di Lucerna. Il sondaggio ha coinvolto 2712 PMI elvetiche a cui sono state poste domande relative alle proprie esigenze, tipologie, fonti e condizioni di finanziamento.
Lo studio mostra come la struttura di finanziamento delle piccole e medie imprese svizzere abbia subito dei cambiamenti rispetto al 2016. Per esempio, sono fortemente aumentati i finanziamenti erogati da istituti non bancari; le aziende ricorrono maggiormente a prestiti famigliari, da parte di amici o azionisti e al leasing. Nonostante questa tendenza alla disintermediazione, i finanziamenti bancari rimangono la principale fonte di finanziamento esterno con CHF 362 miliardi di crediti concessi alle PMI svizzere.
Inoltre nel 2021 il 32% delle imprese intervistate disponeva di un finanziamento bancario, una percentuale pari a quella del 2016.
L’accesso al credito bancario è molto elevato, infatti solo il 3% di tutte le richieste di credito è stato respinto. Oltre a ciò le piccole e medie aziende elvetiche appaiono soddisfatte dei loro rapporti bancari: nel 2021 soltanto l’1,4% ha cambiato l’istituto di fiducia.
Ciononostante, i “mutuatari scoraggiati”, ossia quelle aziende che hanno necessità di finanziamento ma che per diversi motivi non ne fanno richiesta, sono ulteriormente aumentati. In Ticino, la quota di “PMI scoraggiate” si attestava al 19%, superiore sia alla percentuale della Svizzera tedesca (8%) che della Svizzera romanda (15%).
Tra i principali fattori per cui le aziende sono restie nel richiedere un credito rientrano i costi elevati e la procedura di richiesta considerata troppo complicata.
Un ulteriore motivo riguarda i requisiti delle banche in materia di garanzie. Sul rapporto tra PMI e istituti bancari possono influire anche i tassi negativi, che le banche trasferiscono in misura crescente alle PMI loro clienti. La quota di imprese interessate dal pagamento di interessi negativi si attestava al 13% nel 2021 contro il 5% del 2016.
Il rapporto tra banche e imprese non si è fermato con la crisi pandemica degli anni 2020-2021, un periodo contrassegnato da grande incertezza e importanti difficoltà per l’economia cantonale. Il 19% delle aziende intervistate ha dichiarato di essere stato “colpito molto negativamente” dalla crisi, un altro 46% lo è stato “negativamente”. In questa circostanza le banche non si sono fatte trovare impreparate e hanno implementato tutte quelle misure necessarie a garantire liquidità e fondi in caso di situazioni eccezionali. Gli istituti bancari con l’attivazione del sistema di crediti COVID, garantiti dalla Confederazione, hanno potuto offrire un sostegno rapido e importante in un momento di forte crisi dovuta al blocco delle attività, tutelando soprattutto piccole e medie imprese. Infatti il 34% delle PMI che ha usufruito di un credito COVID-19 ha dichiarato che in assenza di tali crediti avrebbe dovuto ridurre ulteriormente i costi operativi.
Complessivamente sono stati concessi circa CHF 17 miliardi di crediti, per un totale di circa 138’000 crediti. La maggior parte delle imprese intervistate ha fruito del prestito soprattutto come riserva di liquidità a titolo precauzionale.
In Ticino, quasi una PMI su due ha richiesto un prestito, per un totale di CHF 1,37 miliardi di crediti concessi. Oltre ad aver presentato maggiori richieste di crediti COVID-19, le PMI ticinesi prevedono anche tempi di rimborso molto più lunghi. Gli istituti finanziari hanno anche aumentato la flessibilità nel pagamento degli ammortamenti o dei canoni di leasing alle attività economiche colpite dagli effetti della pandemia.
In sintesi, attraverso queste misure è stato possibile prevenire un possibile collasso dell’economia privata.
Alberto Petruzzella, Presidente dell’Associazione Bancaria Ticinese
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