Le aziende denunciano una sempre più difficoltà nel reclutare gli apprendisti ma allo stesso tempo tanti genitori si lamentano perché il proprio figlio o la propria figlia non riesce a trovare un posto di apprendistato; una situazione paradossale che deriva da più ragioni. La principale la possiamo ricercare nel disequilibrio tra domanda e offerta per determinati settori, i posti offerti sono pochi rispetto alla richiesta e quindi l’azienda ha la possibilità di scegliere tra più profili e chiaramente il migliore si aggiudica il contratto di tirocinio.
Lo screening accurato delle pagelle – condotta e applicazione, matematica, lingue, assenze – o del curriculo scolastico o professionale è il fattore determinante per la scelta. Per le aziende un appannato passato ha molto più peso rispetto a un futuro luminoso. Sergio Ermotti, nel suo intervento a ReteUno durante la trasmissione Millevoci dedicata all’apprendistato, ha ribadito l’importanza del colloquio di selezione come strumento necessario per valutare quei criteri che ormai sono diventati più importanti rispetto a dei voti scolastici assegnati in un momento critico della vita dei giovani.
Ma come riuscire ad accedere alla fase del colloquio?
L’azienda compie, come in un processo di assunzione normale, una prima selezione basata principalmente sul dossier di candidatura; una lettera di presentazione, un curriculum vitae e delle pagelle determinano il destino del candidato o della candidata. Come non mai la frase “che il primo impatto è fondamentale ed è bene sapersi presentare al meglio” è centrale. “Il dossier di candidatura è il proprio biglietto da visita, la chiave che può, o
meglio deve, aprire la porta dell’opportunità di farsi conoscere veramente.” afferma Sara Rossini, direttrice fill up.
“Mettiamoci nei panni di un’azienda che apre la busta con la candidatura, il primo documento che avrà in mano è la lettera di presentazione. Il suo contenuto – in poche parole come presento la situazione – potrà modificare “lo sguardo” con il quale si giudicheranno i documenti successivi”. La possibilità di trasformare una situazione disastrosa in un’opportunità è reale.
Per questo una lettera di presentazione standard non è mai una buona soluzione perché non esprime la personalità, non da voce alla passione verso la professione, non fa emergere i punti forti del o della candidata, focalizzando invece l’attenzione sugli aspetti meno positivi. È chiaro che se la lettera dice poco sul giovane l’azienda ricerca le informazioni dove può trovarle e, purtroppo, l’unica fonte “attendibile” a disposizione sono le valutazioni scolastiche; approccio non gradito dai genitori ma assolutamente legittimo considerate le circostanze.
Una candidatura efficace
La parola d’ordine è “coerenza”; la lettera è il mezzo con il quale si può veicolare il messaggio però questo deve essere allineato con quanto emergerà dai documenti successivi: curriculum vitae e pagelle scolastiche. “Se il numero di assenze è importante, è fondamentale spiegarne il vero motivo senza girare intorno” osserva Sara Rossini “l’azienda formatrice è molto sensibile a questi elementi – assenze, comportamento e applicazione – ed è per questo che il tema deve essere affrontato con onestà e spirito critico sia sulla lettera di presentazione che poi all’eventuale colloquio di selezione.” L’adolescenza è un periodo complesso e non privo di difficoltà e lo sanno bene anche le aziende formatrici; ammettere che tutto non è proprio andato come si sperava è il primo passo verso il cambiamento e questo è sempre molto apprezzato.
Ogni essere umano è unico e irripetibile; la capacità di far emerge la propria unicità è la chiave per accedere al proprio futuro.