Lei è il presidente di AIF Ticino che raggruppa le aziende di famiglia. Può ricordare l’importanza di queste aziende per il tessuto economico locale?
La nostra associazione nasce da una riscoperta, nell’ambito delle facoltà universitarie di economia aziendale, dell’importanza oggettiva ed economicamente quantificabile delle imprese di famiglia (multigenerazionali). Nel 2013 ho partecipato al secondo raduno mondiale all’ESADE Business School di Barcellona e mi sono reso conto che determinati sentimenti, valori e norme di vita non erano solo del sottoscritto, ma ampiamente diffusi tra gli imprenditori di famiglia.
Da questa esperienza è nata l’idea di costituire in Ticino un’associazione di sostegno e sensibilizzazione per assicurarsi che il Ticino e la Svizzera restino un terreno fertile per le aziende familiari, con almeno la seconda generazione già attiva in azienda, che operano in tutti i
settori economici. Nel 2015 è quindi nata AIF Ticino grazie a 37 temerari soci fondatori.
Le imprese di famiglia sono la base del tessuto economico svizzero e del nostro Cantone, basti pensare che nei primi 500 posti della classifica mondiale delle imprese di famiglia troviamo ben 16 aziende di famiglia svizzere con un fatturato globale di circa 245 miliardi. In qualunque settore operino, gli imprenditori di famiglia sono accomunati da valori forti:
- attaccamento al territorio,
- spirito di sacrificio,
- visione a lungo termine.
In questo ultimo anno e mezzo di crisi pandemica, le imprese di famiglia si sono contraddistinte anche per la loro resilienza: si sono reinventate, utilizzando le conoscenze acquisite per sviluppare nuovi prodotti e progetti sempre al passo con l’evoluzione dei tempi. Da qualche mese è attivo un Osservatorio
sulle imprese di famiglia, grazie alla collaborazione con la Supsi.
Che strumento è e quali saranno i suoi compiti?
Con l’Osservatorio sulle imprese di famiglia della Svizzera italiana le aziende familiari dispongono di preziosi strumenti a supporto della loro importanza economica per il territorio. Esso permetterà d’ora in poi di sviluppare studi sempre più precisi sul contributo delle imprese famigliari allo sviluppo dell’economia cantonale. In Canton Ticino oltre il 60% delle aziende presenti sul territorio sono imprese di famiglia e il primo step di questo osservatorio ha potuto stabilire che forniscono lavoro a quasi 78’000 persone, con ricavi aggregati di circa 15 miliardi di CHF.
Numeri impressionanti per queste imprese legate a doppio filo al territorio e che quindi dipendono direttamente dalle condizioni quadro di cui esse possono beneficiare.
Lo Stato (Cantone e Confederazione) rispetto alle aziende di famiglia come si sta ponendo e come dovrebbe porsi?
La politica e l’economia, pur rendendosi conto dell’importanza di imprese familiari strutturate per durare nel tempo, non ha creato una legislazione particolare a beneficio delle stesse. Di fatto stiamo notando un problema: l’economia e il resto della società si stanno sempre più allontanando e la politica non è più il campo in cui trovare un’unione di intenti, ma diventa territorio di scontro. Mi sembra idea sempre più diffusa che gli obiettivi dell’economia siano in contrasto con quelli della società: è assurdo.
La prima crea benessere a beneficio della seconda, ma senza la società l’economia non può esistere. L’economia, in fondo, siamo tutti noi. Spero e penso che come imprese di famiglia, conosciute e legate al territorio possiamo contribuire a riavvicinare queste due entità. Altrimenti rischiamo (tutti) grosso.
A suo giudizio quali potrebbero essere gli strumenti da adottare (fiscali, strutturali, ecc.) per migliorare la situazione delle aziende di famiglia?
Il potenziale delle imprese di famiglia dipende anche dalla fiscalità: se penso alle battaglie condotte sulla tassa sulle successioni che nel 2014 era oggetto di votazione a livello federale o sull’iniziativa 99% che qualche settimana fa il popolo ha rifiutato, mi vengono i brividi. Se fossero stati accettati, questi progetti fiscali sarebbero stati drammatici per le nostre imprese. Non vorrei però che passasse il messaggio che in termini fiscali non si possa far meglio. Soprattutto a livello cantonale i margini sono ampi. Una riduzione della fiscalità, sia della sostanza, che sui dividendi e gli utili, permetterebbe alle nostre imprese di investire di più e dunque aumentare ulteriormente il potenziale.
Recentemente è stata elaborata un’iniziativa parlamentare da parte del PLR per la modifica della legge tributaria per quanto attiene l’imposizione delle
successioni e donazioni. L’obiettivo è quello di evitare che al momento del ritiro dall’attività dell’imprenditore ci si trovi costretti a cessare l’attività unicamente perché il subentrante non dispone della liquidità necessaria a sostenere l’onere fiscale dell’operazione.
Questa problematica tocca direttamente anche le imprese di famiglia in quanto la nuova generazione non sempre è rappresentata dai figli, ma spesso l’imprenditore deve ricercare soluzioni alternative all’interno della “famiglia allargata” per garantire la continuità dell’azienda. Se il trapasso generazionale avviene per successione o donazione all’interno della famiglia stretta (genitori/figli) allo stato attuale non ci sono particolari problemi fiscali.
La stessa cosa non dicasi se il trapasso avviene a favore di nipoti o affini. In questi casi con l’attuale normativa tributaria l’onere fiscale si può rivelare così gravoso da non permettere la successione. Oggi più che mai bisogna garantire la continuità economica delle aziende sane che operano sul territorio
generando posti di lavoro e benessere sociale, per questo motivo la nostra associazione sosterrà questa iniziativa.
Il ricambio generazionale è un tema centrale per la vostra associazione. Come agevolarlo?
I giovani imprenditori vedono la successione come una cosa lontana e poi si trovano di colpo di fronte alla realtà. Come AIF coinvolgiamo i nostri associati in presentazioni di casi concreti, seminari, workshop, conferenze sul tema e illustriamo le varie possibili soluzioni. Di fatto invitiamo così ogni impresa a valutare e approfondire la propria situazione.
Tra le proposte più apprezzate vi sono i momenti di scambio interno: per un imprenditore alla vigilia di una successione non c’è nessuno di più credibile di
un suo collega che ha già superato con successo questo momento! Proprio per approfondire questi temi da qualche anno abbiamo creato il “Gruppo Giovani” con incontri periodici delle nuove generazioni per uno scambio di esperienze e per visitare le loro realtà aziendali.
Malgrado tutto, e guardando avanti ai prossimi anni, resta ottimista per le vostre aziende?
Assolutamente sì. Se guardo le sfide che attendono le imprese – famigliari e non – ovviamente qualche perplessità sopraggiunge:
dalla digitalizzazione, all’intelligenza artificiale, alle esigenze di comunicazione, il mondo tenderà a cambiare ancor più velocemente di quanto fatto finora. Anche tutte le sfide logistiche non sono indifferenti, come anche la pandemia ha messo in luce. Ma sono ottimista perché la capacità di adattamento delle nostre imprese è stata ogni volta una nuova sorpresa: dalla crisi finanziaria negli anni 2008-2010, alla crisi del franco forte e alla pandemia tutti i peggiori timori non si sono verificati. Imprese che sono condotte in seconda, terza o quarta generazione hanno ovviamente nel proprio DNA una capacità particolare di affrontare le situazioni più difficili. Ben per loro ma sicuramente anche un grande patrimonio per tutta la società.
Intervista a Flavio Audemars, Presidente di AIF Ticino – www.aifticino.ch