Direttore Bagnovini, in che stato di salute è il settore edile ticinese?
Il settore dell’edilizia abitativa sta vivendo una contrazione, comunque attesa dopo anni di grande euforia generata dal basso costo del denaro, soprattutto per le nuove costruzioni di grandi palazzi abitativi. Lo sfitto elevato e la stagnazione demografica ne sono le principali cause.
Le domande di costruzione per oggetti abitativi mono e bifamigliari sono state abbastanza numerose anche lo scorso anno. Questo settore, in particolare quello degli interventi per il risparmio energetico e per l’uso di energia rinnovabile, sarà a parer mio trainante a medio e lungo termine. La riduzione dei consumi per il riscaldamento degli edifici e l’uso di energia più pulita saranno fattori primordiali per avere qualche possibilità di rispettare gli ambiziosi obiettivi ecologici prefissati a lungo termine. In tal senso, ci aspettiamo molto nei prossimi anni dagli enti pubblici in particolare per la ristrutturazione di numerosi edifici ormai datati (scuole, ospedali, case per anziani, ecc.).
Nel campo del genio civile, rimangono significative le occasioni di lavoro per la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture viarie. I numerosi interventi per il rifacimento della pavimentazione stradale (penso alla posa di strati fonoassorbenti) sono sotto gli occhi di tutti e permetteranno di poter contare su strade sicure e meno rumorose, nell’interesse dell’intera popolazione. Non mancheranno neppure le grandi opere infrastrutturali per migliorare le vie di comunicazione (secondo tubo al San Gottardo, semisvincolo di Bellinzona, rete Tram-Treno di Lugano, strutture per la mobilità lenta, ecc.) oppure quelle per migliorare il territorio come la rinaturazione del Fiume Ticino o la copertura dell’autostrada ad Airolo mediante il materiale pulito in esubero dallo scavo della galleria stradale al San Gottardo.
Insomma, occasioni di lavoro e di crescita economica che il nostro tessuto imprenditoriale dovrà cercare di fare proprie, nell’interesse generale della nostra regione.
Quali sono le conseguenze della pandemia e della guerra che state osservando?
Stiamo vivendo un periodo davvero difficile, che può intaccare il morale anche degli imprenditori più tenaci. Dopo due anni di pandemia, ecco anche il conflitto in Ucraina, con le innumerevoli conseguenze dirette e indirette che toccano tutti. Regna grande incertezza in quanto le imprevedibili oscillazioni dei prezzi delle materie prime e dell’energia, a distanza di pochi giorni, rendono l’attuale situazione del tutto straordinaria. Per le aziende è quasi impossibile calcolare delle offerte senza assumersi enormi rischi. Infatti, dal momento della proposta a quello dell’ordinazione dei materiali per la loro messa in opera può succedere di tutto, anche la mancata fornitura. Per questo occorre instaurare un dialogo trasparente tra le parti affinché il committente capisca la situazione.
L’inflazione, l’aumento dei costi dell’energia, dei trasporti, dei tassi ipotecari e di molti materiali incidono pesantemente sul costo della vita e sulle attività produttive delle aziende. Ciò causa incertezza anche sul piano occupazionale. Insomma, ho la sensazione che si stia intaccando il desiderio di investire di parecchie persone, in quanto la situazione faticherà a stabilizzarsi e difficilmente si tornerà presto come prima della pandemia e del conflitto in Ucraina.
Di quanto è cresciuto il costo delle materie prime, dei trasporti (carburanti) e dell’energia? Crede che cresceranno ancora nei prossimi mesi?
Proprio a causa dell’aumento dei costi di trasporto e dell’energia, tutti i materiali sono aumentati, chi più, chi meno: acciaio d’armatura, metallo, legname, derivati del petrolio, asfalto, cemento, mattoni e molti altri elementi. Mediamente, i materiali da costruzione sono aumentati in pochi mesi di circa il 30%. Difficile dire se i prezzi continueranno ad aumentare e addirittura impossibile valutare la durata di questa situazione spiacevole per tutti, che comunque richiederà tempo per assestarsi visti i danni causati dal conflitto.
Alla fine, questo fatto, secondo lei, quanto influenzerà il costo finale di un edificio?
Secondo me, questo può incidere, a dipendenza del tipo di oggetto, fino al 10% dell’aumento dei costi complessivi dell’opera. Si tratta comunque di una stima in quanto ogni oggetto è diverso dall’altro anche per rapporto ai materiali utilizzati.
Tutto ciò, dopo 10 anni di crescita, porterà a un rallentamento dell’edilizia in Ticino? Ci saranno conseguenze sul mercato del lavoro?
Come detto in entrata, un rallentamento dell’edilizia in Ticino lo abbiamo già riscontrato e sarà verosimilmente confermato anche nei prossimi mesi visto l’aumento dei tassi d’interessi riscontrato recentemente. Il costo del denaro rimane interessante, ma se rapportato ai minimi storici ai quali siamo abituati da anni, siamo di fronte quasi al raddoppio dei tassi d’interesse per un’ipoteca fissa a 10 anni (attorno al 2%).
Per quanto riguarda l’occupazione, è prematuro dare indicazioni. In ogni caso, sarà fondamentale che gli enti pubblici non rinuncino agli investimenti previsti, anzi il discorso anticiclico assume importanza proprio in momenti delicati come l’attuale. L’errore più grosso che possiamo fare in questo momento sarebbe quello di rispecchiare la difficoltà economica in una di tipo occupazionale. Gli imprenditori, da parte loro, vedono nel licenziamento l’ultima opzione percorribile in quanto tocca le persone fidelizzate, indebolendo inevitabilmente l’azienda. Dunque, occorre mantenere alti gli investimenti per riuscire a parare il colpo anche in questa occasione e in tal senso sarà fondamentale il ruolo dei committenti pubblici.
Nicola Bagnovini,
Direttore SSIC-TI
www.ssic-ti.ch