Che previsione fa per il 2023? Malgrado la difficile situazione geopolitica il Ticino ha riserve di lavoro sufficienti per garantire un andamento economico tranquillo?
Nei momenti di incertezza è difficile fare delle previsioni, tuttavia, è chiaro che dopo un periodo in cui il settore dell’edilizia ha potuto beneficiare di importanti volumi di lavoro siamo di fronte a un chiaro cambiamento di tendenza che invita ad una certa prudenza nel formulare le aspettative. Se da un lato la pandemia prima, e la guerra in Ucraina poi, hanno creato grandi incertezze dal profilo economico e degli approvvigionamenti, dall’altro lato la ricomparsa in maniera forte dell’inflazione ha obbligato le banche centrali ad aumentare repentinamente i tassi di interesse: due dinamiche che influenzano in maniera importante, e diretta, il settore edile. Le riserve di lavoro attualmente sono in calo, questo anche per fattori legati alla stagionalità, la grossa incognita è se nei primi mesi dell’anno vi sarà una certa ripresa (anche se su livelli inferiori rispetto agli anni precedenti) o se invece si stenterà a ripartire. Questo con tutte le conseguenze del caso anche sul piano dell’occupazione.
Nell’ultimo numero della nostra rivista il Direttore Bagnovini si era detto preoccupato per l’incertezza sul contratto mantello. Che significato ha l’accordo trovato per i prossimi 3 anni?
L’accordo sul piano nazionale dimostra come il partenariato sociale sia capace di trovare dei compromessi anche se non le nascondo che diventa sempre più difficile per le imprese caricarsi delle pretese, sempre più gravose, da parte sindacale. Con questo rinnovo di contratto sono stati concessi, in maniera generalizzata, aumenti salariali di quasi 2’000 franchi all’anno per ogni lavoratore: un aumento importante che in questa dimensione non si è riscontrato nemmeno nel settore pubblico. Quale contropartita parziale si è ottenuta un pochino di flessibilità in più sul lavoro che in realtà è un’esigenza piuttosto della committenza, in particolare pubblica, che sempre più pretende ritmi serrati dalle imprese. Ora siamo in discussione per tradurre questo miglioramento dell’organizzazione del lavoro anche sul piano cantonale. Spero davvero che i sindacati assumano un atteggiamento costruttivo, anche perché mettere in difficoltà le imprese significa mettere a rischio i posti di lavoro, e questo non è certamente nell’interesse dei lavoratori.
Lei, oltre a essere Presidente della SSIC-TI, è anche imprenditore e tocca con mano le problematiche del settore. Quali sono i temi da risolvere in tempi brevi?
I problemi sono spesso delle costanti cui è difficile dare una risposta risolutiva nel breve termine ma sui quali è necessario continuare a lavorare ed impegnarsi. Innanzitutto, vi è il tema degli ostacoli burocratico-amministrativi, una rete che ingabbia committenti, imprese, enti pubblici e perfino l’amministrazione stessa: fintanto che non si ragionerà su come semplificare le regole non si migliorerà la situazione attuale in merito a tempi di evasione e complicazioni. Nell’era della digitalizzazione ci si può domandare se sia normale dover far circolare ancora chili di carta per ogni minima richiesta. Un altro tema che tocca da vicino il settore è una guerra dei prezzi per garantirsi i volumi di lavoro con il rischio di cadere in pratiche di malaedilizia per dover rientrare sui costi. In questo senso il nostro sforzo è quello soprattutto di sensibilizzare la committenza sul fatto che lavorare con imprese serie, radicate e che offrono prezzi corretti è un buon punto di partenza per evitare brutte sorprese.
Il 2023 sarà un anno di elezioni. Che cosa chiedete lei e la SSIC-TI alla politica cantonale e nazionale?
Soprattutto di fare due cose: velocizzare gli investimenti e tenere sotto controllo il fardello burocratico. In merito alla prima tematica è chiaro che in un momento complicato per le finanze pubbliche, ai vari livelli istituzionali, il rischio è che si sia tentati di andare a risparmiare dove apparentemente fa meno male, e cioè sugli investimenti, andando in realtà a creare un debito occulto. L’altro aspetto si ricollega a quanto detto in precedenza: le complicazioni per ristrutturare o costruire, unite ai tempi giudiziari in caso di ricorsi (a volte molto pretestuosi), stanno diventando un vero e proprio ostacolo a chi vuole fare un investimento. In questo ambito ci sono veramente degli importanti margini di miglioramento.
Che augurio fa alle aziende e ai collaboratori del settore edile ticinese?
Di poter continuare a svolgere il proprio lavoro con professionalità e impegno perché, può sembrare una banalità, ma il poter agire in questo modo dà soddisfazione sia agli imprenditori che a tutti i collaboratori che amano questa professione, quella del costruire, che reputo bellissima. In effetti sono poche le attività che permettono di vedere, per anni o meglio decenni, il frutto del proprio lavoro e il contributo che questo dà alla società. La costruzione è una di queste.
Mauro Galli,
Presidente della SSIC sezione Ticino
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