La politica di milizia è il principio cardine sul quale si basa il sistema politico svizzero, è parte dell’identità del nostro paese e, grazie all’impegno di imprenditori ed imprenditrici eletti nei vari consessi, ha permesso negli anni di garantire condizioni quadro favorevoli all’attività imprenditoriale.
Imprenditori in politica: un atout per la cosa pubblica…
Grazie alla politica di milizia, nei parlamenti elvetici siedono ancora oggi donne imprenditrici, agricoltori, avvocati o scienziati. La varietà garantirebbe che le molteplici aspettative dei vari settori vengano prese in considerazione. Questa messa a disposizione di competenze è centrale: la crescente professionalizzazione della politica rafforza la necessità di contare su persone formate e competenti in grado di capire le varie sfaccettature e approfondire tematiche sempre più complesse. Comuni, Cantoni e Confederazione necessitano di persone in grado di condurli in un’ottica imprenditoriale, poiché le crescenti ristrettezze finanziarie non permettono una gestione della cosa pubblica amatoriale.
La coordinazione di progetti, una prerogativa di chi conduce un’impresa, è di centrale importanza anche nella gestione della cosa pubblica, al pari della capacità di priorizzare gli investimenti rispetto alle spese.
… e per il mondo economico
Dall’altra parte, i rappresentanti dell’economia, confrontati giornalmente nella loro professione con sfide di natura burocratica, interventi statali a tutti livelli e una concorrenza da tutto il mondo, possono difendere credibilmente le necessità delle imprese quali creatrici di ricchezza e posti di lavoro. Le tanto decantate condizioni quadro vengono definite proprio nei parlamenti in cui essi possono creare contatti e trovare maggioranze a beneficio del tessuto imprenditoriale attivo, e di conseguenza su impieghi, indotto ed erario.
Sempre meno imprenditori in politica
A preoccupare è la crescente e apparentemente inesorabile lontananza tra l’economia e la politica: sempre meno capi di azienda o responsabili di attività economica osano e trovano la via verso la politica. Rispetto a qualche tempo fa, il contesto entro il quale le stesse aziende sono chiamate a muoversi è più agguerrito; la globalizzazione impone flessibilità, rapidità negli spostamenti e tempi di reazione sempre più brevi. Insieme ad una innegabile perdita di considerazione sociale nei confronti dell’impegno politico e ad un’attenzione minore da parte dei partiti, ciò sta tenendo sempre più lontani gli imprenditori dai consessi importanti. Chi tuttora resiste racconta di crescenti difficoltà a conciliare l’attività imprenditoriale a quella politica e alla famiglia.
Uno scollamento… pericoloso
Le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti: la spesa pubblica continua a crescere a ritmi preoccupanti, i progetti faticano ad essere realizzati, l’attenzione è spostata sulla spesa al posto degli investimenti. Parallelamente, invece che co-definire insieme alle altre forze condizioni quadro propizie per chi fa impresa, il mondo economico è chiamato a reagire ad iniziative e tematiche che mettono fortemente sotto pressione le imprese stesse. Da salari minimi, a aggravi fiscali, fino a minacce di chiusure di frontiere. Per il mondo economico si tratta dunque di fissare le priorità. L’assenza dalla politica rischia di costare più di quanto non costi una presenza e attenzione ai propri rappresentanti nei vari parlamenti.
La direttrice di economiesuisse Monika Rühl, ospite d’eccezione dell’Assemblea, ha motivato così i numerosi imprenditori di famiglia presenti, concludendo il suo discorso: «Le vostre competenze, le vostre sensibilità, il vostro pragmatismo, le vostre capacità nell’identificare i problemi e trovarvi rapidamente soluzioni sono centrali per tutti noi.»
Flavio Audemars,
Presidente AIF Ticino
www.aifticino.ch