Per gli imprenditori è difficile mostrare grande ottimismo in un contesto internazionale orientato alla debolezza congiunturale e all’instabilità dovuta ai conflitti bellici e alle tensioni geopolitiche. Questa situazione colpisce principalmente i settori economici maggiormente orientati alle esportazioni, ma in realtà influisce anche sui rami di attività orientati più al mercato interno.
Crescita modesta nel 2024
L’evoluzione congiunturale è stata modesta lo scorso anno. Le evidenze del rallentamento congiunturale si sono manifestate già nella prima parte dell’anno e sono state confermate successivamente. Non ci sono segnali immediati per dire che l’anno in corso svolterà positivamente. La riduzione dei tassi di interesse operata dalla Banca Nazionale Svizzera è lo specchio della necessità globale di non cadere in una crisi economica a livello internazionale. Per le nostre imprese, anche se ciò non basta, questo è un incentivo alla competitività pur in un contesto difficile caratterizzato dalla perenne forza del franco svizzero. Situazione che non cambierà probabilmente molto nel 2025. Certo è che quando la BNS riduce i tassi di interesse prevale la preoccupazione della tenuta della nostra economia rispetto al pericolo dell’inflazione, che in ogni caso resta contenuta e ben al di sotto del limite del 2%.
La situazione di difficoltà dell’economia tedesca, come sappiamo, perdura e ciò preoccupa gli imprenditori perché la Germania è il principale mercato di riferimento per diverse aziende manifatturiere. A dipendenza del ramo di attività le difficoltà congiunturali hanno riguardato anche i paesi asiatici, in primo luogo la Cina e in particolare per il comparto dei prodotti di lusso e alta gamma (orologi, abbigliamento in primo luogo). Voci invece più positive sono giunte da chi esporta negli Stati Uniti, dove l’economia ha goduto di una certa ripresa. Flebile ottimismo può essere pronunciato anche per quanto concerne i prezzi dell’energia, fattore fondamentale per la produzione, che lo scorso anno si sono assestati verso il basso rispetto ai due anni precedenti, ma comunque a un livello superiore rispetto al passato. L’energia costa e i prezzi ottenibili sono comunque superiori al periodo precedente il Covid.
Tensioni politiche
Oramai anche le nostre PMI devono confrontarsi con i temi geopolitici e le loro conseguenze sul business. Durante e dopo il Covid le nostre imprese sono state confrontate a gravi problemi concernenti la catena di creazione del valore: esplosione dei costi di trasporto, reperibilità del materiale, blocchi o quantomeno restrizioni ai trasporti internazionali, necessità di rivedere la propria catena di fornitura. Questi problemi non sono del tutto scomparsi e ancora oggi dobbiamo scontare alcune difficoltà nel reperire il materiale per produrre nelle quantità richieste. Questa situazione rallenta inevitabilmente il business.
Come detto, dopo il Covid sono emerse gravi problematiche legate ai conflitti bellici e alle tensioni geopolitiche. Non da ultimo, tutti attendono di comprendere quali conseguenze per le diverse economie potranno avere le decisioni prese dalla nuova Presidenza americana. Diciamo che tutto questo non ferma di per sé l’attività economica delle nostre imprese, ma certamente il disordine che potrebbe manifestarsi a livello mondiale non è amico di un’economia come la nostra, votata principalmente alle esportazioni.
La possibile conclusione del conflitto bellico fra Russia e Ucraina probabilmente non avrà effetti diretti determinanti sugli affari.
Cosa ci si attende nel 2025
Al momento gli istituti di ricerca dichiarano un leggero miglioramento congiunturale quest’anno rispetto al 2024. Non siamo in grado di dire se ciò si confermerà perché l’umore degli imprenditori resta molto prudente se non negativo, in quanto la conferma ordini per i primi mesi del 2025 è insufficiente. La Banca centrale europea prevede ulteriori riduzioni dei tassi di interesse e ciò dimostra che la debolezza della congiuntura internazionale permane.
A ciò si devono aggiungere le possibili conseguenze negative innescate dalle tensioni fra i blocchi politici. La minaccia di guerra commerciale americana annunciata nei confronti della Cina e dell’Unione europea potrebbe avere conseguenze negative per l’economia svizzera, soprattutto se la già debole situazione dell’economia a livello europeo dovesse aggravarsi. Eventuali dazi americani verso l’UE colpirebbero anche la nostra economia di esportazione.
Questo malcelato pessimismo non ci deve comunque impedire di guardare anche ad aspetti più positivi. Intanto la Svizzera potrebbe iniziare a negoziare un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti, che è uno dei nostri principali partner commerciali nel mondo. Negli Stati Uniti esportiamo prodotti di alta gamma, tecnologia, medicinali, prodotti di lusso, di cui gli USA hanno bisogno. Inoltre, la Svizzera continua a promuovere la sua politica di sottoscrizione di accordi di libero scambio con diversi paesi nel mondo.
Restiamo dunque vigili e prudenti ma continuiamo comunque a giocarci le nostre carte, che sono indubbiamente buone.
Stefano Modenini,
Direttore AITI
www.aiti.ch