Il settore della costruzione è considerato, da sempre, un tassello fondamentale per lo sviluppo economico e sociale di un Paese. Il trend positivo riscontrato da diversi anni nella costruzione di nuove abitazioni – riconducibile all’euforia dettata dal basso costo del denaro e dalla bontà dell’investimento nel mattone – sta per lasciare il passo a nuovi sviluppi edificatori incentrati sul risanamento del patrimonio immobiliare esistente.
Secondo gli esperti, gli edifici sono responsabili per circa il 30-35% del consumo di energia totale. Secondo i dati forniti dall’Ufficio di statistica aggiornati al 2020 (cfr. grafico), in Ticino sono 93’031 gli edifici ad uso abitativo costruiti prima del 1990 (pari a circa l’82% del totale degli edifici abitativi) mentre quelli realizzati prima del 1960 sono 60’960 (circa il 55% del patrimonio abitativo complessivo).
L’attuale tasso di risanamento energetico degli stabili è molto basso, situandosi attorno all’1%, se consideriamo che da un punto di vista economico e climatico questo valore percentuale dovrebbe essere del 3-4%. Siamo dunque di fronte, a non averne dubbi, ad un enorme potenziale di interventi di ristrutturazione.
L’innovazione in campo energetico
L’innovazione tecnologica nel campo energetico è fondamentale per promuovere uno sviluppo sostenibile, ma non basta. Bisogna creare le condizioni affinché queste tecnologie siano applicabili dalle imprese e sostenibili per i committenti nonché consumatori di energia. Ed è in questo campo che ci si aspetta molto dal settore della ricerca di nuovi materiali, possibilmente ottenuti dal riciclaggio di quelli attualmente in opera. Proprio così, in quanto la carenza di depositi per materiali inerti e i costi elevati per il loro trasporto e stoccaggio portano già oggigiorno le imprese a riciclare tutto quanto ha senso essere riciclato o riutilizzato.
Lo si vede bene con il materiale di scavo per il quale si denotano percentuali di riutilizzo molto significative. Rimane probabilmente ancora un certo margine di miglioramento nella gestione del materiale da demolizione anche se dal profilo tecnico l’operazione non è certamente semplice.
In merito al tema del risparmio energetico (senza dimenticare che l’isolamento termico e fonico di un’abitazione è pure sinonimo di comfort) e dell’uso di energie rinnovabili, anche il legislatore si è attivato.
Da una parte creando degli incentivi a livello nazionale e cantonale e, dall’altra parte, inserendo nuovi vincoli legislativi. Proprio recentemente, il Gran Consiglio ticinese ha approvato la nuova Legge cantonale sull’energia (Len) che è entrata in vigore il 1° settembre 2021. Essa prevede diverse disposizioni che possono toccare i proprietari di immobili.
Ad esempio, con il nuovo ordinamento legislativo, la sostituzione uno a uno di una caldaia a nafta – anche nelle case mono e bifamiliari – non sarà fondamentalmente più possibile, a meno che vengano adottate misure complementari come la posa di pannelli solari, l’isolamento termico delle pareti o la sostituzione delle finestre.
L’obiettivo è che, per edifici abitativi esistenti soggetti a sostituzione del generatore di calore, almeno il 10% del fabbisogno di energia termica sia coperto da energie rinnovabili.
I nuovi articoli Len
Alcuni dei nuovi articoli della Len:
Art. 10a (nuovo)
Edifici abitativi esistenti soggetti a sostituzione della centrale primaria di produzione di energia termica, inclusa la sostituzione di componenti rilevanti di essa (ad esempio il bruciatore), devono garantire che l’energia da fonti non rinnovabili copra al massimo il 90% dello specifico fabbisogno di riferimento di energia termica.
Art. 10b (nuovo)
In ogni edificio nuovo o riattato che fa capo alla stessa centrale di produzione di energia termica devono essere installati per ogni singola unità d’uso i necessari apparecchi per effettuare il conteggio delle spese per il riscaldamento e per l’acqua calda sanitaria.
Art. 10d (nuovo)
La costruzione e il risanamento di piscine riscaldate all’aria aperta, come pure la sostituzione e le trasformazioni importanti delle installazioni tecniche per il loro riscaldamento, sono ammesse soltanto se si impiega esclusivamente dell’energia rinnovabile o del calore residuo altrimenti non utilizzabile.
Art. 10e (nuovo)
- La produzione di energia termica per il riscaldamento degli edifici tramite impianti fissi a resistenza elettrica non è ammessa.
- La produzione di energia termica per l’acqua calda sanitaria nelle abitazioni tramite impianti fissi a resistenza elettrica non è ammessa.
- Gli impianti centralizzati primari a resistenza elettrica per la produzione di energia termica per il riscaldamento e l’acqua calda sanitaria devono essere sostituiti con installazioni nuove che corrispondono alle esigenze dettate dalla presente legge entro 15 anni dall’entrata in vigore.
In ogni caso, il Parlamento ha chiesto che nel Regolamento fossero previste delle deroghe rispetto agli standard energetici in particolare per quanto riguarda gli edifici situati negli antichi nuclei, affinché non sia oltremodo ostacolato il recupero degli edifici storici. È proprio questo l’equilibrio più difficile da trovare tra l’imposizione di determinati standard e la sostenibilità tecnico/economica per la loro attuazione. Un sottile equilibrio che spesso può precludere l’intero intervento di risanamento… e ciò a discapito di tutti e del clima.
A fianco delle misure illustrate si è varato anche il nuovo Programma di incentivi che concerne lo stanziamento di un credito cantonale netto di 50 milioni di franchi e l’autorizzazione alla spesa lorda di 130 milioni (compresi i contributi federali). Il tutto da destinare ad incentivi concernenti l’efficienza energetica, la produzione e la distribuzione di energia termica da fonti indigene rinnovabili.
Lo scopo del Programma cantonale d’incentivi consiste anche nell’eliminare le barriere conoscitive, sia a livello di domanda (proprietari di edifici), sia di offerta (imprese, artigiani, architetti, ecc.), tramite il ruolo cardine promosso dall’Associazione TicinoEnergia a livello di informazione, consulenza e formazione continua.
A cura di Nicola Bagnovini, Direttore SSIC – Sezione Ticino