Ci può fare una breve fotografia dell’attuale situazione immobiliare?
Il mercato immobiliare ticinese soffre in particolare per l’alto tasso delle abitazioni sfitte oppure invendute che attualmente supera la quota di oltre 7’000 unità. La mancanza di immigrazione aumenta la pressione sul mercato, considerato che diversi giovani studenti partono per la Svizzera interna oppure romanda, trovando in seguito lavoro oltralpe.
Va però sottolineato che un recente studio della Banca Raiffeisen prospetta che a breve potrebbe presentarsi il rischio di penuria di alloggi in Svizzera dovuto all’invecchiamento della popolazione nonché alla tendenza all’individualismo, ma soprattutto all’impatto dell’arrivo di profughi dall’Ucraina. Personalmente non penso che nei prossimi anni la Svizzera soffrirà di penuria di alloggi in quanto la popolazione ucraina è molto legata alla propria terra e una volta finita la guerra gli stessi ritorneranno in patria ad eccezione di poche famiglie. Più serio risulta il fatto che i giovani laureati non ritornino in Ticino ma rimangano oltralpe considerata la maggiore attrattività delle città e della maggiore offerta di lavoro.
In che modo due eventi mondiali come pandemia e guerra stanno influenzando i prezzi del settore?
La pandemia ha portato, in una prima fase, ad un aumento di prezzo degli oggetti, dovuto anche alla forte richiesta di appartamenti, abitazioni individuali e rustici. Abbiamo potuto notare che gli acquirenti cercavano delle case più comode e con uno sfogo sul verde, ossia con un giardino oppure una grande terrazza. La possibilità del “home office” ha spinto tanta gente a scegliere la casa più grande ma anche fuori dai centri urbani. Sono state toccate in modo favorevole anche le valli che hanno registrato un numero di trapassi di proprietà mai registrato negli ultimi anni.
L’attuale situazione geopolitica influisce sul mercato immobiliare svizzero, con un aumento dei prezzi delle materie prime come l’elettricità ed in particolare l’aumento del prezzo del gas e gasolio per il riscaldamento. Questo avrà delle forti ripercussioni sulle spese a carico dei comproprietari nonché inquilini che si vedranno aumentare il loro conguaglio spese in modo notevole. Anche i materiali da costruzione subiscono degli aumenti di prezzo, cosa che secondo il mio parere frenerà in parte gli investimenti e le ristrutturazioni spostandoli in tempi più lontani sperando nella normalizzazione dei prezzi. A seconda della durata della crisi geo-
politica la situazione per il nostro paese potrebbe diventare pesante per tutta la popolazione che si troverà confrontata con aumenti di prezzi delle materie di consumo e che non avrà più sufficienti risparmi da investire a lungo termine.
I tassi di interesse in crescita sono un problema per voi operatori immobiliari?
Per il momento i tassi non influiscono più di quel tanto, considerato che per anni gli stessi sono stati relativamente bassi e anche un aumento, come si registra attualmente, non porta instabilità a corto termine considerato anche il fatto che diversi proprietari hanno ammortizzato parte delle loro ipoteche.
Chiaramente stiamo monitorando da vicino l’evoluzione dei tassi in quanto le tensioni geopolitiche, se prolungate per lungo tempo, potrebbero avere delle ripercussioni negative sui tassi e di conseguenza sul mercato immobiliare.
Un recente studio del Credit Suisse ha fatto emergere che in futuro il costo della proprietà sarà più alto dell’affitto, cosa che, se confermata, significherebbe un totale fallimento da parte della politica dell’alloggio di proprietà da parte della Confederazione.
Quale tipo di immobili sta subendo maggiormente la crisi?
Gli immobili più toccati dalla pressione sul mercato sono quelli più datati che non offrono il comfort come una abitazione di nuova generazione. Questi oggetti hanno però il grande vantaggio che possono offrire appartamenti con spazi generosi a pigioni interessanti. Pertanto dò una chance alle abitazioni datate che offrono spazi ampi in confronto a quelli moderni con stanze e soggiorni modeste a livello di metratura. Penso che in futuro gli architetti dovranno ripensare il modo di abitare in quanto la popolazione cerca più spazio e contatto con l’esterno e questo per una qualità di vita migliore.
Le varie regioni del Ticino stanno reagendo in modo diverso?
Analizzando il nostro territorio per quanto riguarda lo sfitto si nota che il Sottoceneri, e più precisamente Mendrisio e Chiasso, registra la maggiore percentuale di oggetti alla ricerca di inquilini. Chiasso registra uno sfitto del 7.2% che risulta più che allarmante, mentre il Locarnese si ferma al 3.3%.
Questa differenza deve fare pensare chi amministra le città cercando di renderle più attrattive a livello di vivibilità, trasformandole in città moderne con meno traffico nei centri e più spazi verdi dove socializzare, puntando sulla riduzione dell’inquinamento e sulla sicurezza.
Che previsione può fare per la seconda parte dell’anno? E per i prossimi anni ci dobbiamo aspettare una situazione peggiore dell’attuale?
Difficile fare una previsione in tempi di instabilità geopolitica. Fintanto che il conflitto russo con l’Ucraina rimane in atto, la situazione potrà solo peggiorare a lungo termine ma non dimentichiamo che il mondo ha capito che non si può dipendere solo da stati che impongono delle regole, ma diventare più indipendenti soprattutto dalle forniture di gas e gasolio per i privati e l’industria. Già questa consapevolezza spingerà ad investire molto di più nell’energia pulita che avrà in futuro un impatto favorevole non solo nella sicurezza di energia pulita ma soprattutto favorirà il clima del mondo intero. I prossimi anni non saranno facili ma sono fermamente convinto che il settore immobiliare rimane e rimarrà sempre un investimento valido e sicuro anche se oggi è confrontato con molte sfide.
Giuseppe Arrigoni,
Presidente SVIT Ticino
www.svit.ch