La Svizzera è uno dei rari Paesi che prevedono l’imposizione congiunta del reddito dei coniugi. Una scelta che, come noto, genera alcune distorsioni: a parità di condizioni economiche, le aliquote progressive fanno sì che i coniugi siano assoggettati a un onere fiscale maggiore rispetto a chi vive in regime di concubinato con doppio stipendio.
Questo problema si verifica a livello di imposta federale diretta, ed è spesso descritto come “penalizzazione del matrimonio” (o “tassa sul matrimonio”). Colpisce soprattutto le coppie con un reddito annuo complessivo compreso tra 100 e 300 mila franchi, e nelle quali lo stipendio dei coniugi è relativamente simile. Sulla base di valutazioni risalenti allo scorso decennio, in Svizzera si stimava che circa 610 mila coniugi risultassero svantaggiati e circa 670 mila coppie risultassero, per contro, privilegiate.
Già nel 1984, il Tribunale federale aveva per la prima volta dichiarato incostituzionale che l’onere fiscale di una coppia sposata fosse superiore del 10% rispetto a quello a carico di due concubini in condizioni economiche paragonabili. Nel tempo, tutti i Cantoni si sono così progressivamente impegnati a introdurre soluzioni: in particolare, lo «splitting» e la doppia tariffa. Il Ticino, da questo punto di vista, si è dimostrato molto tempestivo.
Per quanto riguarda invece l’imposta federale diretta, malgrado vari tentativi del Consiglio federale, ad oggi non è ancora stato possibile modificare il sistema. La svolta più significativa è giunta il 4 ottobre 2022, quando è stata dichiarata formalmente riuscita l’iniziativa popolare delle donne liberali svizzere «Per un’imposizione individuale a prescindere dallo stato civile (Iniziativa per imposte eque)». Il Consiglio federale ha così elaborato un controprogetto indiretto, trasmesso al Parlamento il 21 febbraio 2024.
I pilastri portanti del controprogetto sono i seguenti:
- le coppie sposate sono tassate individualmente come le coppie non sposate;
- le coppie sposate devono compilare due dichiarazioni d’imposta separate;
- le deduzioni concernenti i figli nell’ambito dell’Imposta federale diretta (IFD) sono, di principio, attribuite alla coppia in ragione di metà ciascuno;
- per l’IFD la deduzione per i figli passa da 6’700.- franchi a 12’000.- franchi;
- la tariffa dell’IFD viene modificata, in particolare a favore dei redditi medio-bassi;
- l’imposizione individuale è prevista per tutti e tre i livelli istituzionali (Confederazione, Cantoni, Comuni).
La recente decisione del Consiglio Nazionale (del 25 settembre 2024), che ha approvato la proposta del Governo, apre ora la porta per la discussione al Consiglio degli Stati che dovrebbe avvenire durante la sessione di dicembre. L’esito della votazione è tutt’altro che scontato perché lo scetticismo sembra dominare ritenuto che nella procedura di consultazione solo 5 Cantoni si erano espressi a favore della proposta del Governo federale. Lo scenario è ulteriormente complicato dal fatto che, nella primavera del 2024, il Centro ha presentato un’iniziativa denominata «Fairness», che intende permettere alle coppie di scegliere la variante più vantaggiosa (cumulo dei redditi o tassazione individuale).
In sintesi: il passaggio alla tassazione individuale è un’impresa che richiederà ancora tempi lunghi.
Tornando al messaggio del Consiglio federale, la soluzione che è stata sottoposta al Parlamento avrà conseguenze certe in ambito economico e sociale, a cominciare dalla riduzione dell’onere fiscale per la maggior parte delle categorie di contribuenti.
Per quanto riguarda invece gli effetti sul mercato del lavoro, uno studio ha stimato che – una volta introdotta l’imposizione individuale – le imprese potrebbero attingere a più forza lavoro qualificata, nell’ordine di circa 44’000 unità a tempo pieno. Si tratta soprattutto di donne sposate, che sarebbero incentivate a rientrare nel mondo del lavoro alleviando il problema, molto attuale, della carenza di manodopera.
In tema di parità fra i sessi, infine, va ricordato che l’attuale sistema penalizza soprattutto i coniugi che passano da uno a due redditi, o per i quali il reddito secondario aumenta. L’imposizione individuale riduce questi ostacoli, favorendo così la partecipazione al mercato del lavoro del coniuge che guadagna meno – ossia, nella maggior parte dei casi, la moglie.
Nonostante qualche punto debole, la soluzione prospettata dal Consiglio federale è quindi un buon punto di partenza per arrivare ad un sistema di imposizione individuale equo, con il miglior rapporto possibile fra costi e benefici.
Al di là dei numeri, il concetto di tassazione «corretta» delle coppie merita comunque di essere discusso a intervalli regolari – perché un buon sistema fiscale è il segno di una società sana, che sa mantenersi al passo con i tempi, in questo caso facendo astrazione delle scelte dei propri contribuenti in merito al loro stato civile.
Avv. Simona Genini,
LL.M. International Tax Law, TEP