Il Passo del San Gottardo è stato teatro di molteplici cantieri negli ultimi anni, culminati con la realizzazione del nuovo parco eolico.
La località Ospizio, luogo simbolo della Via delle Genti, cambia nuovamente volto e per un pezzo di paesaggio che si trasforma, cinto dalle cinque nuove turbine eoliche, un altro si rinnova.
Accanto al nuovo impianto di energia rinnovabile, l’ente promotore Parco Eolico del San Gottardo SA, ha infatti promosso il restauro di uno degli edifici appartenente al complesso monumentale del Passo, la stalla ottagonale.
L’edificio dall’inconsueta forma geometrica risale al 1775 e ha rappresentato un tassello fondamentale lungo il percorso di attraversamento delle Alpi da parte delle carovane di someggiatori prima e delle diligenze in seguito. La stalla, costruita giusto accanto al vecchio ospizio, poteva ospitare al suo interno, a detta dello Schinz, fino a 47 cavalli. L’edificio storico, di proprietà del Patriziato di Airolo e tutelato quale bene culturale a livello cantonale, si contraddistingue per il tetto a otto falde di carpenteria lignea appoggiate sui muri perimetrali e su di una colonna centrale alta circa 7.5 metri.
Il progetto di restauro, accompagnato dall’Ufficio dei Beni Culturali del Dipartimento del territorio, aveva quale obbiettivo prioritario la conservazione, nella maggior misura possibile, della specifica struttura lignea del tetto e del solaio. Dal risultato delle analisi dendrocronologiche, è stato possibile attestare gli elementi conservati quali parti originali con alcuni elementi di recupero provenienti da una costruzione precedente, probabilmente anch’essa una stalla, risalente al 1759. Le analisi della storia dell’edificio ci forniscono un bell’esempio di come le pratiche di economia circolare del riuso e del recupero abbiano sempre fatto parte della cultura della costruzione.
Quest’attitudine ha ispirato e guidato l’intero cantiere di restauro. Con un po’ di ingegno e grazie all’esperienza degli addetti ai lavori è stato possibile conservare gran parte della sostanza originale nonostante gli importanti danni causati dalle infiltrazioni d’acqua.
Le travi danneggiate alle estremità sono state impiegate per elementi di lunghezza minore.
Da un cantiere in corso nelle vicinanze è stato inoltre possibile recuperare alcune travi di tipologia e periodo analoghi, che si sono inserite coerentemente nella struttura esistente dell’edificio. Laddove questo non è stato possibile, la travatura originale è stata completata da nuove travi in legno di larice, come quelle originali, provenienti dai boschi della regione.
Questo esempio, seppur in scala ridotta, mette ben in evidenza le possibili sinergie tra le pratiche di economia circolare, come in questo caso il recupero di materiale edile, e la conservazione della sostanza e del carattere degli edifici storici di valenza culturale.
Alfine di salvaguardare gli elementi della struttura, è stato necessario dapprima consolidare i raccordi tra le travi alla radice e al colmo e in seguito sostituire le travature orizzontali secondarie, necessarie per l’attivazione del principio statico “a cupola”.
Il tutto è stato infine rivestito da una copertura in rame, la quale ripropone il colore rossastro delle vecchie lamiere zincate di inizio ‘900 che ricoprivano la stalla.