No, non sempre bastano, almeno nel caso delle famiglie imprenditoriali che hanno la responsabilità di portare avanti l’impresa di famiglia, fondata magari dai genitori o dai nonni. Il patto di famiglia è utile per le famiglie di seconda generazione e indispensabile per quelle di terza, quando le relazioni familiari tendono a raffreddarsi e la famiglia allargata si articola in vari rami che esprimono spesso visioni e interessi diversi per rapporto alle relazioni con l’impresa. Spesso il senso di appartenenza al ramo familiare prevale su quello relativo all’origine comune.
Faccio un paio d’esempi e, successivamente, entrerò in qualche dettaglio.
Il caso della famiglia A (contenuti del patto)
Parte I: Scopi e oggetto del patto.
Parte II: La proprietà. Trasferibilità delle azioni tra i familiari e all’esterno della famiglia. Valutazione delle azioni in caso di trasferimento. Il processo di trasferimento.
Parte III: Gli organi di governo. L’assemblea dei soci e il consiglio di amministrazione.
Parte IV: La struttura organizzativa. Principi di base. Il ruolo del capoazienda. I comitati esecutivi. I criteri di selezione dei familiari che desiderano lavorare in azienda. Il sistema di carriera per i familiari. Il sistema di compenso dei familiari. Criteri e processo di uscita dei familiari.
Parte V: Problemi vari. Uso delle risorse aziendali da parte dei familiari. La comunicazione tra l’azienda e i familiari. Condizioni per avviare iniziative imprenditoriali da parte dei familiari. Sanzioni. Come risolvere i conflitti. Scadenza del patto e processo di modifica.
Il caso della famiglia B (contenuti del patto)
Regole per formare, selezionare i membri della prossima generazione e gestirne l’eventuale carriera in azienda.
Come si può vedere si tratta di patti molto differenti tra loro. Il primo cerca di coprire una gamma ampia di possibili problemi, il secondo si concentra su un unico punto: la gestione delle nuove generazioni. I due esempi estremi ci fanno capire che non esiste un unico modello di patto ma che questo vada modellato sui bisogni specifici della famiglia e dell’impresa.
Che funzione svolgono i patti famiglia in generale?
Anzitutto, forniscono alla famiglia sistemi di governance atti a sfruttare le prospettive di sviluppo dell’impresa. Contribuiscono poi alla coesione della famiglia allargata. Consentono ai membri della famiglia di esprimersi su un insieme di principi e di regole, impegnandosi a rispettarli.
Fatto non da trascurare questo, perché l’esercizio di discutere in modo aperto su delle regole di funzionamento, dei valori, degli obiettivi, aiuta a concordare insieme regole chiare per limitare le incomprensioni nel lungo termine che possono fare male all’azienda e ai rapporti familiari.
Perché i principi e le regole sono ugualmente importanti?
In primo luogo, perché è bene che le regole discendano in modo coerente da un insieme di principi. Nessuno è in grado, al momento della stesura del patto, di prevedere tutti i problemi che in futuro la famiglia dovrà affrontare. L’accordo sui principi consente però di produrre nuove regole, necessarie ad affrontare nuove situazioni. I patti servono, infine, a protegge i membri della famiglia da eventuali comportamenti opportunistici di altri familiari. Vale ancora la pena di ricordare che il processo di elaborazione del patto è importante quanto e forse più del risultato finale. Attraverso il processo i familiari imparano a conoscersi meglio (soprattutto per rapporto alle relazioni con l’impresa).
Nella mia esperienza ho osservato casi in cui il processo ha contribuito a rinsaldare i rapporti all’interno della famiglia allargata, ma anche casi in cui il processo ha portato alla separazione e alla liquidazione di singoli soci o rami familiari.
Per concludere, alcuni consigli su come procedere alla stesura del patto
Anzitutto occorre non fermarsi ai principi; bisogna al contrario essere il più concreti possibile, fornendo esempi pratici. Chi partecipa alla stesura del patto deve capire fino in fondo le implicazioni pratiche dei principi che si stanno discutendo.
Quando si affronta il tema della proprietà è bene farsi guidare da due principi ugualmente importanti:
- mantenere una certa flessibilità, prevedendo che gli assetti proprietari possano cambiare;
- ma anche assicurare stabilità e coesione della proprietà, in modo da garantire un adeguato supporto al capoazienda.
È soprattutto importante che l’assetto proprietario non conduca a paralisi decisionali. Chi partecipa all’elaborazione del patto dovrebbe preoccuparsi di stabilire regole che aumentino l’attrattività dell’impresa sia all’interno, sia all’esterno della famiglia.
Mi è capitato spesso di osservare che accordi di cessione parziale del capitale siano saltati perché la famiglia si era data regole troppo restrittive che penalizzavano il valore dell’azienda stessa.
Chi dovrebbe partecipare alla stesura del patto?
Tutti i familiari soci. È bene, tuttavia, che anche i non soci e i membri della nuova generazione prendano visione dell’accordo che indirettamente avrà un impatto sul loro presente e futuro.
Chi prende l’iniziativa?
Spesso è un familiare che avvia il processo coinvolgendo i propri parenti nella riflessione e nella stesura del patto. Va comunque ricordato che occorre esperienza e professionalità per arrivare alla formulazione di un buon patto. È quindi sempre opportuno ricorrere all’aiuto di un professionista, che, una volta approfondita la conoscenza della famiglia e delle sue esigenze, è in grado di capire con che tempi procedere. L’eccessiva urgenza, ma anche il continuo rinvio dei problemi scomodi hanno conseguenze negative.
Il professionista è inoltre in grado di capire se sia meglio procedere intervistando i familiari individualmente o procedendo ad una discussione collegiale.
L’esperienza dei soci AIF (Associazione imprese familiari del Ticino) è come sempre a disposizione di chi fosse interessato ad approfondire la discussione. E il tema sarà trattato anche in uno dei prossimi workshop esclusivi per i soci AIF. Un’occasione non solo per scoprire un tema di family business, ma anche un momento per scambiarsi esperienze tra i soci.
Che cosa fare del patto quando si è raggiunto l’accordo?
Alcune regole dovrebbero essere trasferite negli statuti e nei regolamenti societari, in modo che siano note anche a terzi; altre regole vanno inserite in patti societari e, eventualmente, in patti successori, in modo che abbiano maggior valore legale. Non tutti i contenuti del patto sono ovviamente traducibili in forme legali. Ciò non toglie che esse abbiano una fondamentale importanza in termini di impegno morale.
Gianluca Colombo,
Professore emerito, Università della Svizzera italiana,
membro dell’advisory board di AIF Ticino
www.aifticino.com