Signor Speziali lei si occupa della Valle Verzasca come coordinatore del Masterplan. Ci può spiegare di che cosa si tratta e quali sono gli obiettivi principali?
In Ticino come nel resto della Svizzera – e possiamo includere molte regioni dell’intero arco alpino – le valli e le zone montane sono scavate dalla crisi: pensiamo in particolare allo spopolamento e alle difficoltà socioeconomiche. Il Cantone, ispirandosi alla politica federale (Nuova politica regionale, NPR), ha promosso i cosiddetti «masterplan». Di cosa si tratta? Sono piani di sviluppo concreti, composti da progetti che si sviluppano su tre assi: migliorare l’attrattiva residenziale e professionale, promuovere un turismo sostenibile e salvaguardare il patrimonio paesaggistico, culturale e storico. Il masterplan è dunque uno strumento strategico per coordinare iniziative, definire priorità e strutturare la governance migliore affinché si realizzino i progetti. Ed è quello che stiamo facendo.
Quindi è molto importante sia l’aspetto strategico, sia quello operativo?
Assolutamente, e non potrebbe essere diversamente. Dal punto di vista strategico, il ruolo dei Comuni – in particolare quello di Verzasca – è centrale nel definire la visione e gli obiettivi. Dal punto di vista operativo, come Fondazione Verzasca incarniamo questa visione e ogni giorno ci svegliamo consapevoli dell’importanza di fare, realizzare e migliorare. La collaborazione è ottima, così come con i Patriziati, le associazioni, le aziende e la popolazione. Spesso si abusa del termine “bottom up”, ovvero “dal basso”: beh, i risultati che conseguiamo e l’unione di intenti che si avverte ci confermano che il masterplan è davvero parte dal territorio.
Restando in Valle Verzasca, quali sono stati i progetti più importanti realizzati negli ultimi anni e quali quelli che saranno completati nei prossimi mesi e anni?
Dal 2018 sono oltre una trentina i progetti che abbiamo realizzato. Per citarne alcuni: gli spazi coworking, l’Albergo diffuso a Corippo (promosso dall’omonima Fondazione), il servizio di mobilità on demand « Verzasca Mobile », il marchio d’orgine « verzasca verzasca ». Abbiamo anche terminato numerosi recuperi di edifici tradizionali, introdotto un sistema di geolocalizzazione degli animali da pascolo, potenziato la presenza online dei progetti e l’e-commerce o promosso eventi come la rassegna gastronomica, il mese dedicato alla castagna o il “Natal in Vall”, una serie di eventi e iniziative durante i mesi freddi che ora è coordinata in maniera eccellente dal Municipio.
Una bella lista, e quelli in corso?
Il campeggio alpino a Brione compie passi concreti verso la sua realizzazione e nelle prossime settimane prenderà avvio il cantiere che porterà in Valle un punto vendita della COOP: un servizio molto atteso dalla popolazione. Intendiamo poi riqualificare il Ponte dei Salti a Lavertezzo, insieme al comparto della diga, continuare a promuovere recuperi di manufatti, la produzione scientifica su temi a noi cari e favorire eventi per una vitalità del territorio sulle quattro stagioni.
Facendo un passo indietro e più precisamente nel 2008 c’è stato un passaggio importante dalla LIM alla Nuova Politica Regionale (NPR). A distanza di una quindicina d’anni si può fare un bilancio? Le regioni periferiche ci hanno guadagnato da questo cambio di paradigma?
Il bilancio ritengo sia positivo, motivo per cui la Confederazione ha nel tempo rinnovato l’NPR. La LIM era mossa da una logica piuttosto redistributiva, mentre l’attuale impostazione rende le regioni periferiche più imprenditrici di se stesse. In particolare, sostenendo progetti che guardano al futuro, capaci di rilanciare il territorio e renderlo più competitivo, affidandosi anche allo sviluppo tecnologico che per le Valli è un’opportunità. È importante che ogni progetto sia fattibile, ben impostato, sostenibile nel tempo e coerente con gli obiettivi che ci si pone. Creare posti di lavoro, indotto, innovazione, spirito d’iniziativa, tutto ciò coordinandosi con le altre politiche settoriali, come per esempio quella agricola o del turismo. Prima parlavo di difficoltà, ma queste regioni sono anche un’opportunità dove conviene investire, e di esempi non ne mancano.
A suo giudizio, di uomo che lavora a contatto diretto con le problematiche delle regioni periferiche, in che ambito il Cantone e la Confederazione potrebbero migliorare il loro aiuto?
In questi anni mi sono fatto un’idea piuttosto concreta delle problematiche. Ritengo che di strumenti di aiuto al territorio e ai progetti ce ne siano, anche risorse finanziarie. Il problema crescente è la burocratizzazione e la complessificazione di ogni procedura e di ogni settore di attività. Questa tendenza – che ahimè sembra inarrestabile – crea un dispendio enorme di risorse, tempo, energie. Cantone e Confederazione devono assolutamente arrestare questa dinamica negativa, tanto per le valli come per le città. E c’è anche un aspetto più “politico”.
Mi dica…
È importante che nelle amministrazioni e nei Parlamenti ci siano persone sensibili e conoscitrici dei problemi e delle opportunità che vivono questi territori. Rappresentare le regioni di valle e montane è fondamentale per la complementarità con le città, per il valore umano, culturale, ma pure economico e turistico. Una delle virtù del nostro Paese è la sua eterogeneità: coltiviamola, non livelliamola. Investire, non abbandonare. I risultati verranno.
Venendo alla stretta attualità due regioni periferiche (Vallemaggia e Mesolcina) sono state colpite duramente dal maltempo. Lei crede che investendo maggiormente in queste regioni si potrebbero prevenire catastrofi future? In che modo?
Ci sono investimenti necessari nell’ambito della protezione; è impensabile disimpegnarci. Rinunciare a investire, in generale, significa abbandonare un territorio e perdere tutte le sue ricchezze. Non possiamo domare la natura in ogni suo movimento, ma possiamo decidere di mantenere delle regioni vive, abitate, curate, dinamiche. Un’economia prospera è anche un’economia diffusa.
E il suo auspicio finale?
Che i prossimi libri di storia raccontino che il Ticino e la Svizzera hanno stimolato importantissime componenti del proprio territorio, malgrado il momento di crisi.
È compito del progresso no? Dare un futuro alla storia, scrivendola.
Alessandro Speziali,
Coordinatore del Masterplan in Val Verzasca
www.verzasca.ch