Rimanendo in tema di disastri causati negli ultimi anni dal genere umano, il presente articolo nasce da una provocazione fatta da alcune persone sull’attendibilità di molte previsioni prodotte dai cosiddetti esperti. Non ci interessa scrivere della manifesta incapacità di molti nell’”aprire la bocca” e per i quali solo “ai posteri l’ardua sentenza”; il nostro intento è piuttosto quello di evidenziare come qualsiasi affermazione avente per oggetto il futuro debba essere “presa con le pinze” perché influenzata da variabili incontrollabili.
Le scienze economiche e la finanza, oltre alla politica, non sono vere “scienze”, come quelle basate sulla fisica o, più in generale, sulla matematica: il metodo scientifico usato per queste ultime non è applicabile alle discipline sociali. Chi fa previsioni in economia o in finanza spesso si attiene a modelli teorici, la maggior parte dei quali hanno poca presa sulla vita reale perché non possono considerare l’effetto, alcune volte bizzarro, del comportamento delle persone, spesso irrazionale ed imprevedibile nell’influenzare il futuro.
Gli esseri umani non sono macchine infallibili, anzi tutt’altro. I pregiudizi, le opinioni errate, le invidie accecano le menti ed influenzano le azioni. Sovente, per non dire spesso, le persone pongono in essere azioni guidate da conoscenze imperfette. Molti di coloro che fanno previsioni economiche o finanziarie sono convinti che i mercati si muovano su basi logiche, contribuendo alla formulazione di teorie come quella della concorrenza perfetta e delle aspettative razionali. Sembra quasi si ignori la caratterizzazione, per ogni evento che riguarda l’uomo, della indeterminatezza-irrazionalità; l’incapacità di ammettere l’irrazionalità del genere umano che ha condotto a molte catastrofi.
Ciò che va bene oggi, nelle scienze sociali, non va bene domani o dopodomani: i giocatori cambiano opinioni ed approcci spesso e reagiscono in modo differente per simili situazioni, se non uguali. Gli uomini hanno la pretesa di fare previsioni applicando al mondo delle probabilità formule deterministiche. Questo non è possibile perché i modelli sono asimmetrici rispetto alla realtà che vogliono controllare. La logica, invece, ci suggerisce esattamente il contrario: si deve ritrovare la modellazione statistica o matematica adattandola al reale contesto e non viceversa. Diversi modelli lanciati e sperimentati nel passato hanno fallito nella sostanza e nei fatti.
Nella cerimonia di assegnazione dei Premi Nobel l’economista Friedrich Hayek fece, nel suo discorso di accettazione “La presa di sapere”, con una dichiarazione sorprendente relativamente all’impossibilità di presentare le scoperte in economia con la sicurezza del linguaggio universale della scienza: “Questa visione ha conseguenze paradossali…, infatti riguardo al mercato ed alle strutture sociali abbiamo una grande quantità di fatti non misurabili che come tali vengono semplicemente trascurati… considerando come rilevante solo ciò che è misurabile che rappresenta la minima parte delle informazioni che servono… Come professione abbiamo combinato un grande pasticcio”. Questa affermazione, vecchia di oltre 40 anni, è stata dimenticata ma resta fondamentale.
Michael Gove, nell’attesa del referendum sulla UE, ha affermato che il popolo della Great Britain era stanco di ascoltare i cosiddetti esperti.
Per il vincitore del Premio Nobel in economia Paul Samuelson, “L’economia non è mai stata una scienza – e lo è ancora meno di qualche anno fa”.
Mark Pearson – vicedirettore per l’occupazione, il lavoro e gli affari sociali presso l’OCSE – ha affermato: “Stiamo peggiorando nel fare previsioni perché il mondo sta diventando più complicato”. I segnali di miglioramento nelle previsioni non ci sono.
Queste affermazioni hanno forse minato la fiducia delle persone nelle previsioni e nelle affermazioni di chi dovrebbe prevedere accadimenti futuri?
Un esempio ci aiuterà a capire meglio che nel settore economico piccoli cambiamenti possono influenzare diverse variabili che, a loro volta, possono condurre a risultati diversi rispetto a quanto previsto solo qualche mese prima: anche variazioni minime potrebbero portare a scenari molto complessi. Sir Michael Berry ha provato a prevedere la direzione di una boccia da biliardo dopo essere stata colpita: capire dove sarebbe andato il 1° tiro era semplice, il 2° ha presentato maggiori difficoltà. Dove si sarebbe diretto il 9° lancio? In questo caso si sarebbe dovuto tenere conto di molte più variabili, per arrivare al 56° che avrebbe implicato di considerare l’influenza di ogni singolo atomo dell’universo.
Oggi nel mondo, con l’avvento di Internet, siamo pronti nell’esprimere un giudizio su cose banali quali, per esempio, i ristoranti o i prodotti venduti sulla rete. Allora perché non dovremmo valutare i c.d. esperti? … perché non permettere alle persone di capire quali di essi hanno fornito informazioni attendibili e altri no? … specialmente su decisioni che influenzano il mondo o la possibilità di perdita dei nostri risparmi? Avere un indice di affidabilità potrebbe anche essere utile per comprendere se le esternazioni fatte sul futuro possano essere attendibili o meno.
Prakash Loungani del FMI analizzando le previsioni economiche del passato ha fatto dichiarazioni forti contro gli esperti, “colpevoli” di aver fatto previsioni sbagliate che hanno influenzato la nostra vita. La sua analisi è stata condotta considerando i dati contenuti ed estrapolati dal “Consensus Forecasts”. L’analista ha evidenziato che, in un periodo di circa 30 anni, gli esperti sono stati in grado di prevedere 2 recessioni su 150 che hanno colpito i sistemi economici (sì, avete capito bene, 2 su 150!). Si è riusciti anche a fare peggio: si è arrivati al 100% anche dopo l’utilizzo di modelli matematici e statistici aggiornati e più evoluti. Forse si sarebbe azzeccata meglio la somma di due numeri nel lancio di dadi.
La complessità di un sistema non è l’unico problema. Le previsioni possono essere rese anche meno affidabili se sono sottoposte a feedback che influenzano i comportamenti generali. Se un meteorologo prevede che ci sarà il sole e noi portiamo l’ombrello, ciò non influirà sulla meteo: non abbiamo il potere di cambiare il ciclo del tempo.
Però, se degli economisti prevedono (o dicono) che una determinata banca – per svariati motivi – probabilmente fallirà (magari supportati dai media) e i correntisti reagiranno a questa previsione spostando i loro capitali con un “click”, allora noi abbiamo contribuito a cambiare i fondamentali della previsione e le cose potrebbero andare anche peggio del previsto! È quindi possibile che quell’istituto fallirà anche con dei piani di risanamento già definiti ed approvati perché il loro contenuto non basterà mai a curare l’emorragia di capitali. Una previsione di questo tipo è in grado di cambiare la realtà peggiorandola, cambiando i fondamentali previsti.
Forse è necessario che in questo tipo di indicazioni si fornisca, come hanno iniziato a fare i meteorologi, il grado di probabilità che accada (il meteo è affiancato da percentuali di affidabilità che sarà così). Bisogna considerare senza imbarazzo anche l’incertezza sempre presente in ogni situazione che guarda al futuro.
Quanti problemi creati a famiglie e aziende da “sparate” esternate da (pseudo)esperti? Possiamo pensare che il problema siano le persone sbagliate che fanno le previsioni? La scienza delle previsioni è appannaggio di chi dovrebbe conoscere una data materia. Se desideriamo sapere quanto petrolio esiste nel sottosuolo ci sembra corretto rivolgerci a un geologo, lo stesso dicasi per la finanza e l’economia. Potrebbe essere questo un approccio sbagliato? Prevedere è un’arte che viaggia su un binario diverso rispetto a conoscere (forse) un determinato settore: spesso chi “azzecca” le previsioni sono persone che non hanno conoscenze specifiche nella materia da prevedere. Diventa allora fondamentale capire quali siano i limiti intrinseci e non solo: oggetto e/o soggetto?
Se a queste difficoltà aggiungiamo anche le fake-news e la propaganda allora ci rendiamo conto che tutti possono dire tutto, con quali conseguenze? … e quale ruolo gioca sostenere la (dis)informazione da parte di alcuni media non propriamente (dis)interessati?
Pensiamo che l’intelligenza artificiale e le tecnologie evolute in economia possano migliorare le cose. Le analisi predittive potranno sicuramente superare alcuni gap oggi presenti nelle analisi previsionali anche finanziarie. L’intelligenza artificiale integrata con l’economia comportamentale potrà essere in grado di fornire agli economisti strumenti più attendibili per valutare gli effetti irrazionali del comportamento delle persone, permettendo agli stessi di estrapolare dati ed informazioni meno irrazionali e più logiche.
Salvo inversioni di tendenza sull’A.I., riteniamo che in un futuro, neanche troppo lontano, ciò in parte sarà perseguibile. Gli algoritmi potranno analizzare come l’informazione distorta o le fake-news possano produrre gravi effetti sui sentimenti degli individui che, a loro volta, potrebbero generare ed innescare comportamenti incontrollati che condurrebbero a minare gravemente il futuro (si veda l’esempio citato della banca e delle previsioni meteo).
Con il supporto dell’A.I. si potranno fare previsioni più attendibili e si potrà anche considerare gli effetti psicologici umani, portando l’economia ad essere una vera scienza. Tutto questo sarà possibile se si sarà capaci di controllare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale guidandola al benessere collettivo e non in una feroce contrapposizione di interessi creando ulteriore confusione: non più uomini contro uomini ma anche A.I. contro A.I., un futuro che non vorremmo neanche immaginare!
… in mezzo a tutto questo chi solo “apre la bocca” continuerà a farlo… la nostra speranza è che nessuno dia loro credito!
Giorgia Confalonieri,
Bachelor in Economia delle Imprese e dei Mercati
MSc Finance and Investment Business School, University of Nottingham