Secondo l’Ufficio federale di statistica, in base alle rilevazioni eseguite, le cittadine e i cittadini di questo Paese negli ultimi 12 mesi hanno visto il costo del loro paniere della spesa aumentare del 3,5%. Un aumento, questo, che non si registrava da decenni. Ciò corrisponde – anche per il settore dell’edilizia – a nuove delicate sfide dettate, in primis, dal costo delle materie prime, anch’esso lievitato.
Un rincaro generalizzato, dunque, che, come noto, riguarderà anche la fornitura di energia; una voce di spesa non meno importante. E, come se non bastasse, oltre al calo delle riserve di lavoro, vi sono pure le difficoltà relative all’approvvigionamento dei materiali.
Ecco che, a livello generale, il quadro della situazione non è certamente dei più confortanti e quello che si delinea all’orizzonte è un aggravio reale, sia per i cittadini che per il mondo dell’economia, di fatto ben superiore al prospettato 3,5 %.
Questa fiammata inflazionistica anomala è una diretta conseguenza del conflitto in corso in Ucraina, ragione per cui vi è almeno la speranza che la cessazione delle ostilità, che tutti ci auguriamo già solo per motivi umanitari, possa favorire il ritorno alla normalità.
Se invece questa situazione di rincari generalizzati dovesse divenire sistematica senza una parallela crescita dell’economia, essa sarebbe difficilmente sostenibile nel medio o anche nel breve termine.
Intervenire sui prezzi di taluni servizi essenziali non appare praticabile, quanto meno a livello cantonale.
Rimane la delicata questione del compenso mediante l’aumento delle rendite e dei salari.
Per l’economia privata, in questa situazione di grande incertezza, è difficile immaginare che per tutti i datori di lavoro sarà sostenibile finanziariamente accollarsi la compensazione dell’intero rincaro senza che questo metta a dura prova la competitività di aziende che hanno già dovuto sopportare le limitazioni e le penalizzazioni dettate dalla pandemia.
In questo senso è importante iniziare a ragionare anche in termini di ridimensionamento e di qualche rinunzia, senza dimenticare, tuttavia, il pieno sostegno al settore da parte dell’ente pubblico.
Come? Per esempio continuando a garantire gli investimenti. E penso, in particolare, a quelli milionari concernenti le infrastrutture, sempre che questi ultimi non vengano frenati per anni, come purtroppo sistematicamente accade, dai ricorsi.
A questo proposito ricordo che per ovviare, o perlomeno contenere il fenomeno della ricorsite, il Consiglio di Stato nel 2020 ha licenziato il Messaggio (ora al vaglio del Gran Consiglio) concernente la revisione della Legge edilizia cantonale, che mira principalmente a togliere un grado di giurisdizione, sgravando il Servizio dei ricorsi del Consiglio di Stato che fino ad oggi si occupa di una prima evasione di queste istanze. L’obiettivo è ottenere una decisione autorevole e rispettata dall’autorità giudiziaria, entro un anno dalla decisione del Municipio sulla licenza edilizia. Ecco che la soluzione proposta è il frutto di un equilibrio tra le esigenze di costruire e il diritto a far valere le proprie ragioni. Sempre in termini di investimenti, anche il singolo cittadino, nel suo piccolo, può fare la sua parte nella propria abitazione.
V’invito, pertanto, a visitare lo stand “Risanare conviene” dove, in collaborazione con altri validi partner, v’illustreremo le diverse possibilità a disposizione per diminuire i consumi energetici della vostra casa, investendo in maniera intelligente e ottimizzando il benessere abitativo, contribuendo nel contempo al rispetto dell’ambiente e del territorio.
Claudio Zali,
Presidente del Consiglio di Stato
Direttore del Dipartimento del territorio