Adesso però cerchiamo di capire insieme come e perché
In periodi di crisi o di grandi cambiamenti, l’uomo – e le aziende in quanto organizzazioni di persone – tendono a guardare e focalizzarsi solo sul presente senza preoccuparsi troppo di ciò che verrà. Questo perché prima di tutto non ne hanno il tempo materiale, poi perché incanalano tutte le energie nel risolvere problematiche in tempo reale che all’apparenza sono cruciali.
È facile capirlo se ci guardiamo indietro di qualche mese: nei due anni appena trascorsi moltissime aziende hanno dovuto affrontare situazioni di crisi in cui pensare al futuro non era assolutamente una priorità. Risolvere il day by day sembrava già un’impresa, mentre i piani per il futuro sono stati messi in stand-by, senza sapere esattamente per quanto.
Questo ha fatto sì che molte organizzazioni si “fermassero” senza guardare avanti, ma continuando a girare all’impazzata per non fare passi falsi. Immaginiamoci il movimento di una trottola: quasi ferma nello stesso punto, ma impegnata nello stesso identico movimento che è l’unica cosa che le impedisce di cadere. Siamo stati tutti delle trottole, per un breve o lungo periodo e forse abbiamo anche provato la stessa sensazione.
Cosa c’è che non va in questa prospettiva?
Prima di tutto è necessario mettere in chiaro una cosa: per ripartire, è necessario fermarsi. Le aziende che hanno provato a rimanere ferme e impassibili di fronte al cambiamento non hanno vissuto un’evoluzione, anzi hanno piuttosto concentrato tutte le energie per restare esattamente dov’erano senza perdere il controllo: la cosa che fa in assoluto più paura.
E ora, cosa sta succedendo?
I numeri parlano chiaro, sicuramente, ma hanno anche bisogno di qualche precisazione in più.
Gli indicatori di mercato del secondo semestre 2021 ci mettono di fronte a un’inversione di rotta, quasi un segno che le acque si siano calmate. Le aziende, infatti, hanno ricominciato a guardare avanti e si sono dedicate alla ricerca di talenti e di top performers da inserire nella propria organizzazione. Questo è il motivo per cui gli HeadHunters sono tornati ad essere un punto di riferimento per tutte quelle organizzazioni che desiderano davvero ripartire. Un chiaro segnale che la dice molto lunga su questa fase tanto attesa di ripartenza: le trottole forse si sono fermate, ma vogliono anche cambiare movimento. Devono solo capire come.
Ancora una volta, si tratta di un istinto naturale, un meccanismo psicologico: dalla crisi globale è nato un mondo di nuove possibilità, perché nell’affrontare le sfide, le organizzazioni si sono trasformate.
Quindi, dove stiamo andando ora?
Adesso è il momento di guardare al futuro: le aziende hanno fiducia e questo le spinge ad investire per circondarsi di professionisti capaci di portarle ancora più in là. La vera svolta è vedere il cambiamento ancora prima che accada, definendo strategie che anticipino il futuro, per imparare direttamente da esso.
Le preoccupazioni per la crisi economica innescata dalla pandemia erano altre, più concentrate sull’imminente cambiamento che avrebbe travolto tutte le aziende. Adesso, sulla scia dei segnali di ripresa, le priorità sono altre: far stare bene le persone al lavoro, che non è più un luogo fisico, ma un mondo intero fatto di valori e senso di appartenenza, ma soprattutto cercare professionisti e talenti che diano valore all’azienda stessa.
In cosa consiste la ripartenza, allora?
Prima di tutto nella capacità di ascoltare, coinvolgere, motivare e valorizzare le persone, grazie a una strategia che consenta da una parte lo sviluppo aziendale e dall’altra la costruzione di un ambiente sempre più stimolante.
E perché no, anche un supporto che possa guidare le organizzazioni verso il futuro, sempre a testa alta per vedere più in là. Perché come sempre, per cambiare, si riparte dalle persone.
Guido De Carli, Business coaching