Scrivere questo articolo non è stato semplice. Gli autori si sono trovati a sperimentare la differenza generazionale. Punti di vista diversi e aspettative diverse. Il risultato è una fusione di sentimenti che, anche se non percepibile nelle righe che seguono, hanno pesato sullo spirito specialmente dell’autore “over”.
Come dimostrano le proiezioni, in generale, l’invecchiamento della popolazione è un dato ormai certo. Questa tendenza presenta rischi futuri per le economie di molti Paesi che la subiscono e, in particolare, porta a un indebolimento dei sistemi pensionistici. Se da una parte l’avanzare dell’età dei popoli ha risvolti negativi, dall’altra la vita più lunga porta anche aspetti positivi per i sistemi economici. Negli ultimi anni gli analisti prestano più attenzione agli effetti economici prodotti dalle opportunità legate all’incremento della popolazione più matura, la cosiddetta “silver economy”.
Solo qualche decennio fa all’aggettivo “vecchio” o “anziano” venivano associati pensieri non sempre positivi, come essere un peso e un costo per le famiglie e la società. Il dibattito sul tema è aperto soprattutto perché, a ragione, nessuno vuol sentire parlare di questa previsione come fosse un proprio personale problema. Come dobbiamo intendere la terza o la quarta età oggi? Coloro che erano considerati anziani 40 o 50 anni fa potrebbero esserlo anche oggi? Diremmo proprio di no! Negli ultimi lustri la tendenza non è solo invecchiare ma vivere meglio. Ecco perché trovano spazio “slogan” come “Oggi i 70 sono i nuovi 50!”.
Come vogliono vivere le popolazioni nella frazione di vita pari all’allungamento della vita media, rispetto a quella dei secoli scorsi? La medicina, la cura della persona, lo stile di vita e alimentare hanno contribuito ad aumentare il tempo di presenza su questa terra e a portarlo ora a essere un momento unico dall’esistenza dell’uomo. Oggi, quasi cinque generazioni condividono lo stesso pianeta, fanno la stessa coda sulle strade, si curano e vengono assistiti da generazioni diverse. Non interessa solo vivere molti anni ma viverli in salute e si vuole stare bene!
Quindi, per comprendere meglio il futuro, le domande che bisogna porsi sono due: “Qual è l’aspettativa di vita?” e “Fino a che età possiamo vivere in salute?”. Le informazioni che si possono ricavare dai dati non sono uniformi. In alcuni Paesi le tendenze sono diverse, sono aumentate le aspettative di vita ma si sono ridotti gli anni in salute. Ad esempio possiamo dire che se l’aspettativa di vita arrivasse a 80 anni, gli anni in salute potrebbero essere 72, con differenze da Paese a Paese, laddove incidono fattori culturali, diversi stili e alcune patologie presenti in determinate nazioni rispetto ad altre.
Possiamo allora ritenere che nel futuro gli over 65 saranno uno dei motori trainanti delle economie? Diremmo proprio di sì! Infatti, alcune stime e proiezioni evidenziano che entro il 2040 per ogni moneta spesa dalle famiglie circa 0,60 della stessa sarà utilizzata per vivere dai nuclei composti da anziani. Inoltre, entro il 2030 la spesa globale delle persone che hanno più di 60 anni è valutata circa 22 mila miliardi di dollari, così come la maggior parte dei patrimoni superiori a 200 mila euro saranno detenuti dagli over 55.
Quanto esposto lascia facile intuizione alla comprensione che non possiamo più parlare di società sulla via del tramonto (almeno in certi termini), abituata a rincorrere i cambiamenti intervenuti nelle classi di età delle popolazioni. Dobbiamo piuttosto organizzarci per una lunga vita, cogliere i vantaggi della longevità che incorpora necessariamente il modo in cui invecchiamo e come conviviamo con questo grande cambiamento. Quello che immaginavamo essere la terza età negli anni 70, pensando ai bisogni che avremmo avuto nella vecchiaia, ora non lo è più. I cambiamenti stanno portando alla completa rivisitazione delle opportunità legate alle persone che diventeranno sempre più mature e saranno sempre più attive.
Negli ultimi anni i cosiddetti anziani hanno contribuito a sostenere molte giovani famiglie. Il covid, le varie crisi e le guerre hanno messo alla prova molti sistemi sociali salvati anche da coloro che hanno molte primavere sulle spalle e il tempo e l’esperienza scritta nei volti. In futuro queste persone aumenteranno sensibilmente e dobbiamo smettere di pensare alle stesse come un peso, come un vincolo che sarebbe meglio non esistesse. Fortunatamente i fatti dimostrano l’esatto contrario! Ci sarà sempre qualcuno meno fortunato che avrà bisogno di cure e attenzioni ma molti di più, rispetto al passato, saranno in buona salute e in attività là negli anni.
La politica, insieme alla classe dirigente aziendale, deve già oggi essere in grado di programmare il tempo a venire per soddisfare oltre 2 miliardi di persone “over” entro il 2050. Quindi è fondamentale organizzarsi per questa grande sfida senza sprecare altro tempo e per dare valore alla produzione di beni e servizi per la vecchiaia (o meglio per la longevità). Per poter cogliere, sin da ora, l’opportunità sarà necessario intraprendere un cambiamento culturale epocale, un salto di paradigma. Quest’ultimo ormai è pesantemente radicato nella società che ha eletto al mito dell’eterna giovinezza lo stereotipo forse peggiore che potesse creare, respingendo ogni forma naturale che qualsiasi essere vivente sulla terra deve affrontare, cioè invecchiare. Se questo cambiamento sarà cavalcato nel modo corretto si potrà proporre un’offerta di beni e di servizi a persone longeve e in salute che chiederanno di vivere la loro età nel miglior modo possibile: basta iniziare ad ascoltarli!
Se la politica e l’industria avranno questo compito come si dovranno presentare gli istituti finanziari e bancari?
A nostro avviso la finanza dovrà mirare a essere più responsabile; dovrà rivestire la funzione di protettore del futuro delle persone che, ormai in età avanzata e in salute, chiederanno di vivere in serenità. Partendo da questo assunto si dovrà seguire un cambiamento di narrativa che a oggi è concentrato sull’immagine degli “anta” come fattore negativo e che dovrà, necessariamente, essere cambiato in una presentazione più dinamica del terzo o quarto periodo di vita delle persone. I cambiamenti dei modelli sociali quali i divorzi a tutte le età, l’allungamento della vita in salute, i progressi della medicina, la prevenzione, l’alimentazione, la necessità di nuova socialità, dovranno essere considerati per definire piani di risparmio e di investimento. Inoltre, sarà fondamentale capire per i futuri impieghi e impegni finanziari le proposte delle aziende che si occupano della biologia della longevità.
Riteniamo che entro qualche decennio si dovranno ripensare le generazioni come intese fino a oggi. Siamo già entrati in anni di vita più fluidi e biologicamente inferiori rispetto a quelli stereotipati da età espresse da un numero anagrafico.
Giorgia Confalonieri,
Bachelor in Economia delle Imprese e dei Mercati
MSc Finance and Investment Business School, University of Nottingham
Franco Confalonieri,
Dottore Commercialista
Docente Business Plan al Master of Advance Studies SUPSI